Sicuramente ti è capitato di andare a un colloquio di lavoro e il selezionatore ti ha indicato il salario lordo mensile o annuale e recandoti a casa ti sarai chiesto a quanto corrisponda di netto, o hai letto un annuncio di lavoro, dove compare segnalato il RAL, ovvero la retribuzione annua lorda, ma nulla viene detto di quella netta.
Il problema si pone, in particolare, per un paese come l’Italia, dove la differenza tra lordo e netto tende ad essere persino più marcata che altrove per effetto del cuneo fiscale, l’ammontare delle imposte e dei contributi pagati dall’impresa e che non vanno a fare parte del salario effettivamente percepito dal lavoratore di mese in mese.
Il dato si complica se il lavoro che stai prendendo in considerazione non è nemmeno di 40 ore settimanali o full time, ma part time. Iniziamo con lo specificare un elemento importante, un salario lordo di un certo numero di euro al mese per un full time di 40 ore a settimana non equivale necessariamente a una retribuzione netta dimezzata per un part time di 20 ore. Ciò, in conseguenza del fatto che con l’aumentare del reddito da lavoro, le aliquote Irpef salgono e con esse l’incidenza delle imposte. Per esempio, su un reddito annuo lordo di 15.000 euro si sconta un’aliquota del 23%, mentre su uno di 30.000 euro lordi si ha il pagamento di un’aliquota del 38% per la parte eccedente i 28.000 euro. In pratica, sui primi 15.000 euro si verseranno al fisco 3.450 euro, mentre su 30.000 euro si avrà il seguente calcolo, 0,23 x 15.000 + 0,27 x (28.000 – 15.000) + 0,38 x (30.000 – 28.000) = 7.720 euro. Senza tenere in considerazione altri calcoli, che ora vedremo, otteniamo che il salario netto di chi percepisce 15.000 euro lordo all’anno sarebbe di 11.550 euro (15.000 – 3.450), mentre quello di chi percepisce il doppio sarebbe di 22.280 euro (30.000 – 7.720), ovvero meno del doppio del primo. Se l’aliquota Irpef fosse rimasta esattamente del 23%, il netto su 30.000 euro lordi annui sarebbe stato di 23.100 euro.
Il discorso si complica, in verità, per effetto delle detrazioni fiscali. A parte quelle tipicamente soggettive, troviamo una detrazione abbastanza importante e che riguarda i percipienti di redditi da lavoro dipendente. Sui primi 8.000 euro lordi, nessuna Irpef è dovuta, tranne, eventualmente le addizionali comunali e regionali, altro fattore di complicazione nei calcoli, mentre le aliquote iniziano ad agire per i redditi superiori a tale soglia. Tuttavia, l’effetto della detrazione sui primi 8.000 euro si riduce quando il reddito dichiarato sale.
Ignorando per semplicità di calcolo tale incognita, concentriamoci su un altro aspetto e cerchiamo di capire se il reddito annuale lordo include anche la quattordicesima. Chiaramente, la tredicesima è scontata, essendo prevista obbligatoriamente per legge. Assumiamo che il RAL sia di 12.000 euro lordi. Se include la quattordicesima, bisogna effettuare la seguente divisione, 12.000 / 14 = 857,14 euro. Questo sarà lo stipendio lordo mensile. In realtà, devi tenere conto dell’aliquota Irpef del 23%, per cui lo stipendio mensile netto scende a 660 euro. Non è finita, perché bisogna tenere conto anche dei contributi Inps, che su 12.000 euro sono di 1.067 euro all’anno a carico del solo lavoratore, ovvero più di 76 euro al mese per 14 mensilità. Pertanto, il netto scenderebbe ancora a meno di 584 euro, senza considerare gli altri contributi, come quelli dovuti Inail.
Vediamo cosa succede se il RAL che è stato fornito in sede di colloquio o che è stato trovato nell’annuncio è legato alle 40 ore settimanali, mentre sarebbero lavorate solo 24 euro a settimana. Il mio part time corrisponderebbe al 60% di un full time, ma non è detto che anche lo stipendio netto sarà il 60% di quello previsto per le 40 ore, perché per il discorso sopra esposto sulla progressività delle aliquote Irpef, potrebbe accadere che riducendosi l’orario di lavoro e il reddito lordo percepito, questo ricadaa nella nuova ipotesi in uno scaglione di reddito più basso. Per esempio, se il full time prevedesse un RAL di 30.000 euro, come visto sopra si dovrebbero scontare tre aliquote Irpef, 23% sui primi 15.000 euro, 27% tra 15.001 e 28.000 euro e 38% tra 28.001 e 30.000 euro, mentre per un lavoro part time di 24 ore a settimana, si dovrebbero percepire 18.000 euro, i quali sconterebbero il 23% sui primi 15.000 euro e il 27% sugli ultimi 3.000 euro. Mentre nel primo caso, l’aliquota media effettiva nazionale si attesterebbe al 25,7%, nel secondo scenderebbe al 23,7%, segnalando che il salario netto mensile sarebbe in proporzione più alto. Risulta essere la nota ragione per cui spesso ai lavoratori non conviene fare tanto straordinario, perché il beneficio percepito in busta paga, nel caso scattassero le più alte aliquote, tenderebbe ad abbassarsi, nonostante il sacrificio compiuto, rinunciando al tempo libero.