La tassazione del risparmio in Italia è stata soggetta a interventi legislativi negli ultimi anni, tali da avere provocato parecchia confusione tra i risparmiatori, anche a causa del trattamento differente tra le varie tipologie di investimento.
Con il Decreto Salva Italia (D.L.201/2011) si è stabilito che l’imposta di bollo sui conti correnti è fissa e pari a 34,20 euro all’anno, ma solo se la giacenza media annua è pari almeno a 5.000 euro. Al calcolo della giacenza contribuisce qualsiasi somma depositata sul conto corrente e non vincolata, comprese quelle versate per fare fronte all’apertura di posizioni in strumenti finanziari derivati. Al di sotto di questa cifra, non è previsto il pagamento di alcuna imposta di bollo. Questo trattamento riguarda i conti correnti, il cui titolare sia una persona fisica. Nel caso in cui il titolare fosse una persona giuridica, l’imposta di bollo minima è di 100 euro all’anno e non è prevista una giacenza minima, al di sotto della quale l’imposizione non viene applicata.
Questa tassazione risulta per le piccole giacenze comprese tra i 5.000 e i 17.100 euro più onerosa per i conti correnti, rispetto ai conti deposito. A proposito. per conto deposito s’intende, quando il titolare si vincola a non prelevare il denaro depositato per un determinato periodo, ricevendo in cambio un interesse. Nel caso del conto corrente, l’interesse è nei fatti pari a zero e solo per grosse cifre è maggiore dei costi applicati su di esso.
Infatti, a partire dal 2014, è stata innalzata l’imposta di bollo sui conti deposito dallo 0,15% allo 0,20% della giacenza media annua, ma in cambio è stato eliminato l’importo minimo di 34,20 euro, che fino alla fine del 2013 doveva essere pagato da tutti i conti, anche per giacenze di 1.000 euro. Adesso, l’imposta minima di 34,20 euro all’anno viene applicata solo per i conti deposito di 17.100 euro.
Da ciò ne consegue che un titolare di un conto corrente, poniamo, di 10.000 euro, dovrà versare ogni anno allo stato 34,20 euro di imposta di bollo, pari allo 0,3420% della giacenza, quando sulla stessa cifra, il titolare di un conto deposito pagherebbe 20 euro, lo 0,2%, appunto. Vero, è, però che al di sotto dei 5.000 euro, il conto deposito versa ugualmente l’imposta di bollo, mentre il conto corrente no.
Va detto che numerose banche si fanno carico del pagamento dell’imposta di bollo, non caricandola sul conto corrente dei clienti, in modo da attirarne di nuovi e di mantenere quelli esistenti. Una strategia, che in molti casi si sta rivelando utile per battere la concorrenza.