Partiamo da un dato, gli investimenti sicuri al 100% non esistono. Qualsiasi forma di investimento ha insito un rischio, anche se può apparire a volte così basso, da essere considerato trascurabile. Questo non implica che esso sia pari a zero. Altro aspetto: più un investimento è rischioso, più alto sarà il suo rendimento. Viceversa, più è basso il rischio, più basso sarà pure il suo rendimento offerto.
Tuttavia, in tempi di tassi zero, non è detto che sia impossibile trovare investimenti sicuri e redditizi. Un esempio palese è dettato dai nostri titoli di stato. Benché siano diventati molto meno appetibili di pochi mesi fa o specialmente del biennio 2011 2012, i nostri BTp continuano a mostrarsi preferibili a qualsiasi altro bond governativo simile, perché a parità di rischio (concreto), il rendimento offerto è certamente più allettante. Un titolo a 10 anni, ad esempio, offre un rendimento intorno al 3-3,20% annuo, tra cedola e prezzo di emissione inferiore a quello di rimborso (100%). Va specificato, infatti, che il rendimento non si determina solamente guardando alla cedola staccata periodicamente dall’emittente, in questo caso, il Tesoro, bensì sommando pure la differenza positiva o negativa tra il prezzo di emissione del titolo e quello di rimborso (scarto di emissione), divisa per il numero di anni di durata residua. Ad esempio, se compro a 90 un titolo che mi sarà pagato tra 10 anni a 100, ho ottenuto un rendimento di (100 – 90) /10 = 1%, da sommare alla cedola offerta.
Per quanto un rendimento del 3% o poco più possa apparire basso, bisogna fare i conti con la situazione specifica di questa fase del mercato, dove i tassi sono stati azzerati negli USA e in Europa. Va, poi, sottolineato che i bond pubblici vedono tassati i rendimenti all’aliquota agevolata del 12,5%, anziché del 20% (26% con la nuova tassazione).
Una soluzione alternativa sarebbe quella di puntare sui bond corporate, ossia sulle obbligazioni emesse dalle società private, che riescono a offrire rendimenti abbastanza allettanti, come un bond Fiat con scadenza settembre 2018, emesso a oltre il 4% a febbraio.
Certo, nel caso delle obbligazioni private, il rischio sale, ma se parliamo di società di una certa solidità patrimoniale, nei fatti esso è abbastanza contenuto e accettabile. A tale proposito, le agenzie di rating ci indicano il grado di affidabilità di ciascun titolo del debito, sia esso privato o pubblico. Attenzione: nel caso di bond privati, è necessario verificare se siano emessi in euro o denominati in altre valute, perché in quest’ultimo caso entra in gioco il fattore cambio, difficile da prevedere, specie in un arco di tempo pluriennale. Esempio: i titoli di stato turchi rendono al momento quasi il 9%, un tasso fin troppo allettante e una scadenza abbastanza breve per non buttarsi, ma chi ci dice che la lira turca non crollerà di parecchi punti da qui ai prossimi 24 mesi, com’è già accaduto fino a gennaio.
Altri investimenti redditizi, ma per niente sicuri, a volte propinati ai clienti delle banche sono proprio le obbligazioni bancarie. L’assenza di sicurezza accettabile è data dalle varie condizioni previste. In particolare, chi non è propenso al rischio deve evitare assolutamente i co.co.bond, ossia bond bancari convertibili in azioni su azione unilaterale dell’istituto emittente, al verificarsi di precisi eventi. Essi offrono rendimenti anche del 10%, ma proprio perché considerati rischiosi dal mercato.
Un tipo di investimento abbastanza sicuro e redditizio è il pronti contro termine. Esso consiste in un’operazione con cui una banca vende al cliente alcuni titoli a un prezzo X, impegnandosi a riacquistarli dopo un certo lasso di tempo (da pochi giorni a qualche mese, fino a un massimo di 12 mesi) a un prezzo Y, superiore a quello di vendita, ovviamente. Anche in questo caso, il rendimento è tassato con aliquota agevolata del 12,50%.
I conti deposito sono certamente tra gli investimenti più sicuri che ci siano, ma è abbastanza difficile trovare rendimenti appetibili, anche se qualche banca (vedi Conto Arancio) a volte si distingue positivamente. Con i conti deposito, il risparmiatore s’impegna a non ritirare il denaro fino a una certa scadenza, altrimenti perde il diritto a riscuotere il rendimento offerto. Esso offre un tasso fisso, che protegge dalla variazione dei tassi nel tempo.
Simili ai pronti contro termine sono i certificati di deposito. La differenza sta nel fatto che questi ultimi, però, consentono all’investitore di ottenere ratealmente i rendimenti offerti dalla banca, a cui si sommerà alla scadenza la restituzione del capitale prestato.
Finora abbiamo ignorato un aspetto determinante per la redditività di un titolo, la sua durata. Chi investe su un arco temporale breve non può attendersi rendimenti elevati e sicuri al tempo stesso, mentre con l’allungarsi delle scadenze, il rendimento è destinato a crescere, proprio per premiare il risparmiatore della sua maggiore disponibilità.
Per qualsiasi titolo acquistato e quotato sul mercato, tuttavia, non è sempre necessario attendere la scadenza, perché se le condizioni lo richiedono o se lo si desidera, si potrà venderlo sul mercato secondario.