In questa guida spieghiamo come investire in Slovenia.
Quella slovena è un’economia di piccole dimensioni, a quattro passi dall’Italia. Grazie a questa vicinanza, il rapporto con le imprese italiane è già ottimo, anche perché il sistema di tassazione nel paese è abbastanza incentivante, prevedendo un’imposta di appena il 17% sugli utili delle imprese, quando da noi si versa tra IRES e IRAP non meno del 30%. L’aspetto positivo del mercato sloveno è che è in forte crescita, ma partendo da uno sviluppo abbastanza basso, ha enormi potenzialità.
Il territorio è ricoperto di foreste per il 60%, cosa che lo rende abbastanza interessante per la produzione di legno. Da questo arrivano le buone notizie per l’Italia. Il nostro paese è rinomato nel settore mobili e arredi, per cui gli investitori italiani che volessero puntare i loro capitali in Slovenia, potrebbero approfittare dell’occasione di sfruttarne le foreste per portare in Italia legno da trasformare in prodotti tipici. Già oggi, l’Italia rappresenta il primo mercato di sbocco del legname sloveno, assorbendo il 30% delle esportazioni per un valore di circa 200 milioni di euro.
Sempre in questo ambito, le aziende italiane potrebbero investire nell’affitto o l’acquisto di aree forestali per lo sfruttamento del legno, ma anche nella fornitura di know how, nel design o nella rilevazione di aziende locali già attive nel settore.
La Slovenia è anche abbastanza progredita sul fronte tecnologico, ma presenta criticità, che possono essere viste come opportunità per chi vuole investirvi. Per esempio, il 99% delle aziende slovene con oltre 10 dipendenti disponeva già nel 2015 di un collegamento ad internet, mentre il 35% aveva adottato una strategia per l’uso sicuro di ICT. Tuttavia, le procedure elettroniche per la vendita o la prenotazione online veniva ancora adottata dal 17% delle aziende con oltre 10 dipendenti nel 2014 e il 35% soltanto consente anche ai clienti di pagare su Internet, percentuale che sale al 55% tra le grandi imprese. Per contro, il 78% delle famiglie possedeva già un accesso alla rete. Con questi numeri, vi sono ancora grossi margini per migliorare la presenza delle imprese slovene su Internet e per ampliare la platea di quante tra di loro accettino pagamenti online.
Ciò significa che l’ampio settore informatico e dell’ICT potrebbe offrire enormi occasioni di profitto per le realtà aziendali italiane attive in questi ambiti. Si pensi solo che negli ultimi due anni, le aziende slovene hanno investito oltre 150 milioni in servizi di consulenza nell’ICT, per cui si aprono interessanti opportunità, in particolare, nel campo della vendita di software, produzione di hardware, fornitura di servizi Internet e call center e customer care.
Se è vero che le infrastrutture non sono del tutto sviluppate, è altrettanto indubbio che su di esse si sta lavorando da tempo e i miglioramenti appaiono veloci. Risulta essere in progetto la privatizzazione delle ferrovie, della compagnia di bandiera Adria e delle autostrade, fatti che spingerebbero per collegare meglio il paese con i nostri confini nazionali nord orientali, ovvero Trieste. Proprio le privatizzazioni aprono interessanti prospettive per gli investitori stranieri, si pensi che, nonostante tutti gli aspetti positivi sopra citati e che vedremo, la Slovenia è uno dei paesi della UE con il minore grado di attrazione degli investimenti esteri, il risultato del controllo statale di svariati asset nazionali, di modo che il mercato sia poco aperto ai capitali oltre confine.
Investire in Slovenia può risultare interessante anche per il fatto che la manodopera costa parecchio meno che in Italia, a fronte di una formazione mediamente alta. Un operaio specializzato può costare anche meno di 10.000 euro lordi all’anno, mentre un ingegnere può arrivare a percepire tra 25.000 e 45.000 euro annui. Prima di aprire battenti qui e assumere, quindi, è necessario considerare il settore in cui si intende investire per valutare quale possa essere il grado di risparmio effettivo.
Gli investimenti in ricerca e sviluppo possono essere dedotti dalle imposte per il 20%, ma la percentuale sale al 40% in alcune aree del paese, così come sarebbe bene informarsi anche su specifici incentivi settoriali. In più, le spese per macchinari e impianti godono di un sistema di ammortamento più favorevole di quello vigente in Italia, mentre le perdite contabilizzate in un esercizio possono essere portate in detrazione fino a 7 esercizi successivi, offrendo così un trattamento fiscale allettante. Alcuni incentivi vanno, infine, concordati con i comuni in cui si investe e possono consistere anche nella costruzione di collegamenti viari gratuiti per l’impresa o nell’esenzione dal pagamento delle imposte locali per un certo numero di anni.
Per concludere, sono altri due i settori a cui porre attenzione in Slovenia: turismo e mercato immobiliare. Lubiana attrae molti visitatori esteri ogni anno e si configura quale competitiva anche sul fronte dei prezzi. Qui, la ristorazione italiana potrebbe trovare porte spalancate. Come non parlare dei prezzi delle case, che con la crisi finanziaria del 2008 sono diminuiti, allontanandosi da quelli di realtà come Vienna e Praga, a cui si erano avvicinati fino ad allora nella capitale. Dal 2014, però, sono ripartiti e chi avesse quattrini da spendere, i rendimenti potrebbero diventare interessanti in un’ottica di medio lungo termine.