Investire 1000 euro potrebbe rivelarsi un’operazione più complessa di quanto non avvenga per cifre nettamente superiori. La ragione è semplice: qualsiasi investimento va incontro a costi, che vengono compensati dai rendimenti. Tuttavia, spesso i costi sono fissi o prevedono, in ogni caso, un limite minimo, che tende così ad incidere maggiormente sulle piccole cifre, annullando o spesso anche più che compensando i guadagni ottenuti dall’investimento.
Per questo, non è consigliabile, ad esempio, investire 1.000 euro in titoli di stato, sia perché i rendimenti attuali risultano poco o affatto appetibili, bisogna puntare sui BTP, a 10 anni per ottenere un rendimento del 2,4% lordo), sia perché tra commissioni bancarie, apertura di un conto titoli e imposta del 12,5% sulla cedola, si rischia di vedersi intaccato il capitale, anziché ricevere una remunerazione.
Generalmente, per cifre così basse si è soliti in Italia depositarle in un conto in banca. Parliamo di un conto deposito, perché va da se che un semplice conto corrente risulterà in perdita, non prevedendo alcun rendimento. Il conto deposito vincola il risparmiatore a detenere per un periodo di tempo stabilito, da un minimo di un mese fino a 3 e 4 anni, presso l’istituto, in cambio di un rendimento, che oggigiorno varia mediamente dall’1-1,5% lordo per i vincoli a 6-12 mesi, fino a un massimo del 2,5-3% medio per i vincoli a 3-4 anni. Nel caso di ritiro anticipato del denaro, a seconda del tipo di contratto, il risparmiatore perderà o tutto l’interesse o gli sarà riconosciuto solamente un interesse minimo, o ancora potrebbe perdere in tutto o in parte l’interesse maturato solo sulla somma effettivamente ritirata.
In verità, è sconsigliabile anche puntare sul mercato azionario, perché la somma è così bassa, che non consente la diversificazione dell’investimento. E bisogna tenere conto che spesso è previsto un acquisto minimo di azioni per un certo controvalore, anche se di solito 1.000 euro dovrebbero bastare per acquistare il lotto minimo. Più probabile, invece, che si possa spuntare un qualche investimento positivo sul fronte obbligazionario, dato che imprese e banche tendono a remunerare i risparmiatore con tassi superiori a quelli offerti dai titoli di stato. Non è raro, anche in era di tassi zero, potere trovare un bond al rendimento del 4-5% lordo e per un orizzonte temporale non lungo.
In realtà, con 1.000 euro in tasca bisognerebbe affidarsi più alla fortuna che all’astuzia di riuscire a trovare l’investimento adatto. La scommessa potrebbe essere vinta, puntando su beni-rifugio, come l’oro. Contrariamente a quanto si pensa, è possibile acquistare il metallo anche per pochi grammi. Ai valori attuali, ad esempio, con 1.000 euro potrebbero essere acquistati lingottini fino a non più di 30 grammi di oro. In gioielleria si può richiedere anche un lingotto di soli 5 grammi.
Grazie al fatto di essere considerato, appunto, un bene-rifugio, l’oro ha la caratteristica di non perdere mai valore nel medio-lungo termine, anche se ovviamente sono possibili variazioni negative nel breve. Ad esempio, dopo una corsa durata 12 anni, nel 2013 il metallo ha visto crollare le quotazioni del 28%. Ma se si ha la fortuna di acquistare l’oro a quotazioni relativamente basse, sarà possibile ottenere un discreto rendimento anche nel breve termine. Nel caso si optasse per questa ipotesi, è bene tenere in considerazione che il prezzo di acquisto dell’oro è dato dalla quotazione ufficiale, la quale a sua volta è espressa in dollari USA. Per questo, nel caso decidessimo di vendere i pochi grammi di lingotti acquistati per monetizzare l’investimento e ottenere un guadagno, è necessario verificare prima se il prezzo di ri-vendita sia superiore a quello di acquisto, tenendo presente la variazione del tasso di cambio tra euro e dollaro. Per fortuna, recandosi sempre da un qualsiasi gioielliere, questi ci fornirà immediatamente la quotazione espressa in euro.
Quanto alle altre opportunità di investimento, sono possibili i certificati di deposito e i pronti contro termine. Si tratta di acquistare titoli da una banca, che si impegna a riacquistarli a un certo prezzo dopo un certo periodo di tempo. Per i pronti contro termine, il periodo massimo del contratto è di un anno, mentre il certificato di deposito può avere una durata superiore e per questo corrisponde una cedola durante il rapporto, che esprime il rendimento dell’operazione.
Data la cifra molto modesta, potrebbe essere conveniente puntare sui buoni fruttiferi postali. Essi sono di differente natura, ma hanno tutti il pregio di essere titoli garantiti dallo stato. E Poste Italiane sono tra i maggiori raccoglitori di risparmio in Italia e grazie ai libretti di risparmio consentono anche al piccolo risparmiatore di ottenere un discreto rendimento e con rischio quasi zero. A ben vedere, potrebbe essere proprio questa la soluzione più appropriata per investire 1000 euro.
In tutti i tipi di deposito, sia esso bancario che postale, va tenuto in considerazione, però, che lo stato applica l’imposta di bollo minima di 34,00 euro all’anno. Su una somma di appena mille euro, ciò equivale al 3,4%, ossia molto di più di un rendimento netto medio garantito al momento dagli istituti di credito.