I Bitcoin (in sigla, BTC) sono una moneta digitale nata nel 2009 in Giappone per opera di un gruppo di creatori anonimo, noto con il nome di Satoshi Nakamoto.
La caratteristica principale di questa moneta è di essere dematerializzata, ossia non fisicamente esistene, in quanto viene emessa solo elettronicamente. Inoltre, non è di proprietà di alcuni istituto di emissione, in quanto appartiene esclusivamente ai suoi detentori, una volta avvenuto il “mining”, ossia il processo di creazione della moneta.
Una delle ragioni del successo dei Bitcoin risiede nell’anonimato garantito alle transazioni effettuate con la cosiddetta “criptomoneta”. Chiunque potrà convertire valuta fisica in Bitcoin, secondo il tasso di cambio in vigore al momento, così come in qualsiasi momento potrà esigire la riconversione da Bitcoin a valuta fisica. L’operazione è possibile dopo avere creato un account su una delle piattaforme di trading della moneta digitale.
Una peculiarità assoluta consiste anche nella formazione del cambio. Il valore di un Bitcoin viene determinato da un laborioso e complesso logaritmo, creato dal gruppo anonimo giapponese e noto a tutta la rete. Alla base del meccanismo di “mining”, poi, c’è un sistema che prevede la creazione inizialmente di 50 unità di Bitcoin per ciascun blocco, ognuno dei quali emesso all’incirca ogni 10 minuti. Ogni quattro anni, però, il ritmo di creazione si dimezza, in modo da tenere sotto controllo la quantità massima di Bitcoin in circolazione, fino alla creazione di un massimo di 21 milioni di unità, quando il processo di emissione si azzererà.
Questo sistema è finalizzato a supportare il valore della moneta digitale nel tempo, tanto che si dice anche che i Bitcoin siano “deflattivi”, ossia che tendono ad assicurare dal rischio di aumento dei prezzi, similmente a quanto avviene con l’oro, che essendo disponibile in qualità limitata conserva il valore nel tempo e lo accresce.
Una volta creato un account, si potrà accreditare valuta, da convertire in Bitcoin. Con questi ultimi potranno essere effettuati acquisti online in tutto anonimato, essendo la transazione contrassegnata da un codice alfanumerico dal quale non sarà possibile risalire al titolare. Per questo motivo, diverse autorità giudiziarie e finanziarie di alcuni stati (vedi gli USA) hanno lanciato da tempo l’allarme riciclaggio, temendo che dietro ai Bitcoin si celino organizzazioni criminali.
Un altro aspetto controverso è l’eccessiva volatilità della moneta digitale, così come la sicurezza informatica.
Dopo che le autorità americane erano parse più aperte ai Bitcoin, il valore di questi era arrivato a schizzare fino a 1.200 dollari per unità, salvo crollare del 50% nelle settimane successive, in seguito alle restrizioni imposte dalla Cina. In effetti, spesso si arriva a oscillazioni anche del 50% nel valore di un Bitcoin, in pochi secondi.
Un colpo durissimo alla credibilità del sistema è stato inferto di recente dal crac di Mt Gox, la principale piattaforma di trading, con sede in Giappone, collassata dopo il furto online di centinaia di migliaia di Bitcoin, ad opera di hacker.
Nonostante ciò, la criptomoneta sta resistendo ai vari ostacoli incontrati in questi primi 5 anni di vita, grazie anche alla fuga di molti investitori dalle valute fisiche a corso legale, come il dollaro, considerate poco solide, in seguito allo scoppio della crisi finanziaria del 2008 e alle politiche monetarie ultra-espansive degli ultimi anni delle principali banche centrali.
E c’è un’altra ragione che spinge molti investitori a tentare la fortuna con i Bitcoin: sono esentasse. Non essendo chiara la natura finanziaria della moneta digitale, in quanto prodotto finanziario atipico, gli stati non tassano i proventi derivanti dall’investimento, anche se stanno iniziando a regolamentare la materia.
Parliamo di guadagni in conto capitale anche potenzialmente elevatissimi. Si pensi che i primi BTC furono emessi a 5 dollari l’uno. Chi li avesse conservati fino al picco massimo dei 1.200 dollari dello scorso anno, avrebbe ottenuto un rendimento di quasi 250 volte la cifra iniziale investita, senza eguali nel mondo.
Ma anche chi avesse comprato i Bitcoin alla vigilia del boom, quando valevano intorno ai 200 dollari l’uno, avrebbe incassato 1.000 dollari netti per unità, cinque volte l’investimento iniziale.
Come dicevamo, l’atteggiamento delle autorità finanziarie e giudiziarie resta sospettoso in materia e i fautori della moneta digitale ritengono che ciò sia frutto della volontà di eliminare un temibile avversario alle monete a corso forzoso, controllate dalle banche centrali.
La Cina, dopo essere stata per un certo periodo di tempo il mercato più ampio dei Bitcoin, ha vietato con effetto dalla fine di gennaio del 2014 le nuove conversioni dalle valute legali alla moneta digitale, in sostanza esaurendo i nuovi investimenti.
A conferma che il mondo della criptomoneta non è in declino, nelle ultime settimane è nata una nuova moneta digitale, che cerca di imitare i Bitcoin, sebbene da una dimensione più locale: parliamo dei Czech Crown Coin, nati nel luglio 2014 da un’iniziativa di un gruppo di cechi.
I Bitcoin, così come le altre monete digitali, hanno a fondamento la massima libertà nelle transazioni e la garanzia dell’anonimato, che li rende allettanti per lo spostamento di denaro da una zona all’altra del pianeta, senza passare per il circuito ufficiale sorvegliato dalle autorità.