I titoli di stato sono obbligazioni emesse dal Tesoro, considerati sicuri e che hanno rappresentato, specie in passato, un’occasione importante di investimento per i risparmiatori italiani, anche i più piccoli.
Sono diversi i tipi di titoli che periodicamente lo stato emette per rifinanziarsi, i BoT o Buoni Ordinari del Tesoro, hanno scadenza minima a 3 mesi e massima di 12 mesi. Non staccano alcuna cedola, per cui il rendimento offerto a chi li compra è dato dalla differenza tra il prezzo di rimborso alla scadenza, pari a 100, e quello di acquisto. Ad esempio, compro a 98 un BoT a un anno, che mi sarà, quindi, rimborsato al 100% del suo valore nominale. Pertanto, il mio rendimento lordo (tasse e commissioni incluse) è pari a 100 – 98/98 = 2,04%.
Questi titoli, come gli altri emessi dal Tesoro, possono essere acquistati direttamente all’atto del loro collocamento sul mercato, oppure sul mercato secondario, sul Mot (Mercato obbligazionario telematico), laddove si scambiato i titoli tra privati. In questo secondo caso, perciò, a venderci i BoT saranno altri privati, che a loro volta li avranno acquistati dal Tesoro o da altri privati.
L’acquisto diretto è possibile tramite le banche. In sostanza, il risparmiatore che voglia acquistare BoT all’atto della loro emissione da parte del Tesoro, si dovrà recare prima presso la banca dove detiene un conto titoli. Quest’ultimo è necessario per l’accredito dei titoli acquistati, siano essi obbligazioni governative, private o azioni.
La banca registrerà l’ordine e lo trasmetterà al Tesoro nel momento in cui questi emetterà i BoT. Ovviamente, l’acquisto avverrà per conto del cliente, il quale non potrebbe recarsi fisicamente presso la sede del Ministero delle Finanze per ordinare i titoli.
Le emissioni dei BoT vengono comunicate con largo anticipo da parte del Tesoro, il quale generalmente pubblica il calendario delle aste con cadenza trimestrale. I BoT, in particolare, vengono collocati con cadenza mensile. Abbiamo detto che la loro scadenza minima ad oggi è sempre stata non inferiore ai 3 mesi, quella massima è fissata in 12 mesi. Esistono, poi, anche i BoT a sei mesi.
Quanto alla loro convenienza, qui tocchiamo un tasto dolente. Già in tempi normali, quando i rendimenti erano molto più alti di quelli odierni, i BoT, in quanto titoli a breve termine, mostravano prezzi molto prossimi a 100, quindi, rendimenti molto bassi. A maggior ragione negli ultimi tempi, i rendimenti lordi offerti sfiorano lo zero e, addirittura, a tratti si attestano sotto lo zero sul mercato secondario. Inoltre non stiamo tenendo conto che la banca, quando impartiamo l’ordine, lo eseguirà dietro il pagamento di una commissione. Infine, sul rendimento (differenza di prezzo tra il rimborso e l’acquisto) dovrà essere pagata un’imposta del 12,5%.
L’unica ragione valida per il piccolo risparmiatore potrebbe consistere nell’impiego di liquidità in operazioni sicure, che in tempi di incertezza finanziaria potrebbe rivelarsi uno sfogo. Ma i rendimenti sarebbero, in ogni caso, così infimi che non coprirebbero nemmeno l’inflazione, ossia la perdita del potere di acquisto della moneta. Tanto vale, quindi, rivolgersi a valide alternative, come l’oro.
I maggiori acquirenti di BoT, in effetti, non sono i risparmiatori privati, bensì le banche e le assicurazioni, che hanno convenienza nell’impiegare in tal modo i loro eccessi di liquidità.
Pertanto, al piccolo risparmiatore privato non resterà che puntare sugli altri titoli di stato, dal rendimento più elevato, anche se con scadenze più lunghe. Parliamo essenzialmente dei Btp o Buoni del Tesoro poliennali, i CcT o Certificati di credito del Tesoro, i CTz o Certificati del Tesoro zero coupon, i CcTeu o Certificati di credito del Tesoro legati all’inflazione europea, i Btpi, ossia i BTp con cedola legata all’inflazione italiana e i BtpEu con cedola legata all’inflazione dell’Eurozona. Infine, negli ultimi 3 anni si sono affacciati sul mercato i BTp Italia, pensati per il piccolo risparmiatore e il cui rendimento è legato all’inflazione Istat del semestre.
La parte del leone è comunque svolta dai BTp. Si tratta di titoli dalla scadenza minima di 24 mesi e quella massima di oltre 30 anni (s’ipotizza l’emissione di un BTp a 50 anni). Il rendimento è qui dato da due componenti, la differenza tra il prezzo di rimborso alla scadenza (100) e quello di acquisto del titolo, più la cedola corrisposta su base annua.
Attualmente, nemmeno i BTp rendono molto, tanto che un titolo con scadenza residua di 10 anni offre appena l’1,30% lordo. Persino un BTp trentennale rende meno del 2%, una percentuale presumibilmente inferiore all’inflazione media fino alla scadenza.
Infine, un accenno ai BTp Italia. Si possono acquistare all’atto del loro collocamento anche direttamente dal proprio conto, accedendo alla funzionalità del trading online, se abilitati. Non sono previste commissioni per gli acquisti in fase di collocamento, mentre chi li deterrà fino alla scadenza avrà il diritto ad incassare un rendimento premio extra. La cedola è corrisposta ogni 6 mesi, legata all’inflazione del periodo rilevata dall’Istat, al netto dei tabacchi.