Il Bonus Irpef degli 80 euro in busta paga sarà definitivo. Il governo ha trovato le coperture fiscali per gli anni successivi al 2014, per cui non dovrebbe esserci più il rischio che a partire dal mese di gennaio, il bonus venga ritirato. In verità, gli 80 euro non valgono per tutti i contribuenti e né sarà tale la misura del bonus, a partire dall’anno prossimo.
Per il 2014, il governo ha garantito un bonus in busta paga di 640 euro complessivi, ossia pari a 80 euro al mese per otto mesi, visto che la misura è stata introdotta a valere dal mese di maggio. Dall’anno prossimo, quindi, i 640 euro saranno spalmati su 12 mesi e diverranno qualcosa in più di 53 euro al mese.
Il bonus è valido per i lavoratori con reddito annuo fino a 26 mila euro. Gli incapienti, ossia coloro che hanno un reddito dichiarato tale da non dovere versare nulla allo stato, non hanno diritto agli 80 euro, i quali si abbassano tra i 24 e i 26 mila euro, fino ad annullarsi per quest’ultima soglia. A titolo di esempio, un lavoratore con reddito annuo lordo di 25 mila euro (esattamente a metà tra i 24 e i 26 mila euro) avrà diritto a un bonus complessivo annuo per il 2014 di 320 euro.
Un altro aspetto da tenere in considerazione è che i 640 euro dovranno essere, in ogni caso, essere rapportati al periodo di lavoro. Ad esempio, se nell’anno 2014 ho lavorato solamente per 3 mesi sugli 8 che avevano dato diritto al bonus, la misura massima del beneficio al quale si ha diritto sarà di (640 x 3) : 8 = 240 euro, pari a 80 euro, appunto, per tre mensilità.
Il bonus, ricordiamo, è valido solamente per i redditi da lavoro dipendente, per cui sono esclusi i lavoratori autonomi, gli imprenditori, i liberi professionisti, mentre i pensionati ne hanno diritto a partire dal mese di luglio per le prestazioni previdenziale e di accompagnamento. Al contrario, sono inclusi i cassintegrati e i disoccupati, visto che sull’assegno staccato in loro favore si paga l’Irpef, ovviamente fatti sempre salvi gli altri requisiti.
Non è necessario che il bonus sia richiesto dal lavoratore dipendente, perché esso scatta automaticamente, essendo anticipato dal datore di lavoro e rimborsato a quest’ultimo dallo stato. Potrebbe accadere, invece, che alcuni beneficiari non abbiano un datore di lavoro, come capita per i collaboratori a progetto e i collaboratori coordinativi e continuativi (co.co.pro), i quali lavorano per un committente. Per loro, oltre che per quanti hanno concluso il rapporto di lavoro prima dell’1 maggio del 2014, quando è scattato il bonus Irpef, potrebbe essere necessario fare richiesta in sede di dichiarazione dei redditi.
Al contrario, potrebbe accadere che gli 80 euro siano accreditati in busta paga, senza che il soggetto ne abbia effettivamente diritto. In questo caso, è importante che il lavoratore chieda che il bonus gli sia cancellato e restituisca la somma, perché altrimenti dovrebbe farlo comunque in sede di dichiarazione dei redditi, avendo percepito indebitamente del beneficio. Ciò potrebbe accadere nel caso di un lavoratore che preveda già che sarà incapiente a fine anno, poiché il suo reddito totale è inferiore ai circa 8.150 euro lordi. Il caso opposto si ha quando, invece, si supera alla fine dell’anno la soglia dei 26 mila euro lordi, che annulla il beneficio del bonus. In ogni caso, non sarà il sostituto d’imposta a rimetterci, in quanto avrà sempre diritto al rimborso, mentre sarà dovere del lavoratore o pensionato rimborsare la cifra con trattenute sullo stipendio o tramite il conguaglio di fine anno.
Non rientrano tra i redditi da lavoro computati ai fini della determinazione del beneficio e del diritto stesso al bonus tutte le indennità corrisposte al lavoratore per incentivare i progressi di produttività e soggetti all’aliquota fiscale forfetaria del 10%.
I crediti vantati dai sostituti d’imposta potranno essere riscossi illimitatamente tramite il modello F24, alla sezione Erario. Pertanto, il recupero non è soggetto al limite di riscossione annuale di 700 mila euro della cosiddetta compensazione orizzontale.
Formalmente, quindi, il bonus Irpef voluto dal governo Renzi si configura come un versamento in favore del lavoratore e del pensionato in somma fissa, purché il reddito dichiarato e valido ai fini della misura non superi i 24 mila euro e non sia inferiore ai circa 8.150 euro. Tra i 24 e i 26 mila euro, come sopra riportato, il bonus viene corrisposto, in modo inversamente proporzionale al reddito, azzerandosi al raggiungimento della soglia massima. Nel concreto, quindi, comporta un abbattimento dell’imposta, che è percentualmente massimo per i redditi poco sopra gli 8.000 euro, ossia ai limiti dell’incapienza, mentre diventa minimo all’avvicinarsi dei 26 mila euro lordi all’anno. Per i redditi appena al di sopra di questa soglia, poi, si ha una repentina impennata dell’aliquota Irpef effettiva, a causa dell’azzeramento del beneficio.
La misura, per quanto certamente benefica e stimolante teoricamente dei consumi, si configura, tuttavia, quale inefficiente proprio per il suo carattere disincentivante del reddito al di sopra della soglia massima che ammette il bonus.