Per tassazione separata si intende l’imposizione fiscale che grava sui redditi non ricorrenti o prodotti lungo il corso di anni differenti e che, pertanto, si ritiene che sarebbe ingiusto siano tassati con le aliquote Irpef ordinarie, che per via della loro progressività rispetto al reddito, risulterebbero più elevate.
Uno dei casi più noti di tassazione separata si ha con il TFR, ossia il Trattamento di Fine Rapporto, che il lavoratore percepisce alla fine del periodo di lavoro presso un’azienda, sia in conseguenza di un licenziamento, che di dimissioni o di pensionamento. Pensiamo, per esempio, a un dipendente, che abbia continuamente lavorato alle dipendenze di una società per 40 anni e che giunto all’età pensionabile, si ritira dal lavoro, avendo accumulato un TFR per complessivi 100.000 euro. Se non ci fosse l’espediente della tassazione separata, il lavoratore dovrebbe dichiarare tale compenso insieme a ogni altro percepito nell’anno, sommarli e sottoporre il TFR alle ordinarie aliquote Irpef. Nel caso specifico, essendo l’importo rientrante nello scaglione di reddito più alto ai fini Irpef, l’aliquota graverebbe per il 43%.
Il trattamento ricevuto dal contribuente sarebbe del tutto iniquo, perché i suoi 100000 euro di TFR sarebbero considerati alla stregua di un reddito dello stesso importo, ma maturato nel corso del medesimo esercizio, quando, invece, per accumularlo ci sono voluti 40 anni. Ecco, allora, che l’amministrazione finanziaria statale tassa separatamente tale reddito, in modo da tenere conto delle ragioni sopra esposte.
Cerchiamo adesso di spiegare come si determina l’aliquota da applicare al reddito da sottoporre a tassazione separata. Torniamo all’esempio precedente e ipotizziamo che il TFR sia stato percepito nell’anno 2015 e che il lavoratore avesse dichiarato nei 2 anni precedenti rispettivamente 28.000 euro e 30.500 euro.
Dunque, negli esercizi 2013 e 2014, egli ha percepito in totale 58.500 euro (28.000 + 30.500). Dividendo il reddito complessivo per 2 (il numero degli anni), si ottiene un reddito medio di 29.250 euro. Stando alle aliquote fiscali, questi ultimi sarebbe tassati nel seguente modo: al 23% fino a 15.000 euro; al 27% fino a 28.000 euro e al 38% per la quota di reddito superiore ai 28.000 euro.
Dunque, egli pagherebbe sui primi 15.000 euro 3.450 euro, sul secondo scaglione di reddito (15.001 fino a 28.000) 3.510 euro e 475 euro sugli ultimi 1.250 euro. Dunque, complessivamente pagherebbe 3.450 + 3.510 + 475 = 7.435 euro. Questi 7.435 euro, rapportati al reddito medio dei 2 anni (29.500 euro) equivale al 25,2% (7.435/29.500 x 100).
Quindi, ciò significa che il lavoratore ha pagato un’aliquota media del 25,2% nei 2 anni precedenti. Questa diventerà allora anche l’aliquota che si dovrà applicare al reddito da sottoporre a tassazione separata, per cui il contribuente dovrà versare al Fisco il 25,2% dei 100.000 euro percepiti a titolo di TFR, ovvero 25.200 euro. Senza questo espediente, lo stesso avrebbe dovuto versare al Fisco 43.000 euro, in quanto i 100.000 euro sarebbero rientrati nello scaglione Irpef più elevato, tassato attualmente con aliquota del 43%.
Se in uno dei 2 anni precedenti a quello in cui si ottiene il reddito da sottoporre a tassazione separata non si è percepito alcun reddito, il calcolo sarà effettuata sul 50% dei compensi dichiarati nell’unico anno. Se, poi, non è stato dichiarato alcun reddito in alcuno dei 2 anni precedenti, il contribuente dovrà versare al Fisco l’aliquota più bassa, attualmente il 23%.
Quando il reddito sottoposto a tassazione separata è erogato da sostituto d’imposta, sarà quest’ultimo a procedere sia al calcolo che al versamento dell’imposta dovuta.
Chi sono i soggetti titolati ad avvalersi della tassazione separata? I contribuenti che ne hanno diritto non devono svolgere attività imprenditoriale, ovvero sono esclusi tutti i redditi prodotti da società di persone o da chi è soggetto alla tassazione dell’Ires.
Quanto ai redditi che possono beneficiarne, abbiamo visto che si tratta di compensi percepiti in un anno diverso da quelli di maturazione, per cui si paga l’aliquota seguendo il principio di cassa, ma con il calcolo sopra esposto. Possiamo suddividere tali redditi in diverse categorie come rimborsi, ovvero imposte e oneri rimborsati al contribuenti, in relazione agli anni fiscali precedenti, plusvalenze, ossia i redditi ricavati dalla cessione di immobili e non rientranti in un’attività imprenditoriale, redditi da lavoro, in forma di TFR per i casi di licenziamento e dimissioni, ma anche in relazione a stipendi o pensioni arretrati.
Vediamo cosa dobbiamo sapere, in definitiva, per conoscere quanto dovremmo pagare al Fisco su un reddito sottoponibile a tassazione separata. Per prima cosa, l’anno in cui il compenso in questione viene percepito, in modo da andare a ritroso per il calcolo del biennio precedente, rispetto al quale dobbiamo sommare i redditi dichiarati e dividerli per 2, derivando l’aliquota media ai fini Irpef, da applicare al reddito oggetto della tassazione separata. A tale proposito, si rimanda ai casi particolari di cui sopra, ovvero a redditi dichiarati solo in uno dei due anni precedenti o in nessuno dei due.