Nella seduta dell’8 maggio del 2014, il cambio tra euro e dollaro si attestava a 1,39. In data 9 dicembre dello stesso anno, il cambio è sceso a 1,24. In altri termini, il dollaro si è apprezzato del 10,8% in appena 7 mesi. Chi a maggio aveva acquistato un titolo nella divisa americana, quindi, oggi si porterebbe a casa un guadagno di quasi l’11%, al netto dell’andamento del titolo stesso nel medesimo periodo.
Il trend dovrebbe proseguire anche nei primi mesi del 2015, grazie all’atteso rialzo dei tassi USA e alle politiche monetarie della BCE, tese proprio a indebolire il tasso di cambio. Vale la pena, quindi, chiedersi se e come si può investire in dollari, al fine di guadagnare da questo suo apprezzamento.
L’ipotesi più semplice è quella di aprire un conto bancario presso un istituto americano. Ovviamente, non bisogna spostarsi in America per farlo, ma lo si potrà fare anche online, perché sono numerose le banche USA e non solo che consentono l’apertura di un conto ai potenziali clienti di tutto il mondo.
Sugli interessi maturati, però, bisogna versare allo stato italiano il 26%, secondo l’imposizione sulle rendite finanziarie vigente, al pari di qualsiasi altro conto aperto anche in Italia.
Attenzione, però: se la giacenza ammonta a un valore superiore a 51.645,69 euro per almeno sette giorni, è necessario denunciare la somma in sede di dichiarazione dei redditi, su cui si dovranno versare le relative imposte sull’utile maturato. Nel caso di un conto valutario, l’utile sarà pari alla differenza tra il valore di apertura e quello di chiusura, ossia se il dollaro si è apprezzato nei confronti dell’euro.
Un’altra modalità di investimento in dollari, peraltro relativamente sicura, consiste nell’acquisto di obbligazioni private emesse da una società USA o da una italiana o di altro stato, ma denominate in dollari. Sul punto va fatta chiarezza: a potere emettere un bond in dollari non è solamente una società quotata negli USA, bensì qualsiasi altra società con sede altrove. Queste emissioni in valuta straniera servono ad attirare gli investitori esteri, allettati anche dal possibile arbitraggio sulle divise.
Nel caso di un’obbligazione in dollari, il titolo stacca una cedola periodica, ma alla quale si affianca la possibile rivalutazione del capitale investito, per effetto dell’apprezzamento del dollaro, se ciò avvenisse. Esempio: compro un’obbligazione della società X quotata al Nyse, cedola 3%, per 5.000 dollari, quando il tasso di cambio tra euro e dollaro è di 1,30, ossia spendendo 3.846,15 euro, al netto delle commissioni valutarie e bancarie per l’operazione. Poniamo di rivendere il titolo alla scadenza (o anche prima, se il corso sul mercato secondario lo rende conveniente), quando il cambio è sceso a 1,23. I 5.000 dollari, riconvertiti nella nostra valuta, valgono adesso 5.000 : 1,23 = 4.065 euro. Abbiamo guadagnato, in concreto, 219 euro, vale a dire il 5,7%, senza contare la cedola che abbiamo incassato durante la durata del prestito obbligazionario.
L’acquisto di un bond, così come di un altro titolo, può avvenire semplicemente facendone richiesta a un istituto, anche italiano, dopo avervi aperto un apposito conto titoli.
Sempre restando in fatto di obbligazioni, si può optare anche per i Treasuries, ossia per i titoli di stato americani. Qui, bisogna avvertire che i rendimenti attuali sono molto bassi, tanto che per la scadenza decennale si attestano intorno al 2,5% lordo. Il punto è che il rialzo dei tassi provocherà negli USA un calo dei corsi obbligazionari, cosa che renderà poco allettante puntare su questi titoli a medio-lunga scadenza, essendo molto probabile che la rivendita sul mercato secondario prima della scadenza avverrà a prezzi inferiori a quelli di acquisto.
Simile il discorso per l’acquisto di azioni in dollari. Qui, a differenza delle obbligazioni, c’è un fattore-chiave più dirompente per valutare l’opportunità di investire, ossia l’andamento dei corsi. Il rialzo dei tassi dovrebbe attenuare i prezzi dei titoli sul mercato americano, specie dopo anni di corsa e di tassi zero. Ovviamente, una valutazione più opportuna va fatta sul singolo titolo. Se le azioni della società X si mostrano non sopravvalutate, in rapporto agli utili e alla sua media storica, allora potrebbe risultare ancora conveniente acquistarli, al limite anche se rimanessero stabili nel tempo, in previsione di un apprezzamento ulteriore del dollaro.
Quanto proprio a quest’ultimo scenario, va detto che l’euro è atteso debole fino a tutto il 2016. Inoltre, una strategia per guadagnare dall’apprezzamento del dollaro potrebbe essere quella di investire in un fondo, come gli Etc, che amplificano le fluttuazioni dei cambi, aumentando così il guadagno potenziale dal puntare sul biglietto verde, se si vince la scommessa. I fondi aprono posizioni su titoli denominati in dollari e sulla base del profilo di rischio prescelto, essi consentono di ottenere anche rendimenti elevati.
Uno strumento facile e che potrebbe consentire, infine, di realizzare un guadagno dall’apprezzamento del dollaro è un future in dollari. Compro da una banca X un pacchetto di titoli a un certo prezzo e l’istituto s’impegna a riacquistarli a un determinato prezzo entro una certa scadenza (da pochi giorni a un anno al massimo). Trattandosi di un’operazione in dollari, ciò potrebbe rappresentare un modo comodo e relativamente sicuro per lucrare dalla fluttuazione del cambio.