I Buoni fruttiferi postali sono strumenti di investimento molto diffusi in Italia e anche in questa fase di crisi dell’economia continuano a essere richiesti dalle famiglie quale modalità di impiego sicuro del proprio risparmio. Si tratta di titoli di diversa durata. Quelli a 18 mesi possono essere considerati certamente un investimento a breve termine.
Essi prevedono un tasso di interesse a scatti, ossia che aumenta gradualmente ogni 6 mesi. Dopo il primo semestre, è previsto un aumento dello 0,10% annuo lordo, dopo il secondo semestre dello 0,15% annuo lordo e al termine dei 18 mesi dello 0,20% annuo lordo.
I Buoni fruttiferi postali o Bfp sono garantiti dalla Cassa depositi e prestiti e la raccolta del risparmio avviene tramite Poste Italiane. Questa sottolineatura è importante, perché significa che si tratta di titoli assimilabili a quelli emessi dallo stato italiano, per cui il rischio è quasi nullo, nel senso che per non ricevere il rimborso alla scadenza sarebbe necessario che fallisse lo stato e che si decidesse di intaccare questo tipo di investimento. Risulta essere evidente che parliamo di un’eventualità, per fortuna, così remota, che nei fatti possiamo definire i Bfp quasi a rischio zero.
Ovviamente, a questo dato si contrappone un rovescio della medaglia. Rischio quasi nullo implica anche un rendimento offerto relativamente molto basso, sostanzialmente in linea a quello dei titoli di stato italiani per omologa scadenza. Dunque, impiegare il proprio risparmio nei Buoni fruttiferi postali a 18 mesi per cercare di ottenere una remunerazione sarebbe un’operazione alquanto sciocca, dato che esisterebbero sul mercato strumenti più allettanti, ma che certamente comportano l’assunzione di un rischio maggiore.
Si potrebbe optare per questo tipo di investimento per non detenere liquidità a casa o anche alla posta o su un conto bancario infruttifero. Meglio avere qualcosa, che non avere proprio nulla. Inoltre, rappresenta un’alternativa sicura al mercato azionario, che per quanto possa dare anche grosse soddisfazioni in un arco di tempo anche più limitato, è pur sempre rischioso e esposto all’andamento dei mercati finanziari.
Oltre tutto, quando si effettua la comparazione tra diversi strumenti finanziari, anche a parità di rischio, bisogna tenere in considerazione anche qualche altro elemento, oltre al rendimento lordo offerto. Ci riferiamo alla tassazione. Con la recente riforma delle imposte sulle rendite finanziarie, l’aliquota sulle varie forme di investimento è stata elevata al 26%, tranne che per i titoli di stato e i Buoni fruttiferi postali, che in quanto assimilati ai primi scontano anch’essi di una tassazione agevolata al 12,50%.
Questo significa che il raffronto deve tenere conto di tale minore aliquota, così come del fatto che per i risparmi fino a 5.000 euro non è prevista l’applicazione dell’imposta di bollo, che è pari allo 0,20%.
Diciamo questo, perché se è vero che i Bfp offrono rendimenti poco appetibili, non pensiate che le alternative per scadenze così basse siano realmente molto migliori. In una fase di tassi tendenti allo zero, è accaduto, infatti, che persino gli strumenti finanziari più rischiosi abbiano registrato un calo dei rendimenti, grazie al fatto che la domanda si è spostata verso di loro per ottenere una maggiore remunerazione.
I Buoni fruttiferi postali a 18 mesi vantano una certa flessibilità, poi, in termini di rimborso anticipato, che può essere richiesto in qualsiasi momento, purché si documenti l’urgenze di determinate spese. Inoltre, se il rimborso viene richiesto prima dei 6 mesi, non si ha diritto a percepire alcun interesse.
Ricordiamo anche che il rendimento lordo è dato da due componenti, cedola o tasso annuo di interesse più la differenza, positiva o negativa, tra il prezzo di rimborso alla scadenza e quello di acquisto.
Vediamo in concreto come si fa a investire in Buoni fruttiferi postali a 18 mesi. Bisogna recarsi presso l’ufficio di Poste Italiane più vicino alla propria abitazione e chiedere all’impiegato dell’apposito sportello di potere investire su questo titolo una data somma di denaro, avendo cura di portare con sé un documento di identità valido. A questo punto, vi sarà chiesto di consegnare la somma che si decide di investire. Ciò può avvenire o in contanti, oppure addebitando l’investimento su un proprio conto corrente o sulla giacenza di un libretto postale, se se ne dispone di uno.
Ecco che l’impiegato vi somministrerà un modulo, che bisogna compilare. Attenzione, il Bfp è un titolo nominativo, il che implica che può chiedere il rimborso solo colui o colei che si è intestato l’investimento. Risulta essere possibile, però, anche la cointestazione, ossia intestare il Bfp a 2 persone, ognuna delle quali potrà chiedere il rimborso. Per farlo, bisogna presentarsi sempre allo sportello di Poste Italiane con un documento e con il titolo, che vi è stato consegnato dopo avere firmato il modulo. Se non si è sicuri di potere attendere almeno 6 mesi per ritirare l’investimento, chiaramente non consigliamo nemmeno di acquistare il titolo, visto che non si avrebbe alcun diritto a percepire gli interessi.