Il conto corrente è un prodotto bancario che consente al cliente di detenere denaro presso un istituto e che potrà prelevare nei limiti giornalieri e mensili fissati dal contratto tramite carta di credito o bancomat o come appoggio per effettuare pagamenti ai POS. Su di esso possono accreditarsi lo stipendio così come essere domiciliate le utenze domestiche e le rate del mutuo con il metodo RID.
Trattasi, quindi, di un servizio messo a disposizione dalla banca per agevolare incassi e pagamenti del cliente e che quasi mai offre un rendimento, se non marginale e per giacenze medie relativamente elevate.
Il conto corrente, anzi, prevede il sostenimento di alcune spese da parte del titolare, quale il canone mensile, generalmente di pochi euro e riducibile in molti casi con gli accrediti effettuati al di sopra di una certa cifra. Troviamo poi l’imposta di bollo deve essere pagata per giacenze medie trimestrali superiori a 5.000 euro. Essa è fissa e pari attualmente a 34,00 euro. In questa guida, però, ci chiediamo se esistano anche spese da sostenere in caso di chiusura di un conto corrente.
Iniziamo con il dire che la banca ha tutta la convenienza a mantenere il rapporto con il cliente. Il conto corrente le consente di disporre quotidianamente di liquidità preziosa per il suo funzionamento. L’accesa concorrenza, con la presenza di centinaia di tipologie di conti correnti offerte solo in Italia, potrebbe spingere questa o quella banca a cercare di trattenere il correntista disincentivando la chiusura del conto con l’imposizione di spese per la sua chiusura.
La buona notizia è che con il Decreto Bersani non è più possibile un simile atteggiamento. Quando il cliente trasferisce il proprio conto presso un’altra banca o quando lo intende chiudere senza aprirne uno nuovo, in caso di trasferimento, siamo in presenza di due operazioni tra loro separate, chiusura del conto e spostamento delle giacenze su un conto aperto presso un altro istituto, la banca non ha diritto a imporre spese di estinzione del conto. Non a caso, il decreto a cui facciamo riferimento rientra tra le liberalizzazioni dell’allora ministro dello Sviluppo, finalizzata a rendere più competitivi diversi mercati italiani, tra cui quello bancario, notoriamente molto restio alla concorrenza e propenso ad accordi di cartello.
Le spese di chiusura del conto non sono addebitabili al cliente nemmeno nel caso in cui fosse la banca stessa ad occuparsi del trasferimento delle giacenze a beneficio del conto di un’altra banca su ordine del suo titolare. Diverso, però, è il caso in cui il saldo di un conto è in rosso. Può capitare, infatti, che la banca abbia fornito un prodotto che ci ha consentito di andare scoperti entro una cifra massima e chiaramente dietro il pagamento degli interessi da parte del cliente. Si definisce fido bancario ed è un prodotto abbastanza comune tra gli imprenditori, i quali spesso hanno bisogno di liquidità non facilmente preventivabile nel tempo. Trattasi di un finanziamento a tutti gli effetti, per quanto presenti alcune peculiarità, non essendo dall’inizio nota la somma di cui effettivamente il cliente beneficerà e se verrà mai utilizzata. Resta conosciuta solo la cifra massima che la banca mette a disposizione a un dato interesse.
Ora, se estinguendo un conto corrente con saldo negativo, per prima cosa dobbiamo portarlo in pareggio, ovvero dobbiamo corrispondere alla banca il dovuto, oltre agli interessi previsti. Tuttavia, non siamo in presenza di vere spese per la chiusura di un conto, ovvero esse non sono legate al fatto che intendiamo chiuderlo, quanto all’esigenza di saldare i debiti prima di passare a un’altra banca o di recidere il rapporto, comunque, in essere con quella attuale.
Vediamo come si chiude un conto corrente. Bisogna fare richiesta scritta alla banca con l’invio di una lettera raccomandata o semplicemente compilando l’apposito modulo, che quasi certamente ciascuna banca mette a disposizione sul proprio sito. Se così non fosse, al fine di non perdere tempo, utilizzate uno dei modelli presenti in rete.
La banca non solo è tenuta a chiudere il conto corrente su ordine del cliente a zero spese, ma deve farlo anche in tempi rapidi, per l’esattezza, entro 12 giorni dalla richiesta. Da questo deriva la necessità di conservare la lettera inviata o il modulo contenenti la data, al fine di calcolare i tempi entro cui bisognerà ottenere risposta dall’istituto. Se la chiusura avviene in tempi superiori a quelli massimi previsti dal legislatore, la banca viene sanzionata. Inoltre, il cliente potrà presentare reclamo per ottenere l’indennizzo, come da condizioni contrattuali. In caso di mancata risposta positiva, l’indennizzo potrà essere ottenuto tentando una conciliazione tramite le associazioni di categoria accreditate o anche tramite vie legali. Lo stesso dicasi per i casi di applicazione di spese per l’estinzione del conto, che dicevamo essere ormai da anni non consentite.