I fondi di investimento sono società di intermediazione, che hanno come compito quello di raccogliere i capitali tra i risparmiatori e di investirli, cercando di creare valore in favore di questi ultimi. I soggetti coinvolti nell’operazione sono i fondisti, ossia i risparmiatori, che investono nei fondi i loro capitali; le società di gestione, ossia il cuore dei fondi medesimi, in quanto ne gestiscono il portafoglio e fissano i criteri di investimento; le banche depositarie, ossia gli istituti che detengono materialmente i titoli acquistati dai fondi e le sue disponibilità liquide, oltre a fungere da attività di vigilanza sugli stessi, sulla base di quanto prescritto dalle norme in materia della Banca d’Italia.
Il risparmiatore paga una commissione d’ingresso nel momento in cui affida al fondo i suoi capitali. Essa è inversamente proporzionale all’investimento, ossia più questo è di importo elevato, minore sarà la commissione e viceversa. In genere, i fondi azionari prevedono una commissione di sottoscrizione più elevata di quella applicata dai fondi bilanciati. Infine, ci sono alcuni fondi che non applicano alcuna commissione; sono i cosiddetti fondi no load.
In corso di rapporto, il fondista è tenuto a pagare anche una commissione di gestione, la cui quota annua è ripartita, in genere, per mese, trimestre o semestre.
Alcuni fondi, poi, applicano anche il pagamento di una extra-commissione di performance, ossia una commissione che deve essere pagata dal risparmiatore solo qualora i risultati ottenuti dovessero superare determinati parametri prestabiliti. Trattasi di una sorta di premio che le società di gestione del risparmio si autodeliberano, un pò per incentivarsi a fare bene.
Quanto al come i fondi investano i risparmi dei fondisti, il principio basilare è quello della diversificazione del portafoglio. Si acquistano, cioè, titoli di società diverse, appartenenti a settori diversi, di aree geografiche e valute differenti. Il rischio ne risulterà complessivamente abbassato, per quanto non azzerato, rispetto a un atto singolo di investimento in un unico titolo. Il ragionamento alla base è semplice: se investo in titoli di X società, di settori diversi, in aree diverse e con valute differenti, sarà molto improbabili che tutte le relative performance vadano male. Esempio: se i titoli di alcune società vanno giù per lo scoppio di una guerra tra due paesi, in merito ai timori di una conseguente crisi finanziaria ed economica, è probabile, invece, che le azioni di una società produttrice di armi belliche salgano, perché potrebbe crescere la sua produzione. Insomma, pur in uno scenario avverso, non tutti i titoli dovrebbero crollare.
Esistono diversi tipi di fondi. I fondi azionari investono la maggior parte dei risparmi raccolti in titoli azionari o in obbligazioni convertibili. Il profilo di rischio di questi fondi è più alto degli altri, in quanto parliamo di titoli dalle oscillazioni poco prevedibili e spesso anche molto ampie e repentine. Rispetto all’investimento di un singolo risparmiatore in un unico titolo, il fondo azionario presenta diversi vantaggi: in primis, la maggiore conoscenza del mercato e delle sue direzioni, oltre che dei fenomeni globali che possano influenzare l’andamento dei corsi, in più, non solo viene applicato il principio di diversificazione del portafoglio, ma oltre alle azioni o obbligazioni convertibili, il fondo acquista anche obbligazioni ordinarie private e titoli di stato, ossia investe anche nel mercato a reddito fisso, garantendosi un rendimento minimo, anche nel caso più avverso. Il rischio, dicevamo, è più alto degli altri casi che andremo a vedere, ma il rendimento pure.
I fondi obbligazionari investono la maggior parte dei capitali in obbligazioni ordinarie private e in titoli di stato. Si tratta della tipologia meno rischiosa tra i fondi, ma generalmente non corrispondono rendimenti granché allettanti, seppure ciò non sia sempre così. In genere, a garanzia della solidità del patrimonio investito, lo statuto dei fondi consente di acquistare solo titoli con un determinato rating delle agenzie.
I fondi bilanciati rappresentano una via di mezzo tra le due tipologie di cui sopra, investendo i capitali raccolti per metà in azioni e obbligazioni convertibili e per l’altra metà in obbligazioni ordinarie e in titoli di stato. Ovviamente, il profilo di rischio risultante sarà a metà strada tra un azionario e un obbligazionario, così come il rendimento.
I fondi immobiliari investono prevalentemente i capitali in immobili e negli ultimi anni stanno riscuotendo sempre più successo.
Gli hedge fund, infine, sono simili agli altri fondi di investimento, ma l’accesso è riservato agli investitori istituzionali e mirano ad investire i capitali in titoli che proteggono da un determinato rischio.
Una volta investito il proprio risparmio in un determinato fondo, si ha la possibilità di seguirne l’andamento, verificando quotidianamente la variazione del prezzo di ciascuna quota, almeno per i fondi quotati.
In generale, poi, i fondi si distinguono in chiusi o aperti. Nel primo caso, le quote possono essere ritirate solo a un determinato momento e il loro numero non varia nel tempo. I fondi aperti, invece, sono caratterizzati dalla variabilità delle quote, grazie alla possibilità di sottoscriverne di nuove (nuove sottoscrizioni) o di rimborsare in qualsiasi momento quelle in circolazione.