L’economia solidale rappresenta un nuovo modello economico.
Ideata per sopperire alla crisi economica, ha promosso forme di consumo più consapevoli basate sulla condivisione, la sostenibilità e il risparmio.
Le numerose piattaforme digitali hanno dato una spinta propulsiva allo sviluppo di questo fenomeno mettendo direttamente in contatto le persone per condividere, scambiare, noleggiare, affittare, barattare quello che non si usa.
Il Commercio Equo e Solidale
Il commercio equo e solidale si basa sull’idea che sia possibile una forma di economia alternativa, fondata sulla solidarietà con i paesi economicamente meno sviluppati. Le merci vengono acquistate direttamente dai produttori locali, senza intermediazioni, garantendo loro un giusto guadagno.
Un ulteriore scopo di questo tipo di commercio è quello di favorire lo sviluppo delle economie locali e delle comunità a loro legate, anche attraverso la creazione di reti di collaborazione fra singoli produttori. Una parte dei guadagni viene investita nell’impresa stessa. Il rimanente, distribuito alle famiglie, serve a migliorare le loro condizioni di vita e, complessivamente, quelle della comunità.
Inoltre produttori e acquirenti del prodotto devono rispettare una serie di regole, fra cui il divieto del lavoro minorile, l’impiego di materie prime rinnovabili, il rispetto per l’ambiente.
Le Botteghe del Mondo sono il canale di diffusione delle tematiche e dei prodotti del Commercio Equo e Solidale, sono presenti su quasi tutto il territorio nazionale e spesso vengono gestite da organizzazioni basate sul volontariato.
Nel 2005, inoltre, l’AGICES – Assemblea Generale Italiana del Commercio Equo e Solidale – ha approvato la nuova stesura della Carta Italiana dei Criteri del Commercio Equo e Solidale, che definisce gli obiettivi condivisi da tutte le organizzazioni italiane che operano nel settore.
I punti vendita del commercio equo e solidale non sono distribuiti in modo omogeneo sul territorio nazionale. I principali prodotti acquistabili nelle botteghe sono gli alimentari (fra cui caffè, tè, miele, cioccolato, zucchero, biscotti, cereali, conserve), l’artigianato (abbigliamento, giocattoli, ceramiche, arredamento) e i prodotti per l’igiene personale e della casa.
Una pratica di commercio sostenibile è quella della vendita di prodotti senza imballaggi. Si tratta di catene di francising o di piccole attività commerciali dove acquistare prodotti d’uso comune sfusi: la quantità giusta (meno spreco) con meno imballaggi (meno rifiuti).
I Gruppi di Acquisto Solidale (GAS)
I GAS – Gruppi di Acquisto Solidale – sono costituiti da persone che acquistano all’ingrosso prodotti alimentari o di uso comune e li ridistribuiscono fra di loro. La scelta dei fornitori viene effettuata in base a criteri etici, sociali e ambientali, al fine di promuovere
-l’acquisto di prodotti locali, da una parte per ridurre l’inquinamento e lo spreco energetico dovuti al trasporto della merce, dall’altra per favorire la conservazione e il recupero delle tradizioni locali e incentivare l’attività dei piccoli produttori;
-il consumo di beni prodotti nei paesi in via di sviluppo;
-il consumo di prodotti biologici, ecologici ed ecocompatibili;
-la pratica del riciclo di imballaggi e confezioni per diminuire l’impatto ambientale.
Il funzionamento di base di un gruppo d’acquisto prevede che i suoi membri definiscano i prodotti su cui effettuare gli acquisti collettivi. In base ai fornitori scelti, ciascuno stila proprio ordine. Con cadenza periodica e a turno, uno dei componenti del gruppo raccoglie le liste della spesa ed effettua un ordine collettivo collettivo. Quando arriva la merce, i prodotti vengono consegnati nei “punti di snodo”, dove ogni acquirente può effettuare il ritiro e pagare la sua parte dell’ordine.
L’agricoltura biologica
L’agricoltura e l’allevamento biologici differiscono da quelli convenzionali per il loro ridotto utilizzo di prodotti di sintesi per concimare e combattere i parassiti, il rispetto della naturale fertilità del suolo, la tutela del benessere degli animali.
Questo tipo di coltivazioni e allevamenti sono normati dai Regolamenti CEE 1804/1999 e 834/2007, che stabiliscono una serie di regole precise.
