Il lavoro nero in Italia è una piaga sociale molto diffusa, specie al Meridione. Con lo scoppio della grave crisi economica, la situazione sembra essere anche peggiorata, perché cresce il numero delle persone senza un’occupazione e disponibile, quindi, accettare un posto di lavoro anche se irregolare e dalle condizioni poco favorevoli.
I passi da seguire per denunciare un rapporto di lavoro in nero possono essere diversi. Per prima cosa, è consigliabile rivolgersi all’Ufficio dell’Ispettorato Provinciale del Lavoro, che si può trovare o su internet o sfogliando semplicemente le pagine gialle. Poiché la denuncia deve essere avvalorata da prove, è necessario e importante portare con sé qualsivoglia dimostrazione del rapporto di lavoro. Ad esempio, il pagamento tramite assegno o bonifico, sebbene difficilmente un datore di lavoro paghi in modalità tracciabile un dipendente in nero, eventuali testimonianze scritte o verbali di colleghi o persone che possano confermare che colui che denuncia abbia effettivamente lavorato o continui a lavorare alle dipendenze di una certa azienda. A tale proposito, nel caso in cui si abbia volontà di denunciare il proprio datore, i sindacati consigliano di frequentare nel corso del suddetto rapporto sempre gli stessi luoghi, ove possibile, come bar, tabaccherie, in modo che soggetti terzi abbiano la possibilità di fissare bene in mente la nostra presenza in un tale posto e luogo.
Altri dati che vanno comunicati sono quelli che contraddistinguono l’azienda per cui si lavora senza un regolare contratto: nome societario, nome del titolare, luogo di ubicazione, orario di apertura.
Risulta essere importante, poi, ai fini della richiesta di quanto spetti di diritto, segnare puntualmente gli orari e le date di lavoro.
Oltre all’Ispettorato provinciale, si può fare denuncia anche al Comando provinciale della Guardia di Finanza, presentandosi personalmente o inviando una missiva, la cui privacy è garantita per legge. I dati da indicare sono gli stessi di quelli sopra citati.
Altra via ancora potrebbe essere quella di adire il sindacato. Le sigle sono svariate. Le più importanti sono certamente Cgil, Cisl, Uil, Ugl, etc. E allo stesso tempo potrebbe essere inviata denuncia anche all’Inail e all’Inps. La prima protegge in caso di infortunio sul lavoro, la seconda è l’ente previdenziale, che tutela il lavoratore per i casi di assistenza e per la vecchiaia. I due istituti saranno anche in grado di fornire i dati relativi alla regolarizzazione o meno del rapporto. Potrebbe accadere, ad esempio, che il datore di lavoro assuma regolarmente un dipendente, ma non versi i relativi contributi Inail e previdenziali, con il rischio di privare il lavoratore all’occorrenza delle prestazioni di cui avrebbe diritto.
Nel caso di una vertenza, due sono le strade, assumere un avvocato privato o rivolgersi al sindacato. Il secondo caso è abbastanza frequente tra coloro che non posseggono il denaro sufficiente per avvalersi di una difesa.
A questo punto, l’uno o altro provvederà a contattare il datore di lavoro, proponendo un accordo, che sani la situazione di irregolarità pregressa e garantisca eventualmente un rapporto regolare per il futuro. Se il datore accetta, si potrà sottoscrivere un accordo tra le parti, altrimento è necessario prendere le vie legali. Mediamente, la causa dura uno o due anni, ma vale la pena sottolineare che la giurisprudenza italiana tende a dare ragione per lo più al lavoratore che al datore di lavoro, come conferma la casistica.