La crisi finanziaria del 2008 ha ancora, per certi versi, una sua influenza sui mercati e continua a determinare le scelte degli investitori, siano essi piccoli o grandi.
Generalmente, quando esplode una crisi sui mercati finanziari, gli investimenti si spostano dagli asset più a rischio (azioni, derivati, etc.) a quelli a reddito fisso (bond pubblici e privati), nonché in beni-rifugio, come oro, argento.
Questa fase sembra abbondantemente superata, nel senso che sia nel 2013 che nel 2014, il mercato azionario ha ripreso nuovamente a crescere un po’ ovunque nel mondo, mentre si sono sgonfiate le quotazioni dell’oro, che avevano toccato il massimo storico di 1.921 dollari l’oncia, nel corso della seduta del 6 settembre del 2011. Adesso, il metallo si aggira sui 1.200 dollari.
Un elemento fondamentale per investire bene oggi, quando ancora la crisi non è stata superata, specie nell’Eurozona, è di azzeccare i movimenti dei tassi. Negli USA, probabilmente dalla metà del 2015, la Federal Reserve inizierà ad alzare i tassi e ciò determinerà un rialzo dei rendimenti dei bond pubblici e privati, non solo americani, ossia un corrispondente abbassamento dei prezzi.
Poiché una regola fondamentale del mercato è di comprare a prezzi bassi e di vendere a prezzi alti, ciò implica che al momento non sarebbe consigliabile tuffarsi sul mercato obbligazionario, che oltre tutto offre rendimenti bassissimi, spesso ai minimi storici. Converrebbe, invece, discernere tra le varie borse e puntare sui titoli azionari più sottovalutati, laddove la convenienza è espressa principalmente dal rapporto tra i relativi prezzi e i dividendi, rispetto alla media storica degli ultimi X anni.
Attenzione al mercato americano, che stando proprio a questi indicatori, sembrerebbe in molti casi sopravvalutato o quanto meno a prezzi abbastanza elevati. Non così si direbbe della borsa italiana e, in generale, delle piazze finanziarie dell’Eurozona.
Ovviamente, all’interno di un portafoglio di investimenti, tenendo presente la cifra in oggetto, una quota dedicata ai bond potrebbe risultare interessante, magari puntando sulle obbligazioni di paesi di cui si prevede verosimilmente un apprezzamento della valuta. Ad esempio, è il caso dei bond turchi, dai rendimenti relativamente elevati (8-9% per la scadenza a 2 anni), quando si potrebbe desumere che la lira turca potrebbe apprezzarsi nei prossimi mesi e anni. Evitare, invece, le obbligazioni “high yield” delle compagnie petrolifere, che potrebbero affrontare una fase di difficltà finanziarie, dovuta al calo delle quotazioni del greggio, contestualmente all’aumento dei costi di estrazione.
Stesso discorso per i bond bancari. Qui, è importante che non ci si faccia attirare dalle cedole elevate staccate da qualche istituto anche italiano, perché sono la contropartita di un rischio tendenzialmentealto e di meccanismi più complessi di rimborso del capitale.
Discorso a parte merita l’oro, che come detto, tende ad apprezzarsi nei momenti di crisi, perché funge da rifugio per gli investitori di tutto il pianeta. Al momento, il metallo soffre dell’apprezzamento del dollaro, valuta in cui sono espresse lesue quotazioni. Al contempo, però, la domanda di oro in Asia (Cina, India e Russia) è elevata e questo potrebbe rinvigorire i prezzi, specie se la banca centrale svizzera sarà costretta da un referendum di fine novembre a comprare lingotti per un quantitativo non inferiore al 20% delle sue riserve. Dalle analisi più diffuse, potremmo desumere cheil corso dell’oro potrebbe risultare stagnante o in calo nel medio termine, mentre potrebbe salire negli anni successivi, grazie alla domanda asiatica.
In tema di investimenti, poi, non può mancare un riferimento al mercato immobiliare, tradizionalmente molto importante in Italia. Stando al trend degli ultimi anni, potremmo sospettare che i prezzi degli immobili siano scesi ai minimi e che nei prossimi trimestri, se la congiuntura economica del nostro paese dovesse migliorare, siano destinati a crescere. Per questo, potrebbe essere questa la fase per entrare sul mercato e per acquistare, anche se con ogni probabilità i valori risulteranno stabili o solo in lieve crescita ancora per un po’.
Infine, un accenno all’investimento in valute straniere. E’ essenziale comprendere i meccanismi che determinano nel tempo l’apprezzamento o il deprezzamento di una valuta, ossia le politiche delle banche centrali e i fondamentali delle economie. L’euro dovrebbe tendenzialmente perdere valore nei prossimi mesi, per via della politica monetaria ancora più accomodante annunciata dalla BCE. Per contro, il dollaro dovrebbe apprezzarsi, così come la sterlina inglese, mentre lo yen giapponese potrebbe continuare a perdere quota contro le principali valute.
Quanto alle valute delle economie emergenti, il discorso varia da paese a paese. Il rublo è atteso in sofferenza fino alla metà dell’anno prossimo, così come il real brasiliano potrebbe apprezzarsi o deprezzarsi, a seconda della capacità della banca centrale di abbassare l’inflazione e del governo di attrarre nuovi capitali dall’estero. La rupia indiana potrebbe apprezzarsi, sotto la guida del premier Narendra Modi, che si è mostrato più intenzionato a lottare contro l’inflazione. E le valute dei paesi scandinavi non dovrebbero, nel complesso, mostrare grosse variazioni contro l’euro, perché le banche centrali del Nord Europa hanno ancorato in via informale le loro corone all’euro, per evitarne un eccessivo apprezzamento.