In particolare, le aziende che scelgono il biologico devono convertire il loro sistema produttivo per rendere minimo l’impatto sull’ambiente, riducendo ogni forma di inquinamento, impiegando tecniche di risparmio idrico e incentivando l’impiego di energie rinnovabili. E’ escluso l’utilizzo di sostanze chimiche per la difesa delle piante e la fertilizzazione dei terreni, tranne quelle ammesse dal regolamento comunitario, così come è vietato produrre OGM (Organismi Geneticamente Modificati) o, ancora, ricorrere a trattamenti post-raccolta (ad esempio irrorare di antimuffa le bucce delle arance o spolverizzare le patate di antigermogliativi).
Per quanto riguarda le produzioni di origine animale, non sono consentiti gli allevamenti “senza terra”, perché le deiezioni degli animali sono un ottimo concime naturale, ma soprattutto perché le tecniche di allevamento devono essere tali da causare la minor sofferenza possibile agli animali e rispettare il loro benessere. L’alimentazione degli animali deve provenire in massima parte da coltivazioni biologiche. Sono banditi, in questo senso, anche i mangimi medicati, ossia arricchiti di antibiotici e ormoni per accelerare la crescita del bestiame. L’utilizzo di sostanze di sintesi e medicinali è consentito solo per specifiche esigenze veterinarie.
Farmers’ Market – I Mercati del Contadino
I Farmers’ Market sono i mercati in cui gli agricoltori possono vendere i loro prodotti direttamente al consumatore. Il principio su cui si basano è quello della “filiera corta”, che prevede un rapporto diretto tra il produttore agricolo e il consumatore finale. Inoltre la merce viene trasportata una volta sola, con un risparmio dei costi di trasporto, una riduzione dell’inquinamento e un risparmio sul prezzo di vendita. I prodotti venduti, infine, sono più freschi.
I Farmers’ Market sono stati istituiti ufficialmente solo con la Legge Finanziaria del 2007: “al fine di promuovere lo sviluppo dei mercati degli imprenditori agricoli a vendita diretta”, anche se un precedente Decreto Legislativo del 2001[2] permetteva agli imprenditori agricoli di vendere direttamente i prodotti alimentari.
Una nuova modalità di vendità favorita dalla tecnologia, è la spesa on line di prodotti agricoli direttamente dai produttori attraverso portali che mettono in comunicazione utenti e aziende presenti sul territorio.
Condividere, scambiare, riciclare oggetti e servizi.
L’economia della condivisione è una modalità per cui le cose e le ricchezze di ognuno possono diventare risorse comuni attraverso lo scambio e il riuso con una concezione antitetica dello sviluppo fondato sul consumo senza limiti.
Numerose piattaforme digitali hanno determinato un impulso notevole a queste pratiche diventando un supporto indispensabile; l’offerta di portali on line copre quasi tutti i settori: oggetti usati, abitare, viaggiare, bambini, cultura, denaro, cibo, lavorare, tempo libero, competenze.
Le Socialstreet sono gruppi di cittadini che attraverso l’uso di Facebook organizza un’iniziativa di socializzazione nella propria strada di residenza con l’obiettivo di creare legami, condivisioni di bisogni, risorse, conoscenze e professionalità, portando avanti progetti di interesse comune con i benefici derivanti da una maggiore interazione sociale.
Mobilità e viaggiare
L’economia collaborativa ha favorito la nascita di nuovi modi per spostarsi dentro e fuori città, basati sul risparmio economico e sulla riduzione dell’impatto ambientale. A Torino questi obiettivi si realizzano attraverso le seguenti iniziative:
BIKE SHARING. Informazioni dettagliate nella scheda orientativa Noleggio biciclette a Torino e dintorni
CAR SHARING. Servizio di auto in condivisione dove si acquista l’uso dell’auto per il tempo necessario alle proprie esigenze. Il sistema prevede l’iscrizione, la prenotazione, l’uso e la riconsegna.
Alcune piattaforme di CARPOOLING (auto in condivisione)consentono di trovare compagni di viaggio si costituiscono community legate al luogo di lavoro o di studio, la cui iscrizione definisce il profilo e lo status di utente certificato.
Finanza etica
La finanza eticasi fonda su un modello alternativo a quello capitalistico tradizionale. L’obiettivo è la ricerca di una finalità sociale dell’attività finanziaria. Il Credito etico utilizza forme di investimento fatte nella comunità, in progetti e attività che portano beneficio diretto alla collettività, specialmente a quelle categorie di persone o imprese che più difficilmente riescono ad avere accesso al credito. Le caratteristiche della finanza etica sono la partecipazione diretta dei soci alla gestione e alla scelta dei finanziamenti da effettuare; la trasparenza sul modo in cui viene utilizzato il risparmio; un sistema di garanzie di tipo personale piuttosto che patrimoniale; un’attenzione prevalente nei confronti dei progetti delle organizzazioni del terzo settore.
Risulta essere possibile identificare tre categorie di fondi esistenti
-i fondi etici, basati sul criterio di evitare di finanziare le attività non in linea con l’etica di chi li promuove e/o di vincolare l’impiego dei risparmi alle imprese che dimostrano di ricercare il miglioramento dell’impatto sociale o ambientale della propria attività;
-i fondi del settore ambientale, che investono in imprese appartenenti al settore ambientale tradizionale, costituito da quattro principali tipi: gestione delle acque, riciclaggio dei rifiuti, tecnologie ambientali, recupero terreni abbandonati o consulenza ambientale;
-i fondi verdi, che investono principalmente tra le imprese che utilizzano energia pulita, nelle imprese agricole biologiche, nelle imprese di turismo ecologico e nelle imprese che offrono al dettaglio prodotti ecologici.
MAG – Mutue di Auto Gestione
Il progetto della banca “diversa” ha radici già a partire dagli anni ‘70 con la nascita delle MAG – Mutue di Auto Gestione, società cooperative che operano nell’ambito della finanza etica.
Obiettivo primario di una Mutua di Auto Gestione è quello di investire il denaro dei soci, che viene raccolto sotto forma di capitale sociale, per finanziare iniziative economiche autogestite: per esempio, offrire opportunità di finanziamenti etici e solidali oppure erogare prestiti con tassi d’interesse a condizioni di rientro vantaggiose. Una volta rientrati, i fondi vengono subito riutilizzati per nuovi finanziamenti o progetti.
L’organo principale è costituito dal Consiglio di Amministrazione, i cui membri vengono eletti durante le assemblee dei soci. Ogni socio ha diritto al voto e può partecipare sia alle assemblee periodiche sia alle riunioni del Consiglio; in questo modo viene garantita la massima trasparenza nell’ambito della gestione interna.
In seguito a provvedimenti legislativi contro il riciclaggio del denaro, le MAG hanno visto una limitazione della loro attività (per esempio a causa della necessità di dotarsi di un capitale sociale minimo di 1 miliardo, o a causa del divieto per le cooperative di raccogliere risparmio).
Le MAG sono state tra i fondatori del progetto per la costituzione della Banca Etica.
Banca Etica
La Banca Etica è un istituto bancario nato per supportare lo sviluppo di iniziative legate all’intervento nel sociale, capace di convogliare parte dei risparmi e delle disponibilità finanziarie dei cittadini verso un uso etico, rispettoso dell’ambiente, socialmente utile e a favore di quei progetti che mettono in primo piano le fasce deboli della popolazione.
I soggetti che possono beneficiare dei finanziamenti sono, dunque, la cooperazione sociale e le attività nel campo della tutela ambientale, della promozione dei diritti umani e culturali, della cooperazione internazionale e del Commercio Equo e Solidale. Sono esclusi invece finanziamenti a imprese che, ad esempio, producono armi o hanno legami con stati che non rispettano i diritti umani.
La Banca Etica offre alla propria clientela i normali servizi bancari, con tassi di interesse però leggermente più bassi rispetto a quelli delle altre banche.
Le Banche Etiche, come le Banche dei Poveri, operano spesso anche nell’ambito del microcredito, fornendo a clienti particolarmente disagiati prestiti di importo anche minimo e tassi di interesse molto bassi.
La Banca del Tempo
La “Banca del Tempo” è un’associazione i cui membri scambiano tempo e competenze. Ognuno può offrire un servizio e riceverne un altro. Le prestazioni sono valutate in termini di ore (per esempio, si può scambiare un’ora di lavori domestici con un’ora di giardinaggio).
In Italia l’esistenza delle Banche del Tempo è stata riconosciuta ufficialmente con l’articolo 27 della Legge 53/2000.
I principi ispiratori sono:
-il tempo come unità di misura e come forma di scambio alternativa al denaro;
-la parità delle prestazioni;
-la gratuità degli scambi.
Quando ci si iscrive a una Banca del Tempo (alcune richiedono il pagamento di una quota associativa) bisogna segnalare i servizi che si intendono dare e quelli che si intendono ricevere. Verranno rilasciati due blocchetti con matrice: uno per le ore date e uno per quelle ricevute. La Banca riceverà un “assegno” sia da chi ottiene la prestazione sia da chi la fornisce: in questo modo effettua un conteggio delle ore date e di quelle ricevute per ogni singolo socio.
Le prestazioni possono essere le più varie: dalla cura della casa e dei bambini, alle piccole manutenzioni, a consulenze di varia natura.