Lo spesometro è uno strumento con cui l’Agenzia delle Entrate tenta di contrastare l’evasione fiscale, avvalendosi del confronto tra i redditi dichiarati da un soggetto e le spese da questi effettuati.
Dopo la bocciatura della Corte di Cassazione, che la scorsa estate ha giudicato controproducente per i consumi il monitoraggio a tappeto delle spese oltre un certo importo, che potrebbe spingere i consumatori ad effettuare acquisti in nero, lo spesometro ha preso il via dal mese di aprile del 2014, quando è scattato l’obbligo per i titoli di partita IVA, per gli istituti bancari e finanziari di comunicare all’Agenzia delle Entrate rispettivamente gli incassi relativi agli acquisti pari o sopra i 3000 euro al netto dell’IVA (poco più di 3600 euro in tutto) o le spese effettuate con carte di credito o bancomat pari o superiori ai 3600 euro, avvenuti durante l’esercizio precedente. Per le operazioni non soggette all’IVA, il tetto è fissato in 3600 euro.
In sostanza, il Fisco cercherà di scovare gli evasori fiscali, che saranno così intercettati per il tramite delle spese di un certo livello. Dunque, scatta l’obbligo per gli esercenti, le banche, i commercialisti di comunicare le spese dei loro clienti pari o superiori alla somma di 3600 euro, come quelle relative ad auto, abbigliamento, vacanze.
Qualora tali acquisti dovessero risultare incongruenti con i redditi dichiarati, l’Agenzia provvederà all’invio di un avviso di accertamento, che non equivale ovviamente già a una condanna, bensì a una sollecitazione a presentarsi presso la filiale territorialmente competente, dove il dichiarante avrà modo di presentare le sue motivazioni e di fugare i dubbi del Fisco. Solo nel caso in cui dal contraddittorio non dovessero emergere motivazioni convincenti, l’Agenzia procederà con la sanzione.
Lo spesometro avrà effetti anche sulle aziende agricole con fatturato annuo fino a 7 mila euro, esonerate dal regime dell’IVA. Anch’esse dovranno comunicare dal 2014 al Fisco l’elenco dei clienti e dei fornitori per le rilevazioni dei dati utili ai fini fiscali.
Sempre con il fine di stanare gli evasori, a decorrere dall’1 febbraio del 2014, gli istituti bancari e le poste dovranno comunicare all’Agenzia delle Entrate anche i saldi dei movimenti sui conti correnti e relativi agli altri prodotti finanziari. Anche in questo caso, il Fisco metterà sotto la lente d’ingrandimento i movimenti sospetti, ossia considerati poco compatibili con le dichiarazioni dei redditi dei titolari. Tale strumento si rivelerà sempre più valido, se si considera che è fatto contestualmente divieto di uso del contante per singole operazioni pari o superiori ai mille euro mensili.
Per questo, è importante che ciascun accredito o pagamento effettuato con modalità tracciabile (bonifico, assegno, etc.) riporti sempre la motivazione esatta sottostante all’operazione, per evitare di incappare nelle maglie del Fisco o di dovere fornire spiegazioni.