Una delle attività più originali e probabilmente anche di maggiore successo soprattutto negli ultimi anni è quella dell’allevamento di struzzi: a prima vista può sembrare un’impresa strana, ma l’allevamento degli struzzi è una vera e propria attività in grado di regalare immense soddisfazioni e soprattutto un grande successo, specialmente sotto il profilo del economico.
Questo per due motivi: prima di tutto, la semplicità con la quale gli struzzi possono essere allevati, e secondariamente, la grande varietà di sottoprodotti che è possibile ottenere grazie all’allevamento di struzzi.
Ma andiamo per ordine.
Abbiamo detto che uno dei motivi per i quali allevare struzzi sta diventando un’attività diffusa riguarda la semplicità con cui essi possono essere allevati. Niente di più vero, se consideriamo che per poter allevare uno struzzo è sufficiente – parliamo ovviamente del lato pratico – possedere un terreno con acqua potabile, visto che questi animali non risentono delle differenze climatiche e si adattano facilmente più o meno in ogni clima.
A questo, aggiungeremo il fatto che gli allevamenti possono essere sostanzialmente di due tipi: il primo potrebbe essere un allevamento di struzzi che ha un unico scopo riproduttivo – il quale quindi si dedica alla sola vendita di uova ad operatori del settore o consumatori di uova di struzzo – mentre il secondo può essere un allevamento a ciclo completo, nel quale ci si dovrà impegnare anche nell’incubazione, nello svezzamento, ingrasso e macellazione dell’animale. Quest’ultimo è chiaramente più impegnativo del primo tipo, almeno dal punto di vista economico e tempistico, ma ciò non significa che sia impossibile da realizzare.
L’investimento può pertanto variare a seconda del tipo di attività che si vuole svolgere, ma si può cominciare con solo due coppie, spendendo circa 4.500 euro con un terreno di 500mq e arrivare ai 130.000 euro con un allevamento di circa 20 femmine riproduttrici e un terreno di tre ettari.
Come abbiamo detto, il secondo motivo per il quale considerare l’allevamento di struzzi un’attività piuttosto soddisfacente riguarda i diversi sottoprodotti che possono essere utilizzati: non solo le uova, ma anche la carne e le piume.
Le piume, in particolare, possono essere utilizzate nella realizzazione di abiti e costumi per il mondo dello spettacolo, ma sono apprezzate anche per il loro potere antistatico e catalizzatore di polvere: un tempo, invece, esse venivano largamente impiegate per confezionare ornamenti o copricapo ai faraoni egizi.
Anche la pelle dello struzzo può essere utilizzata: essa viene ad esempio conciata ed in seguito impiegata nella creazione di cinture, scarpe, borse, prodotti tra l’altro molto ricercati ed in grado di garantire una buona redditività dell’allevamento.
La carne di struzzo – generalmente tenera, rossa e magra – ha un sapore molto simile a quella di manzo, ed è largamente impiegata povera di grassi e colesterolo, ma ricca di proteine, ferro, potassio e fosforo: un allevamento può vendere la carne di struzzo ai ristoratori ed ottenerne un buon guadagno. Per quanto riguarda la macellazione, è bene sapere che è consuetudine abbattere l’animale al raggiungimento dei 95 kg, quindi a circa un anno di età. La deposizione delle prime uova si ha invece verso i 30 mesi di vita, mentre un maschio diventa riproduttivo a circa 42 mesi.
Le uova, come sicuramente saprete, sono molto conosciute ed utilizzate in cucina: esse hanno un sapore delicato e presentano un basso contenuto di colesterolo, pertanto sono spesso consigliate da dietologi e nutrizionisti. Generalmente le uova di struzzo vengono impiegate nella preparazione di pasta artigianale, ma non è sconosciuto anche il loro uso come ornamenti o come oggetti etnici di arredo.
Questo tipo di attività è l’ideale per chi ama stare a contatto con la natura e con gli animali, come abbiamo detto è inoltre abbastanza semplice e non richiede una grandissima esperienza. Tuttavia, ciò non esime dal doversi occupare, anche in questo caso, del lato burocratico della cosa: per avviare l’attività occorre infatti aprire la partita iva, iscriversi alla camera di commercio e all’inps come coltivatore diretto e tenere aggiornato il registro di carico e scarico degli animali presenti nell’allevamento.
Inoltre, non bisogna dimenticare certificati e documenti indispensabili ed importantissimi, tra cui il certificato di urbanistica della zona dove sarà predisposto l’allevamento e la licenza per adibire i locali all’incubazione e schiusa delle uova.