In Italia, le prime erboristerie sono nate negli anni Settanta, quando avevano ancora pochi clienti. Già una decina di anni dopo, però, vi è stato un vero boom, che negli ultimi tempi è visibile a colpo d’occhio, conseguenza dell’aumento medio annuo di prodotti naturali del 40%, un ritmo di crescita davvero incredibile.
Di conseguenza, la platea della clientela è diventata molto più vasta e anche col crescere dei punti vendita, il numero degli acquirenti tende ad aumentare ancora di più, di fatto aumentando la redditività di ognuno di essi.
La ragione essenziale di tale successo è dovuta alla maggiore consapevolezza negli anni da parte degli italiani della necessità di dedicare più attenzione alla proprio fisico, oltre che di evitare un uso intenso di farmaci. Questi ultimi, oltre tutto, a causa dei continui tagli alla sanità, sono diventati sempre più costosi e meno accessibili alle tasche di tutti, per cui anche il profilo economico, la possibilità di risparmiare, sta spingendo molti più italiani a ricorrere ai prodotti naturali, vuoi anche per integrare o prima di essere costretti ad assumere sostanze chimiche medicinali.
Aprire un’erboristeria può essere un affare, specie se ricorrono determinate condizioni. Anzitutto, il punto vendita non necessita di norma di una superficie vasta, dato che bastano pochi scaffali in cui sono posizionati i prodotti. Ciò rappresenta già un risparmio, sia in termini di canone d’affitto, che sale al crescere dei metri quadrati dell’immobile locato, sia delle tasse locali, come la ex TARSU, sia anche per la gestione stessa dell’esercizio.
Nemmeno l’arredamento è complesso, in quanto serve essenzialmente esporre i prodotti senza particolari abbellimenti. E’ ovvio che se si ha la disponibilità finanziaria si può anche ipotizzare un allestimento più ricco, ma non sarebbe determinante per il successo dell’attività.
Una domanda che viene posta spesso quando ci si accinge ad aprire un’erboristeria è: ma serve un qualche titolo di studio, come la laurea. La risposta è no. Questo, però, non significa che si possa aprire un punto vendita del genere senza le necessarie conoscenze, perché si rischia di allontanare sin dall’inizio i clienti, che solitamente sono abbastanza preparati nel campo, trattandosi di persone che fanno uso dei prodotti naturali già da parecchio tempo o, in ogni caso, di gente che si approccia a questo mondo dopo un’attenta preparazione, acquisita a volte anche con la frequentazione di corsi medici, etc.
D’altronde, non si tratterebbe di un requisito specifico per i titolari di un’erboristeria: la conoscenza approfondita del prodotto che si vende al cliente è l’ingrediente essenziale per il successo di qualsiasi attività. Inoltre, un titolare ben informato ha la possibilità di scegliere dai fornitori solo i prodotti migliori, oltre che di rispondere alle domande e curiosità di chi entra in negozio.
Quanto ai beni che vi si possono vendere, parliamo di integratori alimentari, tisane, fragranze profumate, fitoterapici e cosmetici strettamente preparati a base di erbe, quindi, prodotti naturali e non chimici.
Un altro motivo per cui si potrebbe optare per aprire un’erboristeria consiste nelle spese contenute per il personale. Non è necessario tenere nel punto vendita svariati dipendenti, anzi potrebbe anche essere sufficiente la presenza del solo titolare, al limite coadiuvato da un assistente part time.
Se così fosse, dunque, le spese di gestione del negozio sarebbero essenzialmente quelle relative al pagamento della bolletta della luce, dell’acqua, della ex TARSU, dei prodotti acquistati e delle imposte connesse al reddito maturato nell’anno.
Attenzione alla scelta che si compie all’atto della decisione dell’apertura. Se s’intende vendere solo prodotti non alimentari, non solo non è necessario un titoli di studio, ma l’attività è equiparata a quella dei normali negozi e, quindi, disciplinata dal Decreto Legislativo del 31 marzo 1998, n.114.
Se, al contrario, si vogliono vendere anche prodotti alimentari, bisogna essere in possesso di almeno uno dei due requisiti
-Avere partecipato a un corso professionale per il commercio nel settore alimentare, superando la prova finale. Questi corsi sono organizzati dalle regioni e consentono al frequentante di acquisire le norme vigenti sulla salute e le nozioni su come conservare e trasformare gli alimenti.
-Essere stati titolari di un negozio di vendita di prodotti alimentari o dipendenti qualificati di aziende attive nel settore alimentare per almeno due degli ultimi 5 anni prima del corso.
I costi lievitano, nel caso in cui all’erboristeria si desidera affiancare anche un laboratorio per la preparazione di miscele da piante officinali. In questi casi, oltre a dovere necessitare dell’autorizzazione del Ministero della Salute, è obbligatorio essere in possesso della Laurea in Farmacia o in Tecniche Erboristiche.
Infine, si può optare per l’apertura di un’erboristeria in franchising, cosa che abbatte, in particolare, i costi pubblicitari, perché si potrebbe usufruire della comunicazione messa in atto dalla società, oltre che della sua fama. In ogni caso, un negozio di 50 metri quadrati necessita non più di 15.000 euro in media per l’apertura non in franchising, mentre il costo sale anche a oltre 100.000 euro, se è incluso il laboratorio.