Diciamo subito che 30000 euro sono una cifra relativamente bassa da investire sui mercati finanziari, sebbene siano comunque possibili un pò tutte le forme di impiego disponibili. La prima opzione comune di investimento potrebbe essere il conto deposito, ossia un conto bancario, che offre un rendimento sulle somme depositate e per le quali il titolare si vincola a non ritirarle prima di una certa scadenza. Qualora non rispettasse il vincolo, la banca non erogherebbe il rendimento o lo retrocederebbe a un tasso di base, applicato o solo alla somma effettivamente ritirata in anticipo (restando integro l’interesse sul deposito rimanente) o sull’intera giacenza.
In genere, il rendimento offerto varia in funzione crescente del periodo del vincolo, in modo da incentivare i depositi più a lunga durata. Tuttavia, specie in questa fase di tassi quasi zero, parliamo di percentuali molto basse: al lordo, si parte anche dallo 0,50% per i vincoli di pochi mesi fino al 2% circa per quelli fino a 3-4 anni. In ogni caso, parliamo di investimenti sicuri, certamente migliori dell’alternativa del conto corrente.
Per chi amasse rischiare qualcosina di più, ma non molto, si potrebbe optare per le obbligazioni, titoli di credito, che staccano periodicamente al titolare una cedola. A differenza delle azioni, non prevedono la compartecipazione al rischio d’impresa, anche se presentano un rischio minimo, in funzione del rating della società emittente e del tipo di bond acquistato. Le obbligazioni senior, per esempio, sono più sicure, perché nel caso di crac della società, sono pagate in anticipo sugli altri crediti obbligazionari.
I titoli di stato si comportano in modo del tutto simile, se non per il fatto che ad emetterli è uno stato sovrano e non un privato. Considerati titoli sicuri per eccellenza, staccano cedole relativamente basse. Attualmente, un titolo decennale rende non più dell’1,5% lordo, il che implica un rendimento azzerato, tenuto conto delle imposte, delle commissioni bancarie e dell’inflazione. Alcuni bond governativi offrono una cedola indicizzata all’inflazione, anche se in un periodo di prezzi tendenzialmente in calo risultano poco appetibili.
A differenza dei bond pubblici o privati, le azioni sono investimenti a titolo di capitale, con l’acquisto delle quali si diventa soci di un’azienda privata. Il rendimento dell’operazione è dato sia dal dividendo eventualmente distribuito annualmente dalla società, in rapporto agli utili, sia dalla differenza tra prezzo di vendita e quello di acquisto del titolo. In verità, per un investimento di appena 30.000 euro, il rendimento reale è dato sostanzialmente dall’arbitraggio sui prezzi, non dal dividendo, dato che il piccolo risparmiatore tende a possedere le azioni per il lasso di tempo necessario a massimizzare la plusvalenza realizzata dalla rivendita del titolo. Alcune azioni, le risparmio, non assegnano al titolare alcun diritto di voto in assemblea, ma si mostrano abbastanza interessanti proprio per il piccolo investitore, perché indipendentemente dal risultato dell’impresa, gli sarà staccata una cedola annua minima garantita.
I futures sono contratti con i quali un acquirente s’impegna a rivendere i titoli a un prezzo prefissato e a una data scadenza, scommettendo che il bene sottostante (oro, petrolio, grano, azioni, etc.) mostri un trend calante, cioè di potere rivendere i titoli a un prezzo più alto di quello di mercato. Chi li vende, al contrario, scommette di potere riacquistare i titoli a un prezzo sottostante più basso di quello che il mercato avrà assegnato al bene alla data stabilita.
Le options sono simili, ma qui non è previsto un obbligo, bensì il diritto di acquisto (call options) o di vendita (put options) a una certa data e a un valore prefissato.
Un’altra forma di investimento interessante, sebbene più opportuna per un orizzonte di medio lungo termine, potrebbe essere quella in oro. Il metallo mostra storicamente quotazioni in crescita costante, anche se nell’ultimo biennio si è registrato un arretramento, dopo un decennio di crescita apparentemente inarrestabile. Attualmente, con una somma di 30.000 euro, tenendo in considerazione il cambio con il dollaro (valuta con cui si acquista l’oro sui mercati), si possono acquistare circa 770 grammi di oro o 27 once, l’unità di misura con cui si compravende l’oro.
Risulta essere opportuno considerare che le quotazioni del metallo tendono a crescere quando il dollaro s’indebolisce, quando l’inflazione sale e si registrano tensioni sui mercati finanziari o di tipo geo-politico. Al momento non sussiste alcuno di questi fattori.
Infine, il forex, il mercato delle valute, che consente forse più di ogni altro di realizzare anche ingenti profitti e in pochissimo tempo. In teoria, potrebbero essere necessari anche solo pochi secondi per ottenere un realizzo dalla compravendita di una valuta contro un’altra. La scommessa è di acquistare una valuta che si apprezzi contro quella venduta, per poi rivenderla, quando il corso risulterà salito. Ad esempio, compro dollari al cambio di 1,20 contro l’euro e li rivendo quando il biglietto verde risulta in ascesa a un cambio di 1,14 contro la moneta unica. In sostanza, il profitto ottenuto è del 5%; su 30.000 euro sarebbero 1.500 euro, al lordo delle commissioni per il broker. La cosa interessante è che il Fisco italiano non tassa questi realizzi, se frutto di valuta detenuta consecutivamente per meno di una settimana.