La carta di credito è uno strumento di pagamento sempre più diffuso in Italia, sebbene in misura notevolmente inferiore a quella di altri paesi, come gli USA, il Regno Unito o la Francia, per citarne alcuni. Essa consiste in una tessera con banda magnetica nel retro, che consente al titolare di pagare o di prelevare denaro in contante, dopo avere digitato l’apposito codice PIN, da inserire al POS, nel primo caso, o presso una postazione ATM, nel secondo, se appartenenti allo stesso circuito di pagamento della carta.
La carta di credito è collegata a un conto bancario, dal quale il pagamento viene scalato entro il quindicesimo giorno successivo alla data dell’operazione. Ad esempio, se abbiamo utilizzato la carta di credito per pagare 100 euro per un conto al ristorante in data 25 di maggio, la banca scalerà tale somma, più le dovute commissioni e gli interessi, il 15 di giugno. Le commissioni si giustificano con il fatto che, al pari di una carta bancomat, viene erogato un servizio (l’uso della carta stessa), mentre gli interessi rappresentano il compenso che la banca percepisce per il prestito di brevissimo termine che di fatto eroga al cliente, sotto forma di pagamento posticipato.
Di conseguenza, la carta di credito è una vera e propria forma di finanziamento personale, anche se in molti suoi titolari non la percepiscono in tale modo. Per questo, la banca la rilascia generalmente se il richiedente è in possesso della busta paga, ossia di un reddito dimostrabile, che garantisca la possibilità di rimborso dei pagamenti effettuati con essa e il sostegno degli oneri collegati.
A questo punto, bisogna chiedersi se in assenza di busta paga, si ha la possibilità di entrare in possesso di una carta di credito. La risposta è sì, ma con alcuni accorgimenti.
Il caso più frequente di carta di credito senza busta paga è quello della carta revolving o di altre carte ricaricabili. Sarebbe improprio parlare di carte di credito nell’ultimo caso, trattandosi, al contrario, di carte di debito o bancomat, caratterizzate da un importo massimo utilizzabile ed esaurito il quale non sono più utilizzabili, a meno che non le si carichi di nuove somme, entro i limiti massimi ammessi.
La carta revolving, invece, è un classico esempio di carta di credito “popolare”, ossia di uso frequente anche tra le casalinghe italiane, senza che spesso vi facciano caso. Essa consiste in un plafond messo a disposizione dalla banca al cliente, che potrà spenderlo come meglio crede. Il rimborso non ha una scadenza prestabilita, ossia non è previsto che avvenga entro tot mesi; semmai, deve essere effettuato entro la data di scadenza della carta ed è stabilita una rata mensile minima. La peculiarità di questa carta sta nel fatto che il capitale si ricostituisce, man mano che viene rimborsato. Ad esempio, poniamo che faccio shopping con una carta revolving e spendo 500 euro su un plafond di 3.000 euro messomi a disposizione. Ipotizziamo che dopo tre mesi avrà già rimborsato 200 dei 500 euro utilizzati, più le commissioni e gli interessi. Questo significa che avrò a disposizione ancora 2.700 euro, perché i 200 euro rimborsati si trasformano in un nuovo prestito potenziale. Da qui, il nome “revolving”.
Questo tipo di carta, di uso frequente tra le famiglie, spesso non prevede alcuna esibizione della busta paga, nonostante sia forse il tipo di carta di credito più “insidiosa” per i titolari. Il costo del suo uso, infatti, potrebbe diventare esorbitante, se non si pone attenzione al fatto che l’estrema comodità e flessibilità della carta revolving ha come risvolto pratico il pagamento di costi elevatissimi, anche nell’ordine del 25%.
Un altro caso per il quale la banca potrebbe rinunciare a chiedere la busta paga al richiedente, concedendogli ugualmente una carta revolving è quello in cui si è titolare di un conto corrente presso di essa. In sostanza, non posseggo una busta paga o altro reddito dimostrabile (da lavoro autonomo o da pensione), ma ho acceso un conto presso la banca a cui faccio la richiesta, che potrebbe, quindi, rilasciarmi la carta, in considerazione del rapporto di clientela esistente.
Dicevamo, infine, che l’ultima possibilità per avere una carta di credito, pur se sprovvisti di una busta paga è quella di acquistare carte prepagate. Come abbiamo anticipato, si tratta impropriamente di carte di credito, perché nei fatti sono carte di debito, ossia caricate prima del loro uso di una certa somma di denaro, che potrà essere successivamente spesa come meglio si crede. Qui, la busta paga non viene richiesta per il semplice fatto che l’istituto che emette la carta non ti sta offrendo alcun tipo di finanziamento, ma al contrario sei tu che stai anticipando ad essa una somma che spenderai nel tempo. In più, l’istituto emittente ci guadagnerà dalle commissioni e dal rilascio della carta stessa, anche se in quest’ultimo caso si limita quasi sempre a coprire i costi.