La cessione del quinto dello stipendio è un finanziamento personale, per cui non va motivato all’atto della sua richiesta. Esso può essere erogato solamente ai lavoratori dipendenti, assunti a tempo indeterminato, siano essi appartenenti al pubblico impiego che al settore privato. Fino al 2006, potevano accedere a questo tipo di prestito solo i primi, ma successivamente la legge finanziaria di quell’anno liberalizzò la cessione del quinto anche ai dipendenti privati e ai pensionati.
Sin dal suo esordio sul mercato italiano, la cessione del quinto ha riscontrato un notevole successo di clientela, grazie alle sue caratteristiche e alle solide garanzie rilasciate in favore del creditore.
La peculiarità di questo prestito consiste nel fatto che la rata mensile non può eccedere la quinta parte dello stipendio o della pensione, al netto delle imposte, dei contributi previdenziali e di eventuali altre rate da pagare per debiti accesi in precedenza. Nel caso della pensione, al netto della rata, l’assegno non potrà essere inferiore al trattamento minimo previdenziale previsto dalle leggi.
L’ammortamento dura fino a un massimo di 120 mesi. Di solito si tratta di un finanziamento quinquennale o decennale.
A differenza di un normale finanziamento, esso coinvolge tre soggetti, il cliente-debitore, la banca o società finanziaria e il datore di lavoro, che nel caso di un dipendente pubblico è l’amministrazione pubblica, mentre per un pensionato è l’ente previdenziale.
Il datore di lavoro o l’ente previdenziale è obbligato per legge ad accettare la corresponsione della cessione del quinto al proprio dipendente ed è suo compito di trattenere la rata mensile dalla busta paga o dalla pensione e di versarla all’istituto di credito. Non potrà esimersi da questo compito.
Di conseguenza, il lavoratore percepirà lo stipendio al netto della rata da versare e il creditore avrà così la garanzia di ricevere sempre il pagamento a ogni mese. Anche nel caso in cui il rapporto di lavoro cessasse per un qualche motivo, il creditore ha la garanzia del TFR maturato da parte del lavoratore, sul quale potrà rivalersi per ottenere il saldo del debito.
Grazie a queste solide tutele, la cessione del quinto è erogabile anche ai cattivi pagatori e ai protestati, ossia a quei soggetti che hanno una storia creditizia negativa e che, pertanto, sono stati segnalati al Crif.
Questo tipo di finanziamento prevede che il debito sia estinto entro l’arco di tempo previsto perché il dipendente vada in pensione. Ad esempio, se Tizio contrae una cessione del quinto dello stipendio nel dicembre del 2014 e ha 63 anni esatti, poiché avrebbe diritto di andare in pensione all’età di 66 anni e sei mesi per la legge italiana (tranne che non abbia maturato i requisiti per la pensione anticipata o ex anzianità), il finanziamento potrà avere una durata massima di 42 mesi, ossia 3 anni e mezzo, il periodo che intercorrebbe tra la data del prestito e quella in cui Tizio dovrebbe verosimilmente andare in pensione.
Risulta essere anche possibile il rinnovo della cessione del quinto, che consiste nella possibilità per il cliente di chiedere alla propria banca o finanziaria di rinegoziare il finanziamento, annullandolo e sostituendolo con un altro dall’importo superiore, quindi, ottenendo liquidità aggiuntiva. Tuttavia, la legge impone che il cliente possa chiedere il rinnovo, a patto che sia stato pagato almeno il 40% delle rate pattuite. Ad esempio, nel caso di una cessione di 120 mesi, si dovranno pagare almeno 48 rate, prima di chiedere il rinnovo, in altri termini, occorre attendere 4 anni su dieci.
Esiste un’eccezione a questa regola: il rinnovo potrà essere chiesto, a patto che il prestito stipulato sia stato a 60 mesi e che venga sostituito con un nuovo finanziamento a 120 mesi.
Oltre al rinnovo, è possibile il rimborso anticipato della cessione del quinto. Questo significa che il cliente potrà risparmiare gli interessi sul capitale residuo, anche se dovrà prestare attenzione che il gioco valga la candela. Di solito, è preferibile l’estinzione anticipata nella fase iniziale del finanziamento, quando gli interessi residui sarebbero più elevati. Nella fase finale, al contrario, sarebbe poco utile o per nulla.
Si presti attenzione anche al fatto che non tutti i costi sostenuti sarebbero risparmiati. Ad esempio, le spese di istruttoria, caricate sulle rate mensili, dovrebbero ugualmente essere sostenute, anche per la quota residua ancora da restituire.
In generale, i costi sono rappresentanti dal TAN (Tasso Annuo Netto), che indica l’interesse applicato al prestito su base annua, e dal TAEG (Tasso Annuo Globale Effettivo), che include tra i costi anche tutti gli altri, diversi dal tasso d’interesse, come le spese di istruttoria, le commissioni bancarie.
A proposito di assicurazione: la cessione del quinto potrebbe essere assicurata dal cliente con una polizza per il caso morte o di perdita del lavoro. Si tratta, in genere, di un costo contenuto (ma che sale con l’età anagrafica del richiedente), a fronte del quale i benefici potrebbero essere consistenti, nel caso si verificassero gli eventi da cui ci si tutela.