Tutti gli investimenti, in senso stretto, hanno una finalità speculativa, in quanto si pongono l’obiettivo di realizzare un guadagno nel minore tempo possibile. I cosiddetti investimenti speculativi sono quelli dall’accentuata speculazione, ossia generalmente vengono così definiti quelle forme di risparmio o i capitali impiegati in strumenti ad alto rischio, ma dall’alto rendimento potenziale.
La speculazione per eccellenza, almeno nell’immaginario collettivo, si ha sul mercato azionario, quando si acquistano le azioni a un determinato prezzo e anche durante la stessa giornata le si rivendono a un prezzo superiore, lucrando sulla differenza positiva.
In realtà, la speculazione riguarda tutti i campi dell’investimento. Si pensi alle materie prime o “commodities” (oro, petrolio, argento, cereali, etc.), ai bond, al forex, al comparto immobiliare, etc.
Come abbiamo appena detto, quindi, la speculazione è un rischio, una scommessa, se vogliamo anche un azzardo: si compra un bene o un titolo, con il fine di rivenderlo a un prezzo più alto. Ovviamente, tale operazione è possibile, a patto che il mercato prenda la direzione da noi auspicata. Un altro ingrediente degli investimenti speculativi è la brevità dell’orizzonte temporale, anche se non è in sé necessario. Ciò significa che chi specula, cerca in genere di ottenere un lucro il più presto possibile, anche in pochi istanti o qualche ora. Tuttavia, anche acquistare un immobile o un terreno per rivenderlo dopo X anni a un valore di mercato molto più alto è speculazione.
Abbiamo citato per primo il mercato azionario. L’acquisto delle azioni a scopi speculativi è possibile, quando si prevede che il corso di un titolo sia destinato a crescere. Affinché tale convinzione sia corretta, essa deve essere basata sia sui fondamentali, riguardo a un’analisi di lungo periodo (utili, fatturato, margini di profitto, etc.), sia sull’analisi tecnica, che ci fornisce un’idea di più breve termine sulla situazione del titolo, se sia iper-comprato o iper-venduto.
Un mercato oggetto della speculazione sempre più diffusa anche tra i piccoli risparmiatori è quello valutario o forex. Esso consiste nella compravendita di coppie valutarie. La speculazione qui si ha nell’acquistare una valuta contro un’altra, nella speranza che il suo corso salga, in modo che rivendendola successivamente si ottiene un profitto dalla sua conversione. Esempio: compro 1.000 dollari contro euro, quando il tasso di cambio è di 1,25. Ho, quindi, speso 800 euro. Quando il cambio si porta a 1,20, poniamo, rivendo i dollari e ricompro euro. Quei 1.000 dollari inizialmente acquistati varanno adesso 833,33 euro, ossia più di 33 euro di quelli investiti nell’operazione, il 4,2%. Può sembrare poco, ma tali investimenti si realizzano spesso anche in pochi attimi, sebbene più è breve l’orizzonte temporale, minori tendono ad essere le fluttuazioni su cui potere lucrare.
Sul forex e non solo, le possibilità di guadagno possono essere moltiplicate grazie alla cosiddetta leva. La leva è un meccanismo, in base al quale si investe una cifra, ma se ne movimenta, in effetti, un multiplo. Ad esempio, una leva pari a 500 significa che a fronte di 1.000 euro messi a disposizione, il trader ne punta per 500.000. Ciò amplifica le opportunità di guadagno, perché se riusciamo a lucrare l’1%, questo sarà commisurato non sui 1.000 euro sborsati, bensì sui 500.000. Naturalmente, così come sono moltiplicati i guadagni, anche le perdite lo saranno, sebbene chi opera con la leva può limitare queste ultime con il meccanismo dello “stop-loss”, il quale sostanzialmente chiude le posizioni, non appena sarà raggiunta una percentuale massima prefissata di perdite.
Un’altra forma piuttosto diffusa di speculazione è con le “commodities”, attraverso i futures. In sostanza, si tratti di strumenti, con i quali una parte si assicura l’acquisto di un bene (oro, argento, petrolio, etc.) a un determinato prezzo e a una certa scadenza. Chi compra, lo fa con la speranza che il prezzo concordato con la controparte risulti inferiore a quello di mercato per il bene sottostante acquistato, in modo che entro la scadenza pattuita possa eventualmente rivenderlo ad altri investitori a un prezzo maggiore, lucrando sulla differenza. Il ragionamento della controparte è ovviamente speculare, ovvero spera di realizzare un profitto, vendendo a un prezzo superiore a quello che risulterà alla scadenza sul mercato.
Tra le forme di investimento maggiormente preferite da sempre dagli speculatori c’è quello nell’oro. Il metallo prezioso serve a proteggere i risparmi dall’inflazione, essendo un bene dal valore storicamente sempre in crescita, tranne brevi pause, riconosciuto e apprezzato in ogni luogo e in ogni tempo. In questo caso (ma il discorso vale per tutte le materie prime), oltre al valore delle quotazioni va tenuto presente anche il rapporto di cambio tra la valuta in cui si investe e il dollaro, perché l’oro si vende e si compra sul mercato ad once in dollari.
Facciamo un esempio: se compro 10 once di oro (circa 285 grammi) a 1.300 dollari l’oncia, quando il cambio tra euro e dollaro è di 1,20, avrò speso 10.833,33 euro. Poniamo che le quotazioni dell’oro salgano del 5% a 1.365 dollari e che il cambio tra euro e dollaro sia salito del 7% a 1,284. Ciò significa che le 10 once di oro varranno adesso 10.630,84 euro, meno dell’investimento iniziale, in quanto l’aumento delle quotazioni in dollari è stato inferiore alla perdita di valore del dollaro contro l’euro.