L’Isee è l’indicatore della situazione economica familiare. Nato nel 1997, tale strumento è stato rivisto e potenziato alla fine del 2011 con il decreto “Salva Italia”, con l’obiettivo di far sì che le prestazioni assistenziali siano erogate quanto più possibile alle famiglie che ne hanno realmente bisogno. Per fare questo, è stato ampliato il novero delle informazioni richieste al contribuente, in modo che le prestazioni non siano usufruite dai più “furbi”, ovvero da quanti magari dichiarano redditi bassi o nulli, ma risultano al contempo intestatari di diversi immobili o di conti bancari cospicui.
Si tratta di un indicatore che il contribuente dovrà presentare, all’atto della richiesta di determinati servizi o del pagamento di alcune tasse. Si pensi all’Iseeu: esso certifica la situazione reddituale del nucleo familiare dello studente universitario e garantisce così, se ve ne sono le condizioni, l’esenzione dal pagamento delle tasse o il loro abbattimento, nonché l’accesso o meno a una borsa di studio e ad altre prestazioni di tipo economico o di servizi.
Dunque, l’Isee serve a stabilire se un nucleo familiare abbia o meno diritto ad accedere a un servizio o a una prestazione economica. Per determinarlo, bisognerà tenere in considerazioni diversi elementi, che vanno dal reddito di tutti i componenti del nucleo familiare alla loro situazione patrimoniale.
Il peso del patrimonio è del 20% nell’Isee, mentre il restante 80% è determinato dalla situazione reddituale.
Per prima cosa, vanno considerati tutti i redditi dichiarati dai componenti del nucleo familiare e indicati nel rigo 6 del modello 730-3 o al quadro RN1, riga RN1, nel caso del modello Unico. E ancora, si può considerare anche il reddito riportato nella sezione B del CUD.
Questo, per quanto riguarda i redditi da lavoro dipendente o autonomo. A questo punto, bisogna passare a considerare i valori immobiliari. Per ciascuno va indicata la tipologia dell’immobile, la rendita non rivalutata, la quota di proprietà e l’eventuale mutuo residuo. Si sommano i valori dei redditi derivanti dalle proprietà immobiliari e si suddividono per un coefficiente, che a sua volta dipende dal numero dei componenti del nucleo familiare: 1,57 nel caso di due componenti, 2,04 per tre, 2,46 per quattro, 2,85 per cinque e 0,35 in più per ciascun componente oltre il quinto. Si ha, inoltre, diritto a una decurtazione pari a 0,2, nel caso di presenza di figli minori, così come anche nel caso di nuclei formati da un’unica persona.
Ai fini Isee va considerato anche il reddito derivante dalla locazione di immobili, pur non essendo soggetto all’Irpef, qualora ci si avvalga della cedolare secca quale forma di tassazione.
Anche i redditi derivanti dai terreni agricoli vanno conteggiati per l’indicatore. Il reddito dominicale va rivalutato del 25% e moltiplicato per 75. Il risultato andrà suddiviso per gli stessi coefficienti sopra indicati, variabili a seconda del numero dei componenti del nucleo familiare.
Quanto agli altri redditi, ossia quelli di natura finanziaria, vanno indicati i codici identificativi dei gestori o dei fondi di investimento o degli strumenti. Parliamo di azioni, obbligazioni, quote in fondi comuni di investimento, titoli di stato, premi versati nell’anno per le polizze assicurative sulla vita e di capitalizzazione, eccetto quelli riscattabili alla data. La somma di questi valori va moltiplicata per il rendimento medio annuo dei decennali del Tesoro. A questi valori va sottratto il canone annuo pagato nell’anno per la locazione di un immobile, ma nei limiti indicati.
Ai fini Isee non bisogna conteggiare i redditi dei familiari residenti all’estero e di quelli iscritti all’AIRE. Inoltre, i redditi dei fratelli o delle sorelle vanno conteggiati al 50%.
Nel nuovo modello, poi, va riportato oltre ai saldi dei conti correnti dei componenti del nucleo familiare al 31 dicembre, anche la giacenza media, che si calcola dividendo la somma delle giacenze giornaliere per il numero dei giorni in cui il conto è attivo.
Il modello Isee 2015 dovrebbe essere aggiornato, tenendo in considerazione alcune delle lamentele maggiormente esposte al governo. Una di queste riguarda il fatto che spesso l’indicatore non sembra rispondente alla reale situazione economica contingente di una famiglia,, a causa della differenza temporale con la data di riferimento del modello. Per questo, dovrebbe essere introdotto un cosiddetto Isee Corrente, il quale dovrebbe maggiormente tenere in considerazione, oltre ai valori immobiliari (destinati ad avere più peso nella determinazione dei valori complessivi), anche l’eventuale presenza di figli disabili, di minori, di genitori anziani.
Allo stesso tempo, come sopra indicato, i redditi da locazione sottoposti alla cedolare secca vanno riportati ugualmente, sebbene non compaiono nella dichiarazione dei redditi, il che appare ovvio, trattandosi altrimenti di una discriminazione di quei contribuenti che si avvalgono della tassazione ordinaria per denunciare i redditi da locazione.
Infine, gli immobili non locati, i quali pagano comunque l’IMU, non genereranno reddito ai fini Isee, anche in questo caso si tratterebbe di un’ovvietà, dato che un immobili sfitto non crea entrate per il proprietario.