Aprire un allevamento di cani è una scelta di vita, l’ideale per chi ha passione per gli animali e ama lavorare all’aperto. Ogni anno, in Italia, migliaia di cuccioli nascono negli allevamenti, per un valore complessivo di qualche decina di milioni d’euro.
Ma su quali cani è meglio puntare oggi? Pastori tedeschi, setter da caccia e alani piacciono molto. Ma negli ultimi tempi c’è anche una grossa richiesta di jack russell, carlini, chihuahua, golden retriever, labrador. Animali da compagnia, di taglia media e piccola, che ben si adattano alla vita tra le mura domestiche. La maggior parte degli allevamenti è mono-razza. E’ raro superare le due-tre specie, viste poi le incompatibilità tra gli animali.
Per partire in piccolo bastano due fattrici (le femmine canine in età di riproduzione) e uno stallone. Anche nel giardino di casa propria. Quando si va oltre i tre-quattro riproduttori, l’ideale è un casale di campagna, lontano dalle abitazioni (tutti i cani, compreso i più educati, abbaiano) con una serie di box coperti-aperti più o meno grandi in base alla razza, sala parto e allattamento, nursery per le cucciolate e stanza d’isolamento per i cani malati.
Per legge dovremmo prevedere l’ufficio dove ricevere i clienti e un deposito per i mangimi e i prodotti per la pulizia. All’esterno invece non può mancare un campo recintato dove gli animali possano correre.
Per farsi conoscere internet è il canale pubblicitario più importante, anche per vendere all’estero. Ma sono utili anche le inserzioni sui giornali locali d’annunci e sulle tante riviste di settore in edicola. Senza dimenticare il passaparola.
Attenzione quando s’inizia l’attività dato che non è sempre facile trovare buoni riproduttori e stare in guardia dai truffatori che spacciano caratteristiche genetiche e morfologiche false di cani presunti campioni. C’è chi arriva a chiedere 30-40 mila euro.
Difficile quantificare i guadagni di un allevamento di cani… I prezzi variano molto soprattutto dalla razza e dalla difficoltà di allevamento, dalla genealogia dell’animale e come sempre dalla domanda e dall’ offerta. Per un golden retriever, per esempio, si va dai 700 ai 1.200 euro, mentre un alano ne costa circa 1.500 (quelli che fanno le gare ne valgono anche più di cinquemila).
Chi, pur allevando cani di razza, decide di non dar loro il pedigree, fa prezzi anche della metà. Più fattrici si hanno, maggiori sono le entrate.
Dietro ai guadagni si celano però non poche spese. Dagli alimenti per lo svezzamento dei cuccioli ai mangimi per gli adulti, dalle vaccinazioni ai microchip per l’anagrafe e il pedigree. A queste si aggiungono l’affitto del terreno e della struttura (se non è propria), riscaldamento, acqua, pulizie, manutenzioni… e i costi della burocrazia.
Utile per aumentare il fatturato all’allevamento di cani sono i servizi complementari, tipo la pensione per i cani quando il padrone va in vacanza (10-15 euro al giorno), l’asilo o i corsi di addestramento (40- 50 euro l’ora).
Tenete presente che se l’allevamento è amatoriale, cioè ha meno di cinque fattrici e fa meno di 30 cuccioli l’anno, il reddito è esentasse. Ma anche nel caso di allevamento cosiddetto “commerciale”, a patto che almeno il 50% delle entrate provenga dalla vendita dei cuccioli, l’attività è considerata agricola, con tutte le agevolazioni fiscali che ne derivano.