Quando si chiede un prestito a una banca o una società finanziaria, il primo requisito che questa sollecita è sempre quello reddituale. In pratica, il potenziale cliente dovrà dimostrare di essere in grado di rimborsare il finanziamento, esibendo almeno l’ultima busta paga, se è un lavoratore dipendente, assunto da almeno sei mesi a tempo indeterminato, sia nel pubblico impiego, sia nel settore privato.
Nel caso in cui il richiedente fosse un lavoratore autonomo, un libero professionista o un imprenditore, non disponendo della busta paga, dovrà esibire l’ultimo modello Unico, mentre un pensionato dovrà portare con sé il cedolino di pensione. Attenzione: non tutti i finanziamenti sono accessibili ai lavoratori autonomi. Per esempio, la cessione del quinto dello stipendio è un finanziamento molto diffuso tra le famiglie italiane e riservato ai soli lavoratori dipendenti e ai pensionati. Lo stesso dicasi per il prestito delega o con delegazioni di pagamento, che si configura come una seconda cessione del quinto, spesso impossibile da ottenere anche per gli stessi lavoratori dipendenti del settore privato.
Tuttavia, ottenere un finanziamento senza busta paga non è un’operazione impossibile, per quanto non del tutto accessibile ai più. In alternativa a una busta paga, infatti, l’istituto potrebbe sollecitare una garanzia diversa, sia essa reale o personale. La prima consiste nell’iscrivere un’ipoteca su un immobile di proprietà, cosicché la banca o la finanziaria abbia titolo, in caso di inadempienza del cliente, a chiedere al giudice la messa all’asta dell’immobile ipotecato, in modo da soddisfarsi con il ricavato.
La garanzia personale, invece, è data dalla doppia firma, nel senso che un terzo soggetto, chiamato in gergo “fideiussore”, s’impegna a garantire che il debito venga interamente onorato e che siano rispettate tutte le scadenze di pagamento. In sostanza, egli sarà obbligato in solido con il debitore principale, tanto che con questi esisterà certamente un rapporto di fiducia (o eventualmente di credito). Affinché la fideiussione sia possibile, il garante deve possedere gli stessi requisiti di reddito e/o di patrimonio richiesti al debitore principale.
In assenza anche delle garanzie alternative, i prestiti senza busta paga sono quasi impossibili da ottenere, sebbene esista qualche soluzione. Per piccoli finanziamenti, ad esempio, Poste Italiane offre SpecialCash Postepay, che prevede l’erogazione di liquidità da 750 a 1.500 euro ai soli titolari di carta Postepay, sulla quale sarà accreditato il finanziamento.
La soluzione da 750 euro prevede l’ammortamento in 15 rate mensili da 54,50 euro ciascuna. Il Tan è fisso e pari allo 0%, mentre il Taeg è del 18,21%. Pertanto, sarà complessivamente rimborsata la cifra di 850,50 euro.
La soluzione da 1.000 euro prevede il rimborso in 20 rate mensili da 56 euro ciascuna per un importo complessivo di 1.138 euro. Il Tan è sempre fisso e pari allo 0%, mentre il Taeg è del 16,51%. Infine, la soluzione da 1.500 euro prevede il rimborso in 24 rate mensili da 71,50 euro per un importo totale di 1.734 euro. Anche in questo caso, il Tan è pari allo 0%, mentre il Taeg è del 15,56%.
Come si può ben notare, anche se Poste Italiane non applica al prestito alcun interesse, le spese di istruttoria, commissioni, assicurative, etc., captate dal Taeg, gravano per una percentuale abbastanza elevata sul finanziamento. Man mano che il suo importo scende, poi, si può notare una riduzione del Taeg, dettata dal fatto che le spese diverse dal tasso sono generalmente fisse, per cui incidono in misura percentuale minore su importi più alti.
In generale, come ha dimostrato il caso di cui sopra, il prestito senza busta paga non è solamente raro, ma rischia di essere relativamente oneroso. Un altro esempio potrebbe essere quello delle carte revolving, a volte concesse dalle banche e dalle società finanziarie a chi dispone magari soltanto di un conto corrente presso una propria filiale. In questo caso, il costo del finanziamento può lievitare in modo esorbitante, anche oltre il 25%, specie a seconda dell’utilizzo che se ne fa. Non è casuale, infatti, che vi facciano ricorso spesso proprio i soggetti deboli del mercato del credito, che non avendo altre possibilità di accesso a un finanziamento, usano la carta revolving per finanziare anche acquisti ordinari, ma rischiando di sostenere costi non sempre facilmente calcolabili.
I giovani tra i 18 e i 35 anni, che oltre a non possedere una busta paga, non hanno a disposizione nemmeno una garanza personale, possono ottenere ugualmente un piccolo prestito, dalla somma massima di 6.000 euro, se serve a finanziare gli studi, come spese universitarie o un master. La fideiussione in questi casi non serve, perché è il Fondo Ministeriale a garantire per il cliente.
Infine, tra i prestiti senza busta paga vengono fatti rientrare anche quelli richiesti da chi ha già la busta paga già impegnata, che sarebbe come non averla. In queste situazioni, la soluzione ideale potrebbe consistere nel consolidamento debiti, che oltre a sostituire prestiti precedentemente contratti fornisce spesso liquidità aggiuntiva.