In questa guida spieghiamo come investire in Romania
La Romania è diventata negli ultimi anni, grazie all’ingresso nella UE, una porta per entrare nel mercato unico europeo. Il paese da 21 milioni di abitanti gode di una posizione strategica nel Vecchio Continente, permettendo la comunicazione tra Europa e Russia, Oltre che tra Nord e Sud. Esso vanta una forza lavoro abbastanza qualificata, oltre che notevoli risorse idriche, minerarie e agricole. Notevoli i tassi di crescita dall’inizio del nuovo millennio, grazie agli ingenti investimenti esteri e alla delocalizzazione di molte imprese, italiane incluse, attirate dal costo del lavoro relativamente basso. Ancora oggi, nonostante i notevoli progressi dell’ultimo quindicennio, un lavoratore rumeno percepisce mediamente sui 350 o 400 euro mensili, circa un terzo o un quarto di un suo collega italiano.
Sono tante le ragioni per investire in Romania. Come anticipato, si può aprire un’impresa qui, avendo a disposizione forza lavoro relativamente economica e condizioni fiscali e normative agevolanti. Si tenga conto, per esempio, che in qualità di membro UE, Bucarest riceve ogni anno miliardi di finanziamenti europei finalizzati alla coesione economica tra gli Stati e nei fatti è diventata una delle percipienti nette. Molto bassa l’imposizione fiscale, specie se raffrontata a quella italiana, i redditi delle persone fisiche e gli utili delle persone giuridiche scontano un’aliquota fissa del 16%, ovvero si paga appena un sesto del reddito netto percepito, quando i contribuenti più fortunati in Italia arrivano a versare al Fisco quasi la metà. Addirittura, le micro imprese pagano appena l’1 o 3% in Romania.
Vediamo in quali settori investire in Romania. Molte imprese italiane sono attive da tempo nel campo della meccanica e delle attrezzature industriali. In particolare, la metalmeccanica impiega 300.000 operai e costituisce un quinto della produzione industriale nazionale, oltre che un quinto anche delle esportazioni rumene. Nonostante ciò, solo nei prossimi anni, in seguito ai sostenuti ritmi di crescita, la Romania potrà tornare ai livelli di fine anni Ottanta e inizio anni Novanta per la metalmeccanica, quando si attestavano ai massimi storici.
Altro settore interessante è quello agricolo, perché il territorio rumeno risulta il più coltivato in Europa, in rapporto alla sua entità complessiva. Gli stranieri detengono oltre il 5% della superficie complessiva e l’Italia primeggia con una percentuale del 23%. I terreni agricoli possono essere acquistati direttamente da stranieri solo dal 2014 e quelli edificabili dal 2012, senza passare per la costituzione di una società in loco, come era prima. Per il nostro paese c’è di positivo anche il crescente interesse per la cucina mediterranea, ovvero per prodotti della nostra tradizionale nazionale, come olio di oliva, pasta, vino e formaggi. Molto richiesti sono i grandi marchi dell’abbigliamento made in Italy, specie nelle grandi città.
Interessanti anche le prospettive per il settore immobiliare. I prezzi degli immobili sono ancora oggi bassi, in relazione ai livelli occidentali e la ricostruzione ha portato a una rivalutazione dei valori, con conseguente realizzazione di notevoli plusvalenze. Lo stesso discorso vale per i terreni agricoli, il cui costo medio di acquisto oggi è mediamente di un quinto rispetto ai livelli occidentali, ovvero sui 2000 o 5000 euro per ettaro. Le società attive nel settore agricolo per la legge rumena devono pagare le imposte sul terreno, quelle sul reddito delle persone fisiche, quelle sugli utili, sui dividendi e altri contributi.
In genere, dalla data della richiesta, l’apertura di una società avviene entro 30 giorni. Insomma, una certa burocrazia esiste anche in Romania, retaggio del suo passato. Aspetto importante da comprendere è che la ragione essenziale per la quale spostarsi qui a fare impresa non dovrebbe essere la carenza di capitali disponibili per l’Italia. Ovvero, non bisogna convincersi che investire 20000 o 30000 euro in Romania sia condizione sufficiente per arrivare al successo. Il paese è sempre più all’avanguardia, infatti, nel settore dei servizi, della meccanica di precisione, della tecnologica, dell’agroalimentare e della produzione di energia e nella logistica. Pertanto, serve un progetto chiaro per ambire a fare fruttare l’investimento e anche capitali relativamente abbondanti.
Le imprese con capitale italiano in Romania ammontano a circa 10.000 unità e distribuite quasi perfettamente tra i vari settori. Attenzione, però, perché controllare a distanza l’andamento della propria attività si è rivelata una scelta molto complicata per quelli che l’hanno adottata, nonostante ai giorni nostri vi sarebbero le condizioni tecnologiche per farlo. Ne consegue che servirebbero scelte drastiche, come trasferirsi in Romania, per investire con successo in una qualche attività produttiva, anche perché delegare a persone non direttamente controllabili può risultare un problema per l’efficienza gestionale. Di positivo c’è che la lingua rumena risulta di facile apprendimento per noi italiani, così come l’integrazione nel paese straniero avviene senza eccessive difficoltà. Il consiglio, in ogni caso, è di aprire battenti per la produzione finalizzata alle esportazioni, evitando di fossilizzarsi sulle vendite per il solo mercato interno.