Il bancomat è una carta di debito con cui un individuo può fare acquisti o prelevare denaro agli ATM del gruppo bancario di appartenenza. Nel primo caso, potrà utilizzarla nei POS convenzionati, facendo a meno del contante, semplicemente inserendola nella feritoia della macchinetta dell’esercente o libero professionista e digitando il codice PIN di 5 cifre. Il presupposto di questo utilizzo è l’esistenza di un conto corrente di appoggio, dal quale cioè verranno prelevate le somme di denaro utilizzate e in tempo reale. Questo distingue il bancomat dalla carta di credito, che nonostante sia simile come funzionamento, prevede l’addebito sul conto corrente delle somme prelevate e di quelle spese ai POS dopo un certo lasso di tempo, ovvero entro il quindicesimo giorno successivo a quello del mese in cui sono avvenute le operazioni.
A questo punto si potrebbe pensare che se si è sprovvisti di un conto corrente non è possibile avere una carta bancomat. Le ragioni per cui non se ne possiede uno possono essere tra le più disparate. Per iniziare, i costi. Non tutti vogliono sobbarcarsi l’onere di pagare l’imposta di bollo e il canone periodico, oltre alle commissioni relative a determinate tipologie di operazioni compiute. E che dire dei protestati, che spesso non hanno accesso nemmeno a servizi bancari come il conto.
Un’alternativa consiste nelle carte prepagate. Sono carte di pagamento rilasciate da una banca o da Poste Italiane, a seconda del tipo, che presuppongono non già l’esistenza di un conto corrente di appoggio, ma di una ricarica effettuata dal titolare della carta o da terzi in fase di rilascio. In pratica, ci si reca in banca e si chiede una ricaricabile, portando una somma di denaro in contante che, consegnata al funzionario, sarà successivamente caricata sulla carta come credito, similmente a quanto avviene da anni con le ricariche telefoniche. In teoria, nulla vieta in molti casi di trasferire somme di denaro sulla carta da un conto corrente, anche se le somme spese ai POS o prelevate agli ATM non avranno un legame con questo, venendo scalate dal credito residuo della carta.
Esistono, poi, le carte conto, dotate di codice Iban. Esse sono ricaricabili fino a un ammontare massimo, ma possono essere utilizzate anche per l’accredito dello stipendio, così come anche per pagare le utenze domestiche. In sostanza, funzionano in maniera molto simile a una carta bancomat tradizionale, appoggiata a un conto corrente, ma con la differenza di prevedere costi più bassi, a volte nulli, a parte quelli da sostenere al loro rilascio e di pochi euro.
Una comodità delle carte ricaricabili senza conto corrente consiste nel poterle ottenere a volte anche se si è minorenni, come nel caso di Postepay junior. Inoltre, quasi sempre è possibile farne richiesta online, senza nemmeno recarsi in banca o alle poste, venendo spedita al proprio domicilio, inserendo gli appositi dati.
Bisogna distinguere, infine, tra carte ricaricabili e carte prepagate non ricaricabili o anche dette usa e getta. Nel primo caso e nei limiti delle somme massimi fissate dal contratto, una volta esaurito il credito si potrà ricaricare la carta e utilizzarla nuovamente. Nel caso delle usa e getta, invece, una volta che il credito è esaurito, può essere gettata, non essendo possibile effettuare alcuna ricarica ulteriore. Di solito, esistono anche limitazioni ai prelievi in contante nell’anno solare, in modo da renderne l’uso compatibile con la disciplina antiriciclaggio.
In ogni caso, che tu sia cattivo pagatore o persino protestato, non ci sono problemi, trattandosi di carte di pagamento coperte da fondi già consegnati alla banca o accreditati su carta.