gli ultimi anni, la crisi economica ha spinto molti italiani, specie giovani, a mettersi in proprio, essendo venuta in molti casi meno la probabilità di trovare altrimenti un lavoro. Una delle attività storicamente più floride nel nostro paese è quella di un bar. Trattasi di un locale, che va oltre a un semplice punto di ristoro per prendere un caffè o fare colazione alla mattina o per l’acquisto di pezzi di tavola calda, ma rappresenta un punto di incontro per gli italiani, un passaggio quotidiano obbligato per milioni di persone, utile anche solo per scambiare qualche battuta o per incontrare gli amici.
Come ogni attività imprenditoriale, l’apertura di un bar richiede l’investimento di un certo capitale. Quanto dipende dal tipo di locale che intendiamo aprire e da cosa intendiamo vendere al suo interno. In effetti, la definizione di bar sarebbe generica, ci si potrebbe limitare a fare e servire il caffè, a sfornare cornetti, a vendere gelati artigianali e/o preconfezionati, a cucinare anche primi e secondi piatti, a servire pasti freddi e ancora a produrre e servire dolci o tavola calda.
Sono svariate le combinazioni, così come diversissimi potrebbero esserne i costi. Vi forniremo qui qualche spunto per comprendere quali potrebbero essere le spese per l’apertura di un bar e cosa bisognerebbe fare per avviare una tale attività.
Per prima cosa bisogna capire se intendiamo aprire un bar nuovo o rilevarlo da un gestore già in attività. In questo secondo caso, dovremo, anzitutto, chiederci perché il bar dovrebbe funzionare con noi e quale sia il motivo della cessione della licenza. Se, come spesso capita, il vecchio gestore non è stato capace o non era più nelle possibilità di mandare avanti il locale, l’acquisto della licenza potrebbe avere un senso, perché è probabile che con la giusta gestione potremmo avere fatto un affare.
Tuttavia, la licenza costa. Il suo acquisto dipende dal prezzo richiesto dal titolare. In ogni caso, tranne che non siano casi davvero particolare (ma, occhio alla convenienza!), una licenza costerà diverse decine di migliaia di euro, qualche centinaio, a seconda del giro di affari del bar, della sua ubicazione (una cosa è che si trovi in Piazza di Spagna a Roma, un’altra che sia in una zona periferica di una piccola provincia italiana), della nomea del locale.
Se non possedete una cifra del genere o non volete investirla, vi converrà prendervi la licenza e aprire il bar presso una nuova ubicazione, purché frutto di un attento studio e non di improvvisazione. Anche pochi metri di differenza e la distanza da una via principale possono fare la fortuna di un bar. Ad esempio: ha davanti uno spazio congruo che permetta ai passanti di fermarsi o è difficile/impossibile posteggiare l’auto anche solo per prendere un caffè
Le spesa minore è quella che riguarda l’iscrizione al Registro delle Imprese della Camera di Commercio della provincia di ubicazione del locale. Si tratta di qualche centinaio di euro, una cifra alla portata di tutti e di cui, peraltro, non può farsi a meno.
Diverso è il discorso dell’arredamento. Si potrebbe risparmiare in vari modi, l’importante è che ciò non si traduca in un bar senza alcuno stile, perché potrebbe allontanare qualsivoglia clientela potenziale. Si consiglia di legare l’arredamento al target del cliente a cui vogliamo puntare: giovani, famiglie, adulti, studenti, etc.
Un altro costo è connesso all’adempimento delle norme igienico-sanitarie, non solo abbastanza rigorose e complesse, ma anche onerose. Il numero delle toilettes è legato all’ampiezza del bar, la cucina deve essere creata seguendo le indicazioni della legge, per cui non si spenderanno meno di 5-10.000 euro per i soli oneri legati a tali norme. Inoltre, si dovrà avere anche a che fare con le norme anti-incendio e, più in generale, con quelle sulla sicurezza.
Il costo forse maggiore, in assenza di ristrutturazioni necessarie, si ha nell’acquisto delle attrezzature per cucinare, delle celle frigo e della macchina per il caffè. Parliamo anche di decine di migliaia di euro, anche se sono possibili soluzioni in franchising e ovviamente vale il discorso sopra accennato, ossia che potremmo sempre ridurre, almeno nella fase iniziale, i tipi di cibi e bevande da servire, in modo da contenere l’investimento, anche se risulteranno inferiori i ricavi.
Tra i costi d’investimento vi saranno anche le eventuali spese pubblicitarie, anche se va detto che, avendo poco denaro disponibile, si potrebbe optare per una buona campagna a costo zero o quasi, sfruttando in modo ottimale il canale dei social network.
Sempre in tema di tipologia di locale, possiamo puntare anche sui bar ambulanti o sui chioschi, ma in questi casi risulterà più arduo ottenere la concessione del suolo pubblico da parte del Comune. Anche un chiosco, poi, è soggetto a diverse norme igienico-sanitarie e non è affatto detto che, al netto dell’eventuale licenza, sia meno costoso mettere su questo tipo di bar piuttosto di uno più classico.
In generale, si badi bene che più saranno i cibi e le bevande serviti, più dipendenti saranno necessari. Pertanto, prima di lanciarsi nell’attività, è bene fare i conti su quali risorse umane si può fare affidamento e se si hanno personalmente le competenze minime per affrontare una tale gestione.