Il deposito titoli è un conto di appoggio, che l’investitore, anche per piccole somme, è costretto ad aprire presso una banca per effettuare investimenti in titoli azionari, obbligazionari, warrant, derivati e quote di fondi. L’obbligo è scattato dal 2012 e ha la funzione di fare chiarezza nella gestione dei proventi di natura finanziaria dal resto dei redditi posseduti.
Non bisogna fare confusione con il conto corrente, anche se spesso i due sono collegati. Il conto corrente è, infatti, quello che il risparmiatore apre in banca per parcheggiare gli eccessi di liquidità, oppure anche solo per avere un appoggio per ricevere ed effettuare pagamenti, oltre che per la domiciliazione delle utenze domestiche.
Il conto titoli svolge un’altra funzione, ovvero quella di consentire all’investitore di detenere in un unico prodotto gli investimenti effettuati, operando tramite di esso. Vero è, però, che spesso la banca apre un conto titoli automaticamente, quando il cliente le chiede l’apertura di un conto corrente. Ciò avviene, chiaramente, se l’operazione è svolta gratuitamente, almeno fino al primo investimento.
In genere, per cercare di attirare clienti, la banca offre spesso il deposito titoli gratuitamente almeno per i piccoli investimenti. Ciò le consente di ampliare la clientela proprio tra quei piccoli risparmiatori, che magari intendono investire piccole cifre, ma sono spesso disincentivati dal farlo per i costi gravanti su tali operazioni.
Un’altra differenza da compiere è tra il conto titoli e il conto deposito. Quest’ultimo è uno strumento molto popolare tra le famiglie italiane, che si caratterizza per vincolare i risparmi dei clienti per un certo periodo di tempo prestabilito, in cambio di un rendimento minimo certo. Volendo, anche questa è una forma di investimento, anche se sostanzialmente sicuro e alla portata davvero di tutti. Di fatto, si tratta di un conto corrente, che non consente, però, di effettuare prelievi prima del tempo stabilito, salvo perdere il rendimento concordato.
Vediamo quali sono i costi di un deposito titoli. A partire dal 2016, l’imposta di bollo è fissata nella misura dello 0,2% della giacenza per ogni anno. Se l’intestatario è una persona giuridica, l’importo massimo da sostenere è fissato in 14.000 euro all’anno. Ciò significa che l’imposta di bollo non insiste su investimenti superiori ai 7 milioni di euro.
Il pagamento è ragguagliato al valore della giacenza al 31 dicembre di ogni anno. Questa indicazione potrebbe dare vita a possibilità concrete di ridurre il carico fiscale, attraverso un’operazione conveniente per gli importi a giacenza di entità rilevante.
Infatti, pochi giorni prima che si concluda l’esercizio, l’investitore potrebbe ordinare alla banca il trasferimento della giacenza sul conto corrente collegato. In questo modo, sulle somme trasferite non si sosterrà l’onere. Si pensi, ad esempio, a un deposito titoli di 100.000 euro. Il titolare potrebbe spostare subito prima della fine dell’anno la giacenza sul conto corrente, almeno un paio di giorni prima del 31, il tempo di rendere l’operazione effettiva, con la conseguenza che l’imposta di bollo di 200 euro, 0,2% su 100.000 euro, non sarà sostenuta.
Chiaramente, l’operazione diverrebbe non conveniente, se per risparmiare qualche decina o al massimo qualche centinaio di euro implicasse il disinvestimento di somme da assets potenzialmente ancora in crescita e, quindi, redditizi. Si consideri anche che l’imposta di bollo non è l’unico costo attinente agli investimenti finanziari, perché sui proventi generati si paga un’imposta del 26%. Questo onere, però, non è legato all’apertura o alla gestione del conto titoli, ma è di natura fiscale. I proventi derivanti dall’investimento in titoli di stato continuano ad essere sottoposti alla più favorevole aliquota del 12,50%.
In passato, era previsto un’imposta di bollo minima di 34,20 euro per investimenti fino a 22.800 euro, un fatto che dava adito a possibili manovre per alleggerire il carico, perché i detentori di conti al di sopra di tale soglia avevano buon gioco ad aprire più di un conto titoli per tenere più leggera la tassazione complessiva.
Rispetto a un conto corrente, quindi, il bollo è più oneroso, almeno per gli importi medio alti. Un conto corrente sconta, infatti, il pagamento di 34,20 euro fissi sulle giacenze superiore ai 5.000 euro. Il calcolo viene effettuato su base trimestrale, 100 euro annui per gli intestatari persone giuridiche. Sui conti deposito, invece, il peso dell’imposta è uguale, trattandosi di prodotti di investimento, per quanto diffusi e sicuri.
Vediamo cosa fare nel caso di investimenti di piccola entità. Fate un raffronto tra le diverse offerte e verificate quale banca vi consenta di pagare il meno possibile, magari addossandosi, come già accade per il conto corrente, parte dell’onere, almeno fino a certi importi. Non è richiesta obbligatoriamente la previa apertura di un conto corrente, anche se dipende dalla politica praticata da ogni banca.