Il contratto a progetto di configura come un lavoro parasubordinato, ossia a metà tra un rapporto di lavoro dipendente vero e proprio e un lavoro autonomo. Si tratta dell’evoluzione normativa del co.co.co (contratto di collaborazione continuativa), permesso per la prima volta con la legge Treu e successivamente riconosciuto anche dalla legge Biagi.
Si ha un contratto a progetto, quando il lavoratore si impegna con il committente al raggiungimento di determinati obiettivi prefissati, ma senza dipendere dalle direttive di quest’ultimo, in termini di orari e di organizzazione, restando questi nella sfera di autonomia del lavoratore.
Da un punto di vista fiscale, il trattamento è oggi sempre più simile a quello previsto per i lavoratori dipendenti, differenziandosi, quindi, dalla tipologia del rapporto occasionale, quest’ultimo sottostante alla disciplina della ritenuta d’acconto del 20% e sgravato dalla contribuzione Inps, nei limiti previsti dalla legislazione e dalla circolare dell’Agenzia delle Entrate.
Come si fa a calcolare il compenso lordo e quello netto per un contratto a progetto? I passi da seguire sono del tutto simili a quelli previsti per un qualsivoglia altro tipo di contratto. Va detto che la contribuzione Inps a cui esso soggiace è diventata più pesante con le ultime riforme previdenziali. Ciò, al fine di assicurare al lavoratore a progetto un trattamento previdenziale futuro più dignitoso, visto che è assodato come questi contratti oggi abbiano sostituito del tutto, in molti casi, il rapporto di lavoro subordinato, non differenziandosene quasi affatto.
Per l’anno in corso, l’aliquota Inps applicato è del 28,71%, di cui un terzo a carico del lavoratore e i due terzi a carico del committente. Per cui, l’aliquota dovuta dal primo sarà del 9,57%. Questa sarà applicata al compenso lordo, ottenendo un importo, su cui va calcolata l’aliquota lorda Irpef, pari al 23%, ma dalla quale, a sua volta, va applicata la detrazione Irpef corrispondente. Il pagamento del contributo va alla Gestione separata Inps, che prevede un’aliquota inferiore per chi risulti essere al contempo iscritto anche alla Gestione ordinaria.
Il compenso netto sarà determinato, quindi, dalla differenza tra il compenso lordo pattuito e risultante in busta paga, la quota Inps a carico del lavoratore e l’Irpef netta. In formula: compenso netto = (compenso lordo – quota Inps lavoratore) x aliquota Irpef al netto delle detrazioni.
Dal calcolo, per semplicità, non stiamo tenendo in considerazione il contributo Inail, generalmente una percentuale molto bassa del compenso lordo, così come bisogna tenere in considerazione anche le addizionali comunali e regionali Irpef, le quali saranno applicate in sede di dichiarazione dei redditi e non mensilmente.
Quanto alla detrazione, si applica quella prevista per i redditi da lavoro dipendente, in quanto il contratto a progetto è considerato un reddito “assimilato”. Essa è pari a 1.880 euro all’anno per i compensi lordi fino a 8.000 euro, ma se il rapporto di lavoro è inferiore all’anno, bisogna rapportare tale cifra ai mesi per cui usufruirne. Tuttavia, per i contratti a tempo determinato, la detrazione minima non potrà essere inferiore a 1.380 euro.
Se il reddito lordo è superiore agli 8.000 euro all’anno e fino a 28.000 euro, la detrazione spettante sarà pari a 978 euro + il prodotto tra 902 euro e (28.000 euro/il reddito dichiarato – 20.000 euro).
Se il reddito lordo è superiore a 28.000 euro e fino a 55.000 euro, la detrazione ammessa è pari a 978, relativamente al rapporto tra reddito dichiarato e 55.000 euro – l’importo – 27.000 euro. Sottolineiamo che queste sono le nuove detrazioni previste dal TUIR con la legge di Stabilità 2014, applicabili, quindi, ai rapporti di lavoro dall’1 gennaio 2014.
Facciamo, a questo punto, un esempio pratico. Poniamo che Mario Rossi abbia un contratto a progetto per 6 mesi per un compenso mensile di 1.500 euro lordi. Quanto sarà il suo compenso netto?
L’aliquota Inps a carico del lavoratore (trattenuta dal committente) sarà pari al 9,57%, ossia 143,55 euro. Il 23% di aliquota Irpef lorda sarà pari applicata su (1.500 – 143,55) = 1.356,45 euro e pari a 311,98 euro. Da questi ultimi, però, dobbiamo detrarre la corrispondente detrazione. Poiché i 9.000 euro lordi previsti dal contratto semestrale sono superiori al limite del primo scaglione, ma inferiori a 28.000 euro, la detrazione sarà pari a: 978 + 902 x (28.000 /9.000 – 20.000) = 1.848,90 euro. Poiché questa è l’abbattimento spettante per l’intero anno, la detrazione mensile sarà uguale a 1.848,90 /12 = 154,07.
L’Irpef netta sarà, quindi, pari a 311,98 – 154,07 = 157,91 euro. Quest’ultima cifra si sommerà ai 143,55 euro del contributo Inps, per un carico complessivo di 301,46 euro. Il compenso netto, dunque, sarà pari a 1.500 – 301,46 = 1.198,54 euro.
Le addizionali comunali e regionali, come detto, andranno applicate in sede di dichiarazione dei redditi. Altro aspetto da sottolineare è che sempre con la presentazione del Modello Unico, il dichiarante potrà portare a detrazione eventuali spese ammesse per legge, abbattendo il carico fiscale. Ovviamente, i redditi dichiarati con il contratto a progetto si cumuleranno agli eventuali altri redditi e sulla base della differenza tra quanto già versato al Fisco e quanto si dovrebbe versare, il lavoratore potrebbe vantare un credito verso lo stato oppure un debito verso di esso. Nel primo caso avrà diritto a un rimborso Irpef, generalmente a distanza di almeno un anno dalla data di dichiarazione dei redditi (il 730 permette tempi più veloci, ma non è consentito con redditi da contratto a progetto). mentre nel caso in cui si risulti essere debitori, il saldo va effettuato contestualmente alla dichiarazione medesima.