La contestazione disciplinare è una lettera, redatta dal datore di lavoro in persona o dal responsabile del personale, che viene inviata al lavoratore per comunicargli che si è reso responsabile di uno o più atti o omissioni, ai quali deve essere posta fine, perché nel caso di comportamenti recidivi rischia sanzioni fino al licenziamento. Attenzione, quindi, perché la contestazione disciplinare può avere ad oggetto anche condotte non molto gravi, per le quali non vi è un’immediata prospettiva di licenziamento, se non nel caso di recidiva. Se fossero realmente gravi, il datore di lavoro provvederebbe immediatamente con l’invio di una lettera di licenziamento per giusta causa.
Detto questo, la contestazione disciplinare va ugualmente tenuta in massima considerazione dal lavoratore, che deve essere in grado di comprendere quali siano le ragioni del richiamo. La missiva deve contenere l’indicazione esatta del comportamento contestato o persino illegittimo, la richiesta esplicita di correggerlo e le eventuali conseguenze giuridiche a cui il lavoratore andrebbe incontro nel caso di recidiva. Vediamo come deve comportarsi il dipendente, nel caso di ricevimento di una simile lettera.
Per prima cosa, deve verificare se i fatti contestati siano reali o meno. Potrebbe accadere, per esempio, che il capo sia stato male informato o che abbia una visione distorta degli accadimenti, per cui sarebbe opportuno chiarire la vicenda. Il lavoratore può rispondere alla contestazione entro 5 giorni dal ricevimento della lettera, che gli deve essere fatta pervenire tramite raccomandata. La prima cosa che bisogna chiedersi è se bisogna riconoscere o meno i fatti contestati.
Iniziamo dal primo caso. Il datore di lavoro mi contesta uno o più fatti o omissioni. Decido di riconoscere l’errore. Vediamo cosa devo replicare e in che modo. Sarebbe preferibile farlo per scritto, così si ha una prova della risposta inviata. Il tono da utilizzare dovrebbe essere quanto più pacato possibile, anche perché si è nel torto. Bisogna riconoscere l’errore, limitarsi a spiegare il perché della condotta contestata, ma senza dare anche solo lontanamente l’impressione di volerla giustificare. Successivamente, bisogna chiudere la lettera, impegnandosi a porre fine alla condotta contestata e chiedendo scusa per i problemi arrecati e confidando nel prosieguo del rapporto di fiducia, essenziale perché un rapporto di lavoro vada avanti.
Facciamo un esempio pratico, il datore di lavoro mi contesta di arrivare in ritardo in ufficio e mi chiarisce che tale comportamento provoca problemi ai colleghi. Nella risposta che invierò alla lettera di contestazione, riconosco che tali ritardi esistono, sebbene non siano dipesi dalla mia volontà, ma sono stati la conseguenza della necessità di utilizzare mezzi pubblici per arrivare sul posto di lavoro, essendo momentaneamente non automunito. Aggiungo che riconosco quanto tali ritardi abbiano potuto creare disagi all’intero ufficio, chiedo per questo scusa e assicuro che non si verificheranno più, perché d’ora in avanti farò in modo di organizzarmi diversamente.
Come potete vedere, anche se in estrema sintesi, i toni utilizzati sono stati pacati, educati, rispettosi delle contestazioni e il senso generale della risposta è stato non solo di riconoscimento degli accadimenti contestati, ma pure di rassicurazione che non si avranno comportamenti recidivi.
Ma ricevere una lettera di contestazione non implica necessariamente di essere nel torto. Per una qualsiasi ragione, il datore di lavoro o chi per lui potrebbe essersi sbagliato, per cui non sono tenuto a riconoscere alcun errore, in quanto inesistente. Questo non significa, però, che la mia replica, sia essa per scritto o verbale, possa essere sopra le righe o poco rispettosa. Ricordati che il tuo primo dovere, quando il capo ti contesta un fatto, è di continuare a godere della sua fiducia, in modo da tenerti il posto di lavoro. Stai certo che se rispondi male, anche se hai ragione, alla prima occasione utile sarai messo alla porta.
Vediamo cosa fare, quindi, se la contestazione subita ha come oggetto un fatto non veritiero. Nella risposta, faccio notare con educazione che i fatti contestati non sono a me riconducibili o sono, addirittura, inesistenti. Bisogna trovare le parole e il modo, però, di fare passare il messaggio che il capo si è sbagliato, ma senza farlo sentire un idiota. Nel caso specifico, scrivo di essere assolutamente certo di non essere mai arrivato tardi sul lavoro e che, pertanto, è probabile che gli siano arrivate informazioni sbagliate o che vi sia stato un banale errore di persona. Nel caso in cui si timbra il cartellino all’ingresso, si ha la prova della propria ragione, per cui si può stare certi di essere nel giusto e che ciò sia dimostrabile. Concludo la lettera, scrivendo di essere disponibile a ogni chiarimento, in modo che il fraintendimento possa essere superato e di restare a disposizione per qualsiasi informazione utile a capire come sia stato possibile un simile errore. Anche in questo caso, quindi, massima attenzione a difendersi con toni rispettosi. Solo così avrai modo di chiarire realmente e di fare valere le tue ragioni.
Lettera di Contestazione Disciplinare