A differenza delle attese, la ripresa dell’economia nell’Eurozona quest’anno non c’è stata. Tuttavia, i corsi azionari sono saliti e così anche i prezzi delle obbligazioni private e governative, il che implica che sono diminuiti contestualmente i rendimenti, spesso crollati ai minimi storici, come nel caso dei titoli di stato, italiani compresi.
Per comprendere come barcamenarsi sui mercati nel 2015, bisogna considerare un fattore prima degli altri: la Federal Reserve inizierà ad alzare i tassi negli USA, dopo avere posto fine agli stimoli monetari, mentre la BCE dovrebbe aumentare questi ultimi, probabilmente avviando un programma di acquisti dei titoli di stato e dei bond privati.
Da queste premesse ricaviamo che i prezzi dei bond dovrebbero scendere negli USA e crescere nell’Eurozona, anche se al contempo il dollaro dovrebbe continuare ad apprezzarsi nei confronti delle altre valute, euro incluso. Bisogna, poi, tenere presente che ai livelli attuali, i rendimenti dei bond governativi italiani diventano appena interessanti solo per il tratto della curva delle scadenze a lungo termine. Un decennale attualmente rende il 2% lordo, che al netto delle imposte diventa l’1,75%, senza contare le commissioni bancarie e l’inflazione. In termini reali, parliamo di rendimenti appena positivi.
Rispetto al rally dell’ultimo anno, però, la crescita dei prezzi delle obbligazioni e delle azioni nell’Eurozona sarebbe più limitata, dati i livelli molto alti a cui sono giunti già.
Ovviamente, questo è un discorso generico, perché occorre distinguere tra bond e bond e tra azioni e azioni. Per esempio, se la ripresa dell’economia dovesse attecchire, se ne dovrebbero giovare i corsi delle società di largo consumo, quotate nelle piazze finanziarie europee.
Il consiglio, come sempre, è di diversificare il portafoglio di investimenti, puntando ai titoli di società appartenenti a diversi settori e con operatività in ambiti diversi del pianeta.
Il comparto azionario italiano, ad esempio, offre maggiori potenzialità rispetto a quello degli altri paesi dell’Eurozona, perché è stato tra i più colpiti in questi anni di crisi e perché mostra un rapporto tra prezzi e utili più basso, ossia si rivela più sottovalutato di altri. Va anche detto, però, che lo stato dell’economia del nostro paese è il meno dinamico di tutta l’Eurozona, in questi anni.
In ogni caso, bisogna sempre considerare il rapporto tra prezzi e dividendi attesi, rispetto sia alla media del settore di appartenenza della quotata, sia alla media storica degli ultimi X anni della medesima, al fine di capire se il titolo sia sopravvalutato o sottovalutato.
Nel caso di ripresa robusta dell’economia italiana (scenario poco probabile, allo stato attuale), la scommessa più interessante riguarderebbe i titoli bancari, i più penalizzati a Piazza Affari, a causa delle criticità del mercato del credito e del boom delle sofferenze. Molto redditizi, ad esempio, appaiono le loro obbligazioni, ma che in molti casi sono il riflesso dell’elevato rischio, specie nel caso dei cosiddetti co.co.bond o bond ibridi, ossia delle obbligazioni convertibili dalla banca a sua discrezione, al verificarsi di determinati eventi, come un calo della patrimonializzazione al di sotto di determinati indici prestabiliti. E’ importante, quindi, acquistare tali titoli, solo se si è inclini al rischio.
I beni-rifugio come l’oro potrebbero risentire negativamente dell’apprezzamento del dollaro, in quanto il metallo è quotato proprio in dollari. La domanda dovrebbe continuare ad essere sostenuta anche nel 2015, grazie alle richieste dell’Asia, ma grosse variazioni non sembrano ipotizzabili, sia perché non si avverte una nuova crisi finanziaria in stile 2008, sia anche perché l’inflazione viene stimata bassa in tutte le economie principali del pianeta, cosa che spinge poco gli investitori a puntare sull’oro per tutelarsi da un rialzo atteso dei prezzi.
Per i più avvezzi con i mercati potrebbe consigliarsi di puntare sulle valute estere, che nel corso del 2015 potrebbero subire anche potenzialmente grosse variazioni. Ad esempio, nel caso in cui le tensioni tra Russia e Occidente si raffreddassero, il rublo potrebbe risalire dalla seconda metà dell’anno prossimo, dopo avere perso già il 30% quest’anno.
Un apprezzamento potrebbe aversi anche con la lira turca, che già da qualche mese mostra segni di ripresa, dopo il collasso di inizio anno. I titoli di stato a 2 anni di Ankara, relativamente molto sicuri, denominati in lire turche, rendono intorno all’8%, che sommato al guadagno in conto capitale, per effetto della probabile rivalutazione del cambio, potrebbe dare un ritorno a 2 cifre.
Al contrario, chi avesse posizioni sul mercato giapponese, dovrebbe ipotizzare un’uscita, dato che lo yen potrebbe con molta probabilità continuare a scendere nei confronti dell’euro e quasi certamente contro il dollaro.
Quanto al mercato immobiliare, una vera ripresa non sembra alle porte, anche se nel 2015 potrebbe concretizzarsi l’arresto della caduta delle compravendite e dei prezzi. Le prime sono scese ormai ai livelli di metà anni Ottanta. Parliamo di un mercato molto variegato di città in città e che varia da segmento a segmento (case, uffici, appartamenti, etc.), per cui non è possibile fare un ragionamento generale, anche per le frequenti variazioni legislative sul fronte della tassazione. In ogni caso, la riduzione dei valori immobiliari e la prospettiva di una prossima loro ripresa potrebbe incentivare l’acquisto di immobili.