La Svizzera rappresenta da sempre un porto sicuro per gli investimenti, caratterizzata da una solidità finanziaria invidiabile, da una stabilità politica che non ha eguali e da un’economia tra le più floride al mondo. Negli ultimi anni, con lo scoppio della crisi finanziaria prima e dell’euro dopo, molti italiani (e non solo) hanno spostato capitali in Svizzera, nel tentativo di mettere in salvo i loro risparmi.
Iniziamo subito col dire che chi vuole portare legalmente i propri soldi in Svizzera, deve dichiararlo all’Agenzia delle Dogane, qualora la somma esportata sia pari o superiore ai 10.000 euro. L’Agenzia ci fornirà un modulo, che dobbiamo riempire, in modo da segnalare allo stato italiano che abbiamo trasferito denaro all’estero. Questo, per evitare il riciclaggio o forme di evasione fiscale.
La Svizzera è nota, infatti, per il segreto assicurato dal suo sistema bancario, sebbene il paese si sia aperto a una collaborazione sul fronte del trasferimento dei dati agli altri stati. In genere, negli ultimi tempi, un cittadino italiano che si presenta in una banca elvetica per trasferirvi denaro si sentirà chiedere se ha già dichiarato tale trasferimento al rigo RW della dichiarazione dei redditi, in modo da evitare problemi legali con il governo italiano.
Fatto salvo che il trasferimento dovrebbe avvenire in modo legale, ci si chiede su cosa puntare, una volta entrati in Svizzera. L’ipotesi maggiormente presa in considerazione è, in genere, quella di depositare denaro presso una banca elvetica. Tuttavia, va detto che tale tipo di investimento potrebbe risultare poco o affatto conveniente. Le banche svizzere non concedono rendimenti generosi ai clienti, in considerazione del fatto che tutto il mondo porta loro liquidi, per cui possono permettersi di offrire tassi molto bassi, mentre allo stesso tempo applicano commissioni abbastanza costose. Potrebbe accadere, quindi, che il gioco non valga la candela.
Un altro punto da esaminare riguarda se puntare su strumenti denominati in franchi svizzeri o meno. Su questo aspetto, ricordiamo che la banca centrale elvetica ha posto un tasso di cambio massimo di 1,20 tra euro e franco svizzero. In sostanza, con un euro non puoi comprare meno di 1,20 franchi svizzeri, per cui la valuta locale non potrà indebolirsi contro la moneta unica più di tanto. In previsione di un indebolimento dell’euro, a seguito delle misure adottate e che saranno adottate dalla BCE, quindi, l’investimento in franchi svizzeri potrebbe rivelarsi abbastanza interessante.
Ovviamente, in questo caso non è detto che bisogna recarsi fisicamente in Svizzera per comprare un bond o un’azione emessi da una società o una banca locale. Così come per qualsiasi titolo di un qualunque altro paese, si può ordinare l’acquisto alla propria banca.
Una forma di investimento potenzialmente redditizia è quella immobiliare. Contrariamente a moltissimi altri paesi occidentali, che hanno registrato un forte calo dei prezzi di case, uffici, superfici commerciali, etc., in Svizzera tale fenomeno non si è avuto, grazie all’ingresso di capitali stranieri, in fuga dall’Eurozona e dallo stesso Nord America. Nonostante ciò, i rischi di una bolla immobiliare sono considerati bassi.
I cittadini stranieri possono acquistare immobili commerciali (uffici, magazzini, supermercati, etc.), senza alcuna previa autorizzazione. Non è importante che tali superfici servano a un’attività propria; è, invece, possibile affittarli anche per tutta la durata dell’anno. Diverso è il caso degli immobili acquistati a scopo residenziale o come seconda casa. In questi casi, sussistono limitazioni per i cittadini stranieri.
L’investimento in borsa potrebbe essere una delle forme più comuni di investimento. La maggior parte die titoli è quotata sul SIX Swiss Exchange, mentre sul Berne eXchange si trovano più titoli di piccole e medie imprese. Le maggiori 20 società del paese sono raggruppate nel Swiss Market Index, tra cui troviamo Credit Suisse, Swiss Re e Ubs.
Quanto agli Etf, invece, il loro grado di diversifcazione è basso rispetto a quello offerto dagli Etf internazionali. Si pensi che solamente 3 titoli rappresentano il 40% dell’iShares MSCI Switzerland Index.
Un discorso a parte merita il capitolo dei titoli di stato svizzeri. Poiché il paese viene considerato un porto sicuro per mettere in salvo i propri risparmi, gli enormi afflussi di capitali esteri determinano un abbassamento dei rendimenti a livelli infimi. Si pensi, ad esempio, che per un bond a 10 anni, il rendimento si attesta ad appena lo 0,45% annuo, mentre bisognerebbe investire in un titolo a 30 anni per ottenere un rendimento di poco superiore all’1%. I titoli a 5 anni rendono lo 0,05%. Per questo, anche fatte salve le considerazioni sul franco svizzero, non è granché consigliabile puntaresu queste obbligazioni.
Da un punto di vista fiscale, i debitori domestici sono sottoposti in Svizzera all’imposta preventiva del 35% sulla cedola che staccano in favore degli obbligazionisti. Pertanto, chi vuole evitare di pagare la suddetta imposta, ha davanti a sé due strade: comprare titoli da debitori stranieri, esentati dall’imposta, oppure rivendere il titolo anche il giorno prima dello stacco della cedola, per riacquistarlo il giorno seguente. Queste operazioni, però, comportano le spese di commissione, oltre al rischio di vendere il bond a un prezzo tale da non rendere conveniente la cessione.