A Piazza Affari sono negoziati quotidianamente circa tremila covered warrant, anche se in pochi italiani conoscono il reale significato di questi strumenti finanziari. Diciamo, anzitutto, che essi possono essere emessi solo da società soggette alla vigilanza prudenziale della Banca d’Italia, quindi, essenzialmente da chi esercita un’attività bancaria.
Per covered warrant intendiamo quello strumento finanziario che conferisce al possessore la facoltà, ma non l’obbligo, di acquistare (covered warrant call) o di vendere (covered warrant put) una certa attività sottostante a una certa data (covered warrant in stile europeo) o entro una certa data (covered warrant in stile americano), a un dato prezzo e dietro il pagamento di un premio, che si configura così come il costo per l’acquisto di un covered warrant.
Questi strumenti finanziari possono essere legati all’acquisto o alla vendita di un titolo azionario, di un indice di borsa, di un titolo di stato, di un tasso di cambio, di interesse o anche di un bene materiale. Il rapporto tra il covered warrant e il numero di attività sottostanti controllate è definito “multiplo”. Ad esempio, un multiplo 10/1 implica che lo specifico covered warrant controlla, per ipotesi, 10 azioni. Al contrario, un 1/10 significa che per controllare un titolo azionario, etc., ci vogliono 10 covered warrant (o anche che un solo covered warrant controlla 1/10 dell’azione sottostante).
A questo punto, ci si potrà chiedere quale sia la funzione di questi strumenti finanziari. Essenzialmente, essi servono per assicurare un investitore nel caso che il trend del mercato vada nella direzione opposta a quella desiderata. L’espressione “covered warrant” significa letteralmente, infatti, garanzia coperta/assicurata. In realtà, nella quotidianità si tratta di un titolo derivato, ossia che deriva il suo valore da un’attività sottostante, utilizzato per fini speculativi, ossia per lucrare dai movimenti del mercato.
Dobbiamo sapere una cosa, questi strumenti vengono spesso accusati di determinare perdite incalcolabili al momento del loro acquisto, di essere subdoli, nel senso che non si avrebbe alcuna possibilità a priori di conoscere la perdita potenziale. Non è così. Nel caso in cui le cose andassero male, infatti, la perdita massima che potremmo subire sarà pari al premio pagato per l’acquisto dei covered warrant. Inoltre, dobbiamo anche sapere che questi titoli non è detto che debbano essere mantenuti in portafoglio fino alla scadenza, ma potrebbero essere rivenduti sul mercato secondario, al prezzo che sarà vigente in quel momento, magari riducendo la perdita. Infatti, se il mercato sta andando in una direzione opposta a quella sulla quale abbiamo scommesso con l’acquisto di un covered warrant, il valore di quest’ultimo tenderà a ridursi, per cui lo rivenderemmo a un prezzo più basso di quello di acquisto. Viceversa, se i prezzi tenderebbero a muoversi nel verso giusto.
Altro aspetto rilevante in questa discussione è che non necessariamente alla scadenza dovremmo acquistare o vendere i titoli sottostanti, perché sarà sufficiente regolare la differenza. Vediamo adesso un esempio pratico, che ci aiuterà a capire come funziona un covered warrant.
Poniamo che in data 06/07/2015, un’azione della società Italia S.p.A. sia quotata a Piazza Affari a 1 euro. Ipotizziamo di acquistare un covered warrant call con multiplo 100/1, che ci dia la facoltà di acquistare alla scadenza, ovvero al 31/08/2015, 100 azioni della società al prezzo 1,20 euro. Evidentemente, stiamo scommettendo su un rialzo del titolo e in breve tempo, magari perché il mercato è stato informato di un’offerta pubblica di acquisto (OPA) lanciata da un investitore sulle azioni Italia S.p.A.
Immaginiamo anche che per acquistare il covered warrant abbiamo pagato un premio di 1,5 euro e che abbiamo acquistato 100 covered warrant, i quali controllano così complessivamente 10.000 azioni della suddetta società (100 azioni per ogni covered warrant). Il premio totale pagato, ossia il nostro costo di acquisto, è stato, quindi, di 1,5 x 100 = 150 euro.
Per ipotesi, pensiamo che alla scadenza un’azione di Italia S.p.A. sia salita a 1,30 euro. In sostanza, avremmo il diritto di acquistare 10.000 azioni in tutto per 12.000 euro (1,2 euro x 10.000), quando sul mercato ne valgono 13.000 euro. In sostanza, ci impossesseremo di titoli dal valore di 13.000 euro, pagandoli 12.000 euro. Potremmo limitarci a regolare la differenza, che sarà pari a 1.000 euro. Considerando che il costo complessivo per acquistare i covered warrant è stato di 150 euro, il nostro guadagno sarà stato pari a 1000 – 150 = 850 euro.
Evidentemente, il ragionamento da farsi è opposto, se stiamo acquistando covered warrant put, ossia che ci diano la facoltà di vendere alla o entro la scadenza. Dunque, nel caso di un covered warrant call, stiamo scommettendo sul rialzo del prezzo dell’attività sottostante, nel caso di un covered warrant put, invece, scommettiamo su un suo ribasso.
Infine, se nell’esempio di cui sopra, anziché virare a 1,30 euro, il prezzo del titolo fosse salito a 1,15 euro, avremmo perso il premio versato dei 150 euro, ma non oltre. Infatti, non eserciteremmo il diritto di acquisto del titolo e ci rimetteremmo solo il premio.