Certamente 15000 sono una somma relativamente bassa da investire nel variegato mondo degli affari. Per questo, alcune soluzioni potrebbero apparire meno ideali di altre, seppur sempre fattibili.
La prima ipotesi che viene in mente è quella del conto deposito. Esso consiste in un conto acceso presso una banca, italiana o straniera, sul quale l’istituto ci offre un rendimento periodico prestabilito, dietro il vincolo che il deposito non sarà smobilizzato prima di una certa scadenza. Ad esempio, ottengo il rendimento lordo del 2% per un vincolo a 18 mesi. Da notare come quasi sempre il rendimento sia crescente in funzione del vincolo, il quale varia da un minimo di anche un mese a un massimo di 3-4 anni, dipende dall’offerta e dalla banca.
Il rendimento offerto viene tassato con aliquota del 26% sulle rendite finanziarie. Inoltre, se il titolare preleva in anticipo e infrange il vincolo contrattuale perde in tutto o in parte l’interesse offerto. Anche in questo caso, dipenderà dal singolo contratto. Oggigiorno è sempre più previsto un tasso di base, ossia un rendimento minimo sull’intera somma depositata o solo su quella effettivamente prelevata in anticipo, al quale il titolare viene retrocesso nell’eventualità di un prelievo anticipato.
Se si punta su un conto deposito estero, bisogna fare attenzione non solo e non tanto al rendimento offerto (spesso, le differenze con i tassi italiani sono minimi), quanto alle variazioni della valuta di riferimento. Se il conto è presso una banca USA, dovremmo sperare che il dollaro sia destinato a rafforzarsi contro l’euro, da qui a quando intendiamo ritirare il deposito.
Un altro tipo di investimento possibile potrebbe essere quello in obbligazioni, pubbliche o private. I titoli di stato italiani, per quanto rendano attualmente pochissimo (un BTp a 10 anni offre appena il 2% lordo), sono molto sicuri e adatti ai possessori di una cifra così bassa. Se si è più propensi al rischio, però, si può sempre investire in qualche bond governativo straniero più remunerativo. Si pensi che un titolo a 2 anni turco rende attualmente il 9%, ma bisogna fare i conti con le probabili fluttuazioni della lira turca. In caso di suo deprezzamento contro l’euro, infatti, il rendimento reale dell’investimento si abbasserebbe e in caso di ampie perdite della valuta locale, si corre il rischio di intaccare il capitale.
Le obbligazioni private sono un’altra soluzione alla portata. Il taglio minimo richiesto è generalmente basso, anche solo di mille euro. I rendimenti delle società private tendono ad essere superiori a quelli dei titoli di stato, specie nel caso delle banche. Tuttavia, i bond bancari sono consigliabili a un pubblico maggiormente propenso al rischio. Nel caso non lo si sia, non è una buona idea puntare sui cosiddetti co.co.bond, altamente remunerativi (anche il 10% all’anno), ma molto rischiosi, in quanto possono essere convertiti dalla banca in azioni al verificarsi di determinati eventi e anche contro la volontà dell’obbligazionista.
Per chi è avvezzo al rischio, in cambio di un rendimento potenziale maggiore, le azioni possono essere la soluzione. Tuttavia, 15.000 euro sono pochi e difficili da distribuire su un ampio paniere di titoli, cosa consigliabile per minimizzare il rischio. In ogni caso, le azioni di risparmio sarebbero le più idonee al caso. Trattasi di titoli, che offrono al titolare un dividendo minimo certo, quale che sia l’andamento degli utili della società. In cambio, l’azionista non ha diritto di voto in assemblea, il che poco importa, dato l’importo dell’investimento.
Se si vuole evitare un investimento in un unico titolo, si può sempre fare ricorso a un fondo. Esso può essere azionario, obbligazionario, bilanciato, etc. Nel primo caso, punterà maggiormente sulle azioni, nel secondo sui bond, nel terzo su un mix tra i due tipi di investimento. Il fondo è consigliabile, perché esso punta su una mole enorme di titoli diversi di differenti società e settori e in aree geografiche differenti e così minimizza il rischio, perché sarebbe alquanto raro che crollassero le azioni o le obbligazioni di tutte le società del pianeta.
L’oro potrebbe rappresentare un’altra soluzione alla portata. Attualmente, le quotazioni del metallo si aggirano sui 1.200 dollari l’oncia, ossia relativamente basse rispetto alla media degli ultimi anni, sebbene di gran lunga più alte rispetto a soli pochi anni fa. Gli analisti concordano sul fatto che l’oro potrebbe tenersi basso di prezzo anche nei prossimi mesi, ma certamente si tratta pur sempre di un bene-rifugio, che alla lunga garantisce soddisfazioni a chi lo possiede.
Infine, il forex. Sempre più diffuso anche tra i piccoli risparmiatori, è un investimento in valute, ma che presuppone o una solida conoscenza personale del campo o che ci si affidi ad esperti. E’ possibile investire anche piccole cifre, registrandosi su una piattaforma di trading online, alla quale si paga generalmente una commissione sui guadagni. Risulta essere consigliabile tenersi lontani da tecniche più azzardate, come il forex scalping, più adatti a chi possiede investimenti molto elevati e è propenso al rischio.