Forse avete sentito parlare di sconti incondizionato, magari leggendolo come dicitura su una fattura. In questa guida vi spieghiamo con semplicità di cosa si tratta. Per prima cosa, dobbiamo distinguere tra sconto condizionato e sconto incondizionato. Il primo si ha al verificarsi di un certo evento o condizione per l’appunto. Per esempio, si potrebbe praticare lo sconto a un cliente che paga la merce in contante o che ha effettuato acquisti per un importo complessivo almeno pari a un certo livello e in un determinato arco di tempo o in un’unica soluzione. In questi casi, quindi, lo sconto dipende dal verificarsi di una condizione o evento.
Diverso è il caso, invece, dello sconto incondizionato, che non dipende da niente, ovvero viene praticato dal venditore al cliente senza che questi debba fare qualcosa o senza che si debba verificare un qualche evento. La ragione per cui gli sconti vengono praticati sono le più svariate, un listino prezzi potrebbe essere abbattuto per attirare nuovi clienti o si potrebbero premiare i clienti affezionati.
Vediamo un paio di esempi, partendo da quello più elementare. Supponiamo di comprare una partita di merce per 1.000 euro e che ci venga applicato uno sconto incondizionato del 20%. Lo sconto, in valore assoluto, sarà pari a 1000 x 0,20 = 200 euro. Dunque, sottraendo i 200 euro dai 1.000 del prezzo originario, troviamo che pagheremo 800 euro. Vediamo cosa succede se, invece, troviamo uno sconto a doppia percentuale. Esempio, Sconto incondizionato del 20% + 10%. In questo caso il discorso si complica di pochissimo. Diciamo che intuitivamente saremmo portati a credere che lo sconto complessivo sia del 30%, ovvero la somma di 20 + 10. Non è così. Ecco come si calcola. Supponendo sempre di dovere pagare 1.000 euro, a questa cifra si applica il primo sconto del 20% e per quanto sopra spiegato, significa che dovremo pagare 800 euro. Su questo risultato dobbiamo applicare la seconda percentuale, ovvero il 10%, che fanno 80 euro. Dunque, alla fine dobbiamo pagare 720 euro, ovvero 1.000 – 200 – 80. Come abbiamo modo di notare, non abbiamo ricevuto uno sconto del 30%, ma del 28%, perché il 10% del secondo sconto si è applicato all’80% dell’importo iniziale, ovvero al prezzo originario già scontato del 20%. Per fare un calcolo rapido, nel caso in cui ci trovassimo davanti a una doppia percentuale di sconto, basti fare il seguente calcolo, sconto totale = (prezzo originario – primo sconto) x secondo sconto, in percentuale sarebbe (1 – x1)* (1 – x2), dove x1 sta per percentuale del primo sconto e x2 per percentuale del secondo sconto. Nell’esempio sopra riportato, avremmo (1 – 0,2)*( 1– 0,1) = 0,80*0,90 = 0,72.
L’applicazione dello sconto incondizionato ha conseguenze contabili per l’impresa produttrice o commerciale. Esso abbassa il prezzo di vendita, che funziona da base imponibile per il calcolo dell’IVA. Facciamo un esempio. Immaginiamo che la società Alfa venda una partita di merce al cliente Beta per 10.000 euro + IVA al 22%. La prima dovrà emettere una fattura per complessivi 12.200 euro, di cui 2.200 euro sono IVA a debito, ovvero che entro la scadenza a cui è soggetta deve essere versata all’Erario, chiaramente al netto dell’IVA a credito di competenza nel frattempo maturata sui beni e servizi acquistati.
Ora, supponiamo che la società Alfa pratichi al cliente Beta uno sconto incondizionato del 10%. Questo significa che il prezzo di vendita non sarà più di 10.000 euro, ma di 9.000 euro, su cui l’IVA applicata del 22% sarà pari a 1.980 euro. Pertanto, la fattura verrà emessa per un totale di 9.000 + 1.980 = 10.980 euro. Rispetto al caso precedente, quindi, l’importo fatturato sarà di 1.220 euro in meno, di cui 1.000 euro per effetto dello sconto al cliente e altri 220 euro per la minore IVA applicata. Dunque, lo sconto incondizionato provoca effetti sul piano contabile, in quanto non solo abbassa i ricavi fatturati, ma anche l’IVA a debito complessivamente da versare all’Erario. Tuttavia, per fare in modo che tali riduzioni dell’imposta siano possibili anche qualora gli sconti incondizionati non erano stati previsti nel contratto di compravendita originario, risulta necessario che essi vengano riconosciuti entro un anno dell’effettuazione dell’operazione imponibile. Va detto che tali variazioni in diminuzione non sono obbligatorie da registrare contabilmente, anche perché nel caso non fossero registrate l’Erario non subirebbe alcuna perdita, anzi incasserebbe più IVA.
Esempi di sconti incondizionati sono quelli stagionali e a fini promozionali praticati in favore della clientela. Si pensi alla stagione dei saldi invernali e a quelli estivi. L’obiettivo di tali sconti consiste nell’attirare clienti a stagione avanzata, quando specialmente nel settore dell’abbigliamento non si avrebbe altrimenti modo di liberarsi della merce rimasta in magazzino.