La carta di credito è uno strumento di pagamento alternativo all’uso del contante. Funziona in modo simile al bancomat, ma se ne differenzia, perché con quest’ultimo la spesa effettuata viene addebitata immediatamente sul conto corrente del titolare, mentre la carta di credito consente il pagamento posticipato, ossia la banca emittente addebiterà la somma alla metà del mese successivo al pagamento effettuato. Nel caso di una carta revolving, poi, l’addebito avviene in modo rateizzato, ma in quel caso la banca provvederà anche ad applicare gli interessi sulla somma rateizzata.
Da un punto di vista pratico, la carta di credito non è altro che una scheda di plastica con microchip, dalle dimensioni standard internazionali di 85,60 mm di lunghezza, 53,98 mm di altezza e 0,76 mm di spessore. Sulla carta sono riportate le generalità del titolare, il numero e la scadenza. Nell’apposito spazio, poi, bisogna inserire la firma.
Con essa si possono anche effettuare prelievi allo sportello automatico, digitando il codice segreto, così come la carta di credito prepagata può essere ricaricata, ma in quest’ultimo caso l’addebito avviene al momento stesso del pagamento, similmente a un bancomat.
I soggetti che intervengono sul funzionamento di una carta di credito sono tre: l’ente emittente, che di solito è una banca o una società finanziaria, che stipula il contratto con il titolare; l’esercente, ossia l’esercizio commerciale o di altro tipo, che aderendo a un circuito di pagamento (es.: Visa, MasterCard), consente ai propri clienti di pagare con la carta di credito, tramite il POS (Point Of Sale, punto di vendita); il circuito di pagamento, ossia la società che si occupa di veicolare le richieste e le autorizzazioni di spesa. Trattasi di colossi mondiali come Visa, Diners, MasterCard.
Sempre tre sono i soggetti interessati a una transazione con carta di credito: il titolare della carta, che ha il vantaggio di pagare senza l’uso del contante e per quanto sopra detto, in posticipo; l’esercente, che si avvale della comodità di essere pagato senza contanti, i quali rappresentano spesso un rischio per chi gestisce un’attività (furti, rapine, etc.) e che riscuoterà la somma vantata a credito dalla banca emittente, su cui vi applicherà una commissione; l’istituto emittente, che si impegna a pagare l’esercente al posto del titolare della carta, in cambio di una commissione sulla transazione (in genere, in percentuale alla somma corrisposta) e a volte applicando anche gli interessi a carico del titolare della carta, come nel caso di una revolving.
I vantaggi per il consumatore sono molteplici. Anzitutto, non si corre il rischio di andare in giro con il contante, visto che una carta di credito, anche se rubata, può essere immediatamente bloccata dal titolare e in ogni caso non potrebbe essere utilizzata senza la digitazione del codice P.I.N. In più, se si va all’estero, si potranno fare acquisti senza la necessità di cambiare valuta. Per non parlare della possibilità di avere traccia dei propri acquisti, sebbene vada ammesso che a volte l’uso della carta di credito spinge alcuni titolari a spendere di più di quanto non farebbero avvalendosi del solo contante. Inutile dire anche che la carta di credito può essere utilizzata per gli acquisti online e che questo strumento è sempre più preferito dal Fisco, perché permette la tracciabilità delle transazioni, aiutando a contrastare più agevolmente l’evasione fiscale.
In sostanza, il titolare della carta di credito acquista un bene, ma non paga in contanti, bensì digita un codice P.I.N. tramite il POS dell’esercizio e riceve in cambio uno scontrino, dove vengono indicati gli estremi della transazione. L’addebito sul proprio conto corrente avverrà alla metà del mese successivo, salvo un diverso contratto (revolving, etc.), mentre la banca che ha emesso la carta paga l’esercente immediatamente, quando questi si presenterà, applicando una commissione, in proporzione alla somma da corrispondere.
Vi sono diverse categorie di carte di credito. Quelle a saldo, ad esempio, consentono di dilazionare il pagamento entro un termine massimo generalmente di 45 giorni, a una determinata data prestabilita in contratto, fissata il mese successivo all’avvenuta operazione.
Le carte revolving, invece, consentono al titolare di rateizzare i pagamenti, dietro corresponsione di un tasso di interesse alla banca emittente, in genere nell’ordine di un TAEG intorno al 20%, all’interno di un certo fido, superato il quale, la banca applica anche la commissione di massimo scoperto.
Altre forme di carte di credito sono le cobranded e le fidelity cards. Le prime sono distribuite grazie all’aiuto di aziende, che le utilizzano come forma di fidelizzazione della clientela o di promozione agli acquisti. Le seconde consentono gli acquisti solo all’interno di una determinata realtà aziendale.
Il titolare ha anche la possibilità di recedere dal contratto in anticipo, purché rispetti i tempi indicati nel contratto, avendo diritto al rimborso della quota annuale per i mesi non usufruiti. Al fine di evitare il pagamento della quota per il nuovo anno, la disdetta deve essere inviata almeno con due mesi di anticipo dalla conclusione dell’anno.