Spesso si tende a pensare che in tempi di mercati finanziari evoluti e di banche sempre più finanziarizzate, l’investimento postale riguardi solamente il passato dell’Italia. Invece, ci si sbaglia, se si pensa che Poste Italiane raccoglie 300 miliardi di euro di risparmi, ossia il 18% circa del pil, più di un sesto del totale dei depositi delle banche.
Tale successo è frutto di due ingredienti principali: l’avversione al rischio delle famiglie italiane, che preferiscono spesso rendimenti più contenuti, ma sicuri, piuttosto che lanciarsi in investimenti apparentemente allettanti, ma azzardati; la capacità dell’operatore postale di offrire prodotti nuovi. Tra questi, troviamo varie forme di libretti di risparmio.
Anzitutto, vale la pena ricordare che i libretti postali hanno fatto la storia dell’Italia e, in realtà, continuano a farla. Dal secondo Dopoguerra a pochi anni fa, infatti, erano diventati gli strumenti preferiti dai genitori e dai nonni per mettere da parte i propri risparmi in favore di figli e nipoti, assicurando loro un futuro solido.
Nati nel lontano 1876, i primi libretti postali erano stati emessi in favore di operai e contadini, meno avvezzi ai prodotti finanziari più moderni, quasi esclusivi delle classi più abbienti. Senonché, con gli anni furono ben accolti da tutte le classi sociali e divennero il riferimento per gli investimenti delle famiglie italiane.
Oggi esistono cinque diverse tipologie di libretto postale: quello nominativo ordinario, quello ordinario smart, per i minori, al portatore e giudiziari. Tutti prevedono l’applicazione dell’imposta di bollo e il pagamento dell’aliquota del 26% (20% per i rendimenti maturati fino al 30 giugno 2014) sui rendimenti maturati.
I primi, i libretti postali nominativi ordinari, consentono l’accredito dei propri risparmi e della pensione, intestando il libretto fino a quattro persone, tra cui anche un minore. Sono possibili prelievi quotidiani fino a 600 euro e mensili fino a 2.500 euro. Offrono anche la possibilità di sottoscrivere i Buoni fruttiferi postali, dalle caratteristiche interessanti, simili ai titoli di stato.
Il libretto Smart garantisce un rendimento lordo dell’1,75% fino al 31 dicembre 2014, al di sopra di quanto offre il libretto nominativo ordinario. Il titolare, tuttavia, deve impegnarsi a rispettare determinate condizioni, come la limitazione dei prelievi, tale che alla fine dell’anno, il saldo sia non inferiore al 90% di quello iniziale. Esso ha durata di 5 anni e il rinnovo avviene automaticamente alla scadenza. Offre gratuitamente anche la Carta Libretto Postale, ossia una carta dotata di microchip, con la quale è possibile prelevare denaro dai 7.000 Postamat attivi in tutta Italia ed effettuare versamenti.
I libretti postali per minori sono suddivisi in varie fasce di età: Io Cresco, disponibile dai 0 ai 12 anni, consente solo di versare, ma non anche di prelevare denaro; Io Conosco, dai 12 ai 14 anni, consente sia i depositi che i prelievi; Io Capisco, disponibile dai 14 ai 18 anni, offre anche altri strumenti di gestione del risparmio.
Il libretto di risparmio postale ordinario al portatore può contemplare un solo un titolare, quello che ne ha disposto l’apertura. Chiunque, presentando un documento di riconoscimento, potrà effettuare prelievi e versamenti, ma per le norme di contrasto del riciclaggio di denaro, al raggiungimento dei mille euro di giacenza, il libretto va chiuso e trasformato in nominativo, altrimenti si incorre nelle sanzioni del Ministero dell’Economia.
Il libretto di risparmio postale giudiziario, invece, deve essere aperto dietro autorizzazione presso una località in cui vi ha sede un Tribunale, una Corte di Appello o un Ufficio di Conciliazione, in quanto esso serve per il deposito di denaro derivante da operazioni disposte giudiziariamente, come i sequestri di crediti, i pignoramenti, etc. Non vi sono limiti alla liquidità depositabile presso questo tipo di libretto e in seguito alle nuove regole del 30 giugno 2002, trattasi di un libretto fruttifero, ossia che frutta interessi.
I libretti di risparmio bancari, spesso ignoti a molti, sono supporti cartacei forniti dagli istituti dopo l’apertura di un deposito a risparmio. Essi contengono le operazioni svolte dal titolare, come i prelievi e i versamenti, così come l’accredito degli interessi da parte della banca o di somme di denaro da terzi soggetti.
Rispetto a un normale conto corrente, la loro operatività è molto limitata, in quanto consentono di effettuare poche operazioni, sebbene negli ultimi tempi, diversi libretti di risparmio bancario garantiscono un minimo di servizi al cliente, come il rilascio di una carta di debito o l’accredito della pensione.
Va chiarito, però, che mai e poi mai sarà possibile con questo libretto andare in rosso, ossia effettuare prelievi superiori alle somme depositate.
Grosso modo, anch’essi si distinguono in libretti di risparmio nominativi e al portatore. I primi possono essere intestati a più persone fisiche e giuridiche, i secondi sono in teoria detenibili da chiunque. Ma nella pratica, ciò non avviene, nel senso che la banca è tenuta all’identificazione di chi effettua un’operazione. Qualora il possessore del libretto risultasse a un certo punto di identità diversa dal precedente, entro 30 giorni dovrà essere esibito un documento di cessione, firmato sia dal cedente che dal cessionario. Per le norme contro il riciclaggio, poi, non sono ammesse giacenze superiori ai mille euro per questo tipo di libretto.