In questa guida spieghiamo come investire in Finlandia.
La Finlandia è una delle economie più avanzate al mondo, anche se negli ultimi tempi risente negativamente della perdita di competitività e dalla crisi del legno, conseguente al crollo delle vendite di materiale cartaceo con il successo del digitale.
In ogni caso, investire in Finlandia resta ancora una prospettiva allettante per svariate ragioni. Come prima cosa, l’apprezzabile stabilità politica, che rende l’economia finnica gestita bene e non soggetta a rischi sul fronte delle scelte di governo. Inoltre, la popolazione di questo stato scandinavo è molto progredita culturalmente, per cui le imprese possono godere di una manodopera assai qualificata. Infine, il paese è all’avanguardia nel settore dell’high tech, questo costituisce l’ossatura del tessuto industriale della Finlandia, per cui qui vi è il clima ideale per aprire una start up.
Un aspetto non meno importante è la notevole apertura di Helsinki ai capitali stranieri. Chiunque ha la possibilità di aprirvi un’impresa, a prescindere dalla nazionalità, a patto che almeno uno dei membri della società di persone sia residente nell’area economica Europea. Se si tratta di aprire una società giuridica, invece, bisogna che il domicilio del fondatore sia in uno dei paesi SEE. Il SEE comprende tutti i membri dell’Unione Europea, oltre a Islanda, Liechtenstein, Svizzera e Norvegia.
Le forme societarie più diffuse nel paese sono le srl, società a responsabilità limitata, dette in lingua locale osakeygtio Oy e le spa, società per azioni, chiamate osakeyhtio Oyj. Per aprire una società per azioni è necessario un capitale minimo di 80.000 euro, inferiore ai 100.000 euro imposti in Italia. Inoltre, bisogna che il consiglio di amministrazione sia composto da almeno tre membri e che vi sia il direttore generale. I bilanci devono essere per legge certificati, mentre l’imposta forfettaria vigente sulle società è del 26%, in linea con la tassazione in altri paesi dell’Eurozona e UE. Non vi è l’obbligo, invece, di quotarsi alla Borsa di Helsinki, che peraltro è di dimensioni ridotte.
Quanto alle società a responsabilità limitata, vi sono anche in questo caso alcuni obblighi, vi devono essere almeno un amministratore e un vice, mentre l’obbligo legale di certificazione dei bilanci scatta quando la società fatturi almeno 200.000 euro all’anno o disponga di un bilancio totale di oltre 100.000 euro e di almeno 3 dipendenti. Anche in questo caso, l’imposta forfettaria è del 26%. Srl e spa non sono le uniche vesti societarie presenti in Finlandia. Esistono anche la partnership generale limitata, la piccola società privata e la filiale.
Come abbiamo avvertito all’inizio, il paese scandinavo, l’unico a fare parte dell’Eurozona in Scandinavia, non è all’apice della sua forza economica, a causa di una perdita piuttosto evidente di competitività e di una scarsa liberalizzazione del mercato del lavoro, che presenta ancora forme di rigidità tipiche anche del Sud Europa. Si consideri anche, poi, che la disoccupazione è relativamente bassa, per cui non è sempre facile trovare la manodopera di cui si ha bisogno, se l’intento è di aprire un’attività. Fate anche attenzione al tipo di impresa che vorreste eventualmente aprire, perché, trattandosi di un paese con una popolazione molto istruita, vi risulterebbe difficile attingere a lavoratori poco qualificati. Infine, gli stipendi sono relativamente alti, per cui se la vostra attività necessità di molta manodopera e non vi sono ragioni specifiche per aprirla proprio in Finlandia, meglio sarebbe puntare forse altrove.
Il consiglio è, poi, di affidarvi a un esperto, per evitare disguidi legali, in relazione alle procedure burocratiche necessarie per aprire un’impresa. Violare norme fiscali o amministrative non è preso alla leggera in questo paese e si potrebbe incorrere in sanzioni piuttosto severe.
Dicevamo, che la Finlandia è un paese noto per il suo progresso tecnologico e si presta per questo bene per la nascita di start up, che non a caso sono qui molto numerose. Chiaramente, è necessario fare attenzione a cosa si finanzi, ma le probabilità di successo vengono stimate intorno al 15%, una percentuale non così bassa come si pensa. Il governo sostiene finanziariamente diversi acceleratori di impresa, sostenuti anche da imprese private. Il fondo Finvera contribuisce a far nascere molte iniziative imprenditoriali locali, ma per un investitore straniero potrebbe risultare maggiormente comodo starsene seduto a casa propria, puntando a partecipare agli utili di una futura società di successo, attraverso il metodo del crowdfunding, ovvero del finanziamento in rete di progetti imprenditoriali. Si può essere finanziatori in qualità di creditori, ma anche di soci, grazie all’equity crowdfunding, con il quale si acquistano quote della società. Come per qualsiasi altro investimento, nemmeno in questo caso abbiamo certezza di un ritorno soddisfacente, né possiamo escludere di perdere fino al 100% del capitale investito, ma si potrebbe minimizzare il rischio, ad esempio, puntando sulle start up partecipate da fondi e società, in quanto evidentemente ne riscuotono la fiducia.