La posizione finanziaria netta o l’indebitamento finanziario netto è un indicatore utilizzato sempre più nelle analisi di bilancio per stabilire lo stato di salute di un’impresa e il suo grado di liquidità. Essa è data dalla differenza tra tutti i crediti di natura finanziaria vantati dall’azienda e tutti i suoi debiti finanziari. Se tale differenza sarà positiva, significa che le disponibilità liquide e i crediti finanziari a breve termine sono maggiori delle passività finanziarie a breve, medio e lungo termine e, quindi, l’impresa gode di una disponibilità finanziaria pari al saldo ottenuto.
Se la differenza è negativa, si ha un indebitamento finanziario, ovvero un’esposizione netta per il valore ricavato nei confronti di terzi finanziatori, come le banche, le società finanziarie, gli obbligazionisti, le società di leasing, di factoring. Attenzione, i debiti finanziari sono considerati per ogni scadenza e non includono quelli di altra natura, come i debiti verso il fisco o verso i fornitori di beni e servizi, passività fiscali e commerciali, rispettivamente.
Per quanto detto sopra, si comprende senza dubbio come sia preferibile per l’impresa godere di una posizione finanziaria netta positiva, anziché negativa, perché nel primo caso si hanno disponibilità liquide maggiori dei debiti in scadenza nel breve, medio e lungo termine, mentre nel secondo caso questi ultimi superano i crediti.
Spesso, si fa distinzione tra posizione finanziaria netta a breve e quella ordinaria o normale. La prima è data dalla differenza tra la somma di tutti i crediti e altre attività a breve termine e la somma dei debiti e delle altre passività a breve termine. La posizione finanziaria normale fa riferimento, invece, ai crediti e ai debiti a medio e lungo termine.
Riassumendo, i crediti finanziari a breve più le altre attività correnti finanziarie meno i debiti a breve verso fornitori finanziari meno altre passività correnti finanziarie uguale Posizione finanziaria netta a breve. I crediti finanziari a medio e lungo termine meno le passività finanziarie a medio e lungo termine uguale Posizione finanziaria netta.
Potrebbe sorgere spontanea la domanda del perché si operi la distinzione tra posizione finanziaria netta e breve e quella ordinaria. Non è detto, in effetti, che l’azienda sia interessata a tale approfondimento, ma in genere è molto utile proprio per una più efficiente gestione della liquidità aziendale. Infatti, sommando tutti i crediti e sottraendo dal risultato tutti i debiti, indifferentemente dalla scadenza temporale degli uni e degli altri, ci fornisce un’idea complessiva della liquidità dell’impresa, ovvero di quale sia il rapporto tra attività e passività finanziarie, ma ci dice poco delle probabili crisi di liquidità a cui l’azienda potrebbe andare incontro entro un determinato periodo. In altri termini, a fronte di una posizione finanziaria netta positiva, si potrebbe avere una posizione finanziaria netta a breve negativa, perché nel breve periodo si hanno, ad esempio, più debiti che crediti, a differenza di un più lungo arco di tempo.
Una gestione aziendale dovrebbe essere in grado di prevedere tali criticità, ma per farlo deve essere in possesso dei dati che dimostrino l’eventuale fabbisogno di liquidità da qui ai prossimi mesi.
Un’altra domanda che potrebbe essere posta legittimamente è quale periodo possa essere ritenuto di breve termine e quale di medio e lungo termine. Diciamo subito che non esiste una definizione formale, per cui è l’azienda che dovrebbe fissare un suo orizzonte, tale da effettuare la distinzione. In genere, si considera breve periodo quello che va da oggi ai prossimi 12-18 mesi, medio periodo da qui ai prossimi tre o cinque anni e oltre il quinquennio si andrebbe già nell’ottica di lungo periodo.
Tuttavia, nulla vieterebbe a un’azienda di considerare le scadenze in maniera diversa. L’unica apparente certezza è che il breve periodo non scende sotto i 12 mesi, che rappresenta un esercizio di riferimento della vita aziendale.
La posizione finanziaria netta può essere messa in relazione ad altri indicatori. Ad esempio, se lo si fa rispetto all’equity, il loro rapporto ci fornisce l’equilibrio tra i mezzi finanziari propri dell’azienda e quelli ottenuti facendo ricorso all’indebitamento. Quando, ad esempio, un’azienda possiede poco capitale proprio e molti debiti verso banche e obbligazionisti, etc., tale rapporto indica uno sbilanciamento in sfavore del primo, ovvero segnala che l’azienda sarebbe sotto-capitalizzata e/o sovra-indebitata, magari perché non è stata in grado di reperire abbastanza risorse a titolo di partecipazione al rischio d’impresa o perché ha volutamente, sbagliando, scelto per un’errata configurazione finanziaria.
Il rapporto tra la posizione finanziaria netta e l’attivo patrimoniale, invece, ci esprime l’incidenza che la prima ha su tutto l’attivo del bilancio aziendale.
Quando la posizione finanziaria netta a breve di un’azienda è negativa, il management ha davanti a sé diverse scelte: aumentare il capitale di rischio per fronteggiare le scadenze; cercare nei limiti del possibile di incrementare le vendite o di dismettere assets non indispensabili per l’attività ordinaria; ristrutturare le scadenze, magari rinegoziando i termini di un debito con la banca o offrendo agli obbligazionisti uno swap.