Le carte di credito si stanno diffondendo anche in Italia negli ultimi anni, anche se per moltissimo tempo hanno avuto una diffusione di gran lunga superiore all’estero.
Si tratta di strumenti di pagamento, che possono avere differenti caratteristiche. Nel nostro paese, la forma più comunemente diffusa è quella delle carte di credito a saldo. Esse sono legate a un conto corrente, fungendo da servizio supplementare offerto dalle banche.
In sostanza, all’atto dell’apertura di un conto bancario o successivamente, su richiesta del titolare, la banca può emettere una carta di credito, sempre che il correntista non risulti essere un protestato, ovvero abbia avuto problemi in precedenza con il pagamento di debiti o con l’emissione di una cambiale a vuoto, anche solo in parte.
Si tratta di una tessera in plastica, dotata di un microchip sul retro, dove vi è anche lo spazio riservato alla firma del titolare, in modo da garantirne l’utilizzo solo da parte di chi ne abbia diritto.
La carta di credito a saldo consente al titolare di effettuare acquisti presso gli esercizi e le altre attività aderenti allo stesso circuito, nonché di prelevare denaro in contante presso gli ATM.
In sostanza, il titolare può fare acquisti presso un esercizio aderente allo stesso circuito di emissione della carta. Nel momento in cui si presenta alla cassa per pagare, invece che pagare in contanti, può chiedere al negoziante di usare la carta di credito. Questi lo inviterà a digitare il codice PIN su una macchina, il POS, dopo avere inserito la carta. Dopo la digitazione, il negoziante caricherà la somma dell’acquisto sulla stessa e rilascerà al titolare una ricevuta per visualizzare i dettagli dell’operazione di pagamento. Dopo che il titolare della carta avrà dato l’ok, il negoziante procederà all’addebito vero e proprio, rilasciando al primo uno scontrino, diverso da quello fiscale e teso a fornire una traccia per l’avvenuta spesa.
Fino a qui, nulla di diverso rispetto alla carta bancomat. La vera differenza, però, consiste nel fatto che con la carta di credito, le spese non saranno immediatamente scalate dal credito disponibile sul conto corrente, ma solo in data successiva, generalmente entro i 45 giorni dall’avvenuta operazione o il 15-esimo giorno del mese seguente. Quindi, poniamo di avere speso con la carta nel mese di luglio 500 euro. Le spese saranno così scalate dal conto corrente collegato solo il 15-esimo giorno di agosto.
In un certo senso, la banca ci sta erogando un finanziamento a breve termine, sul quale matureranno ovviamente gli interessi. Questo rende la carta di credito più costosa di un normale bancomat, perché essa si trasforma nei fatti in uno strumento di credito al titolare del conto.
Lo stesso dicasi per i prelievi di denaro contante presso l’ATM, in quanto anche in questo caso, la somma sarà scalata dal conto entro il termine previsto dal contratto.
Per queste ragioni, il mantenimento di una carta di credito prevede oltre al costo una tantum per il rilascio anche il pagamento di un canone annuo e i sopra citati interessi, che maturano dalla data dell’effettuazione della spesa a quella dell’addebito.
In verità, il canone non è sempre previsto nelle condizioni contrattuali, perché molte banche sono solite attirare nuovi clienti con offerte varie, come l’esenzione dal pagamento del canone annuale per un primo periodo.
Ovviamente, ci sono anche altri costi da tenere in considerazione: quelli relativi all’invio dell’estratto conto, anche se può spesso essere eliminato del tutto, rinunciando a riceverlo in formato cartaceo, avendo la possibilità di accedere alla visualizzazione del saldo online. Questo è importante anche per tenere costantemente sotto controllo le proprie spese e il saldo residuo sul conto. Quest’ultimo aspetto è di particolare importanza per evitare che tra la data delle operazioni di acquisto e quelle di addebito (entro i 45 giorni seguenti) non vi sia saldo sufficiente perché la banca possa scalare le somme dal conto; il pagamento dell’imposta di bollo, relativo al conto corrente, non esattamente alla carta di credito; le spese relative al ritiro del denaro in contante, presso le postazioni ATM diverse da quelle dello stesso gruppo bancario che ci ha rilasciato la carta; il costo per il blocco della carta, nel caso di furto o di smarrimento della stessa.
Aldilà dei costi, che in grossa parte variano di banca in banca, la carta di credito a saldo consente al titolare di effettuare ovunque pagamenti, senza la necessità di portare con sé il contante, evitando i pericoli connessi a una tale situazione. E a differenza delle carte bancomat, quelle di credito vengono accettate anche all’estero, perché ad emetterle sono circuiti di rilevanza mondiale. In pratica, si è quasi certi di potere pagare in ogni stato senza problemi. Anzi, all’estero sono ancora di più gli esercizi convenzionati. In ogni caso, resterebbe sempre la possibilità di prelevare il denaro in contante.