In questa guida spieghiamo come investire nell’acqua.
L’acqua è un bene di investimento che, essendo comune, è dato per scontato dalla maggioranza di noi, anche se non dovrebbe. Qualcuno l’ha già definita il nuovo petrolio, perché le sfide demografiche saranno abbastanza impegnative nei prossimi decenni e con l’aumento della popolazione mondiale, anche i consumi idrici saliranno. Stando all’ONU, la domanda crescerà dell’85% entro il 2035 e l’OCSE sostiene che entro il 2025, ovvero a breve, i due terzi della popolazione non godranno di un’offerta di acqua adeguata e certa.
Stando così le cose, bisogna interrogarsi se non sia il caso di investire in questo bene apparentemente di bassissimo valore, ma che in alcune zone del mondo già oggi è diventato così prezioso da scatenare conflitti regionali. Il modo più immediato per investire nell’acqua è certamente l’acquisto di un Etf. Si tratta di un fondo, che contrariamente a un comune fondo di investimento, si pone come obiettivo di replicare l’andamento dei titoli sottostanti, non di migliorarne la prestazione. Così l’iShares Global Water è un Etf, che replica l’andamento del Global Water 50, ovvero delle 50 azioni più liquide di società operanti su scala mondiale. Va detto, infatti, che l’acqua non è direttamente negoziata in alcuna borsa, per cui l’investimento è indiretto, nel senso che si acquisiscono le azioni delle società attive sul mercato idrico.
Questo Etf è realmente globale, visto che afferisce a società sottostanti che fanno riferimento per il 40% agli USA, il 20% al Regno Unito, il 15% all’Europa occidentale e più del 10% all’Europa orientale. Si consideri che molte realtà locali stanno da tempo anche in Italia privatizzando la gestione dell’acqua, perché nonostante la misura sia impopolare, essa è spesso l’unica soluzione per ammodernare la rete idrica, precondizione per potere efficientemente sfruttare l’acqua, che in alcune zone del Sud viene sprecata per quasi un terzo, a causa di tubature rovinate. Solo i privati posseggono i capitali necessari per investire nel settore, da questo devivano le privatizzazioni e le opportunità di crescita del mercato idrico, dato che molte delle società operanti sono quotate in borsa e si prestano, quindi, per essere oggetto di investimento da parte anche del piccolo risparmiatore.
Secondo l’OCSE, entro il 2030 saranno investiti nell’ammodernamento della rete idrica ben 17.700 miliardi di dollari, una cifra immensa, pari quasi al pil degli USA, che fa capire di quali opportunità si apriranno per quanti già da oggi vogliano entrare su questo mercato. Un grafico di Bloomberg del 2015 metteva in evidenza come 5 Etf che investono sull’acqua avessero reso mediamente intorno al 50% in un arco di tempo di due anni. Chiaramente, l’investimento nel settore idrico è anche esposto a rischi. Il primo è che le società private, concessionarie della gestione da parte degli enti pubblici, generalmente sono molto indebitate, perché prima di generare reddito per i soci, devono effettuare investimenti importanti. La conseguenza è che queste società si espongono alle turbolenze del mercato, specie nelle fasi di aumento dei tassi. Essendo, infatti, gravate da passività, queste tendono a crescere man mano che sono rinnovate alla scadenza a costi maggiori, erodendo i margini di profitto e anche il prezzo delle azioni eventualmente acquistate. Se si investe in un Etf, le quote di questo ne risentiranno in uguale misura, essendo semplici replicanti delle azioni sottostanti.
Un altro rischio da non sottovalutare è che la gestione privata dell’acqua è molto interconnessa alla variabile politica. In molti casi, cambi di amministrazioni locali o nazionali e interventi legislativi restringono da un momento all’altro le possibilità per le società non pubbliche, inducendo all’uscita dal business coloro che vi avevano investito e in qualche caso anche subendo queste una perdita. Oltre a questi due rischi, vi è un altro, quello legato al cambio. Visto che un Etf replica le azioni di società con sedi in svariate località del pianeta, queste maturano ricavi e utili in valute anche diverse dalla nostra, con la conseguenza che se si deprezzassero tra la data dell’investimento e quella del disinvestimento, in termini di euro le azioni delle società sulle quali abbiamo puntato varrebbero di meno e abbiamo subito così una minusvalenza, anche qualora i risultati del settore fossero positivi.
In definitiva, l’acqua è un bene di investimento, per il semplice fatto che trattasi di una risorsa scarsa, contrariamente al pensiero comune, secondo cui sarebbe illimitata. Con il passare degli anni, i consumi aumentano, anche per effetto dell’industrializzazione crescenti in nuove aree del pianeta, oltre che per la crescita della popolazione, ma l’offerta è tendenzialmente la stessa, per cui cresceranno pressioni sui prezzi e necessità di nuovi investimenti, che le società private saranno tenute a sostenere al posto degli enti pubblici, a corto di risorse. La conseguenza è che è un investimento di lungo periodo interessante e con rendimenti potenzialmente molto allettanti